Estratto dell’articolo di Cosimo Caridi per “il Fatto quotidiano”

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La Russia ha bloccato una spedizione di armi destinata ai ribelli Houthi in Yemen. Secondo la Cnn Mosca pianificava da tempo l’invio di equipaggiamento militare, annullato all’ultimo momento dall’intervento dell’Arabia Saudita. Nei mesi scorsi diversi addestratori del Cremlino hanno raggiunto lo Yemen. Secondo il sito Middle East Eye alcuni operativi del Gru (intelligence militare russa) stanno supportando gli Houthi negli attacchi alle navi commerciali che attraversano il Mar Rosso.

Ieri l’agenzia per la sicurezza marittima Ukmto ha “ricevuto la segnalazione di un incidente a circa 170 miglia nautiche a sudovest di Aden nello Yemen”, consigliando “alle navi di transitare con cautela e di segnalare qualsiasi attività sospetta”. E gli Usa avrebbero “distrutto con successo un missile e un lanciamissili degli Houthi in un’area dello Yemen controllata dagli stessi ribelli”.

JOE BIDEN - KAMALA HARRIS E I PRIGIONIERI LIBERATI NELLO SCAMBIO CON LA RUSSIA

Sulla bilancia di Mosca questo è il contrappeso per l’autorizzazione statunitense per l’utilizzo di armi a lunga gittata che dall’Ucraina colpiscono la Federazione. L’Arabia Saudita ha una stretta collaborazione con la Russia: sono rispettivamente il primo e il secondo esportatore di idrocarburi del mondo.

Il presidente Putin ha fortemente voluto che Riyad si incorporasse ai Brics, cosa avvenuta pochi mesi fa. Secondo quanto ricostruito dalla Cnn, con fonti dei servizi segreti statunitensi, Mohammed Bin Salman è intervenuto personalmente per bloccare l’invio dei missili russi agli ribelli yemeniti.

putin Mohammed bin Salman

A smuovere il principe ereditario saudita sarebbero state le forti pressioni arrivate da Washington. I rapporti diplomatici tra Usa e Russia sono in un momento delicato. Lo scambio di prigionieri […] avvenuto questa settimana, mostra un’apertura al dialogo e continui negoziati tra le due potenze. […] Biden vuole avere una linea aperta con Putin, i due non si parlano direttamente, ma lo fanno tramite i ministri degli esteri Blinken e Lavrov.

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