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    PUTIN FA CROLLARE ‘’THE HOUSE OF CARDS’’ – I DIPLOMATICI RUSSI NON VOGLIONO CHE SI GIRINO DUE EPISODI NELLA SALA DEL PALAZZO DI VETRO DELL’ONU. BAN KI MOON AVEVA DETTO SI' – VIETATI ANCHE I TELEFILM


     
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    Anna Zafesova per “La Stampa

     

    bill hillary clinton come house of cards bill hillary clinton come house of cards

    Il veto russo al Palazzo di Vetro non si estende solo alle crisi in Siria o in Ucraina. Mosca ha detto “niet” a trasformare la sala del Consiglio di Sicurezza in un set televisivo, per le riprese di due episodi di “The House of Cards”. La richiesta della Netfix di girare parte della terza stagione della popolare serie era stata appoggiata nientemeno che da Ban Ki-moon, che aveva visto in questa proposta un’occasione per migliorare l’immagine delle Nazioni Unite. Ma una consultazione via e-mail sull’idea – da realizzarsi ovviamente fuori dal calendario delle sedute dell’organismo dell’Onu – è stata bocciata dai russi.

     

    “Dopo aver riflettuto attentamente, obiettiamo alle riprese al Consiglio di Sicurezza. Siamo convinti che la sede del Consiglio di Sicurezza debba essere disponibile in qualsiasi momento e con breve preavviso. A parte questo, insistiamo coerentemente nel dire che il Consiglio di sicurezza non è un posto appropriato per girare un film», ha spiegato il diplomatico russo Mikaek Agasandyan, in una lettera rivelata da Foreign Policy.

    PUTIN COME HITLER SECONDO CARLO D INGHILTERRA PUTIN COME HITLER SECONDO CARLO D INGHILTERRA

     

    HOUSE OF CARDS MICHAEL DOBBS LIBRO. HOUSE OF CARDS MICHAEL DOBBS LIBRO.

    Resta da chiedersi se questo divieto – fuori dalle sedute Mosca non può applicare il diritto di veto, ma la prassi del CdS è di prendere decisioni su base consensuale – segnala una nuova incombente crisi politica per la quale i russi prevedono urgenti riunioni al Palazzo di Vetro. Anche la Cina, confermando la sua adesione all’asse con la Russia su tutta una serie di dossier, ha mostrato di non apprezzare l’idea, anche se in termini meno rigidi.

     

    Difficile che si tratti di una obiezione ideologica: “The House of Cards” è molto popolare in entrambi i Paesi, e gli intrighi di Frank Underwood, cinico presidente degli Usa interpretato da Kevin Spacey, in un certo senso portano acqua al mulino della propaganda anti-americana di Mosca. Forse i diplomatici russi non hanno voluto perdere l’occasione di un dispetto agli americani, oppure si è trattato di una mancanza di istinto per le relazioni pubbliche, oppure ancora è prevalsa la visione sacrale del potere tradizionale in Russia, dove immaginarsi una fiction sul presidente ambientata al Cremlino è abbastanza difficile.

     

    HOUSE OF CARDS HOUSE OF CARDS

    Non che il Cremlino non abbia fatto ricorso a strumenti mediatici moderni, come si è visto alle Olimpiadi di Sochi o nelle numerose fiction di ottima fattura. Ma ultimamente l’attenzione verso la cultura a Mosca è essenzialmente di verso repressivo. Dopo la legge che multa per il turpiloquio nel cinema, nei media e a teatro, si comincia a produrre i film in due versioni: con le parolacce per l’estero, come è accaduto al “Leviathano” di Andrey Zviaghintsev, una vicenda di politica e corruzione appena presentata a Cannes, e una censurata per il mercato interno.

     

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    E pochi giorni fa un editoriale del giornale “Kultura” si è scagliato contro il teatro moscovita, accusato di volgarità, “pornografia e turpiloquio” e “negatività nel presentare la Russia come “Paese triste e senza prospettive”. I russi devono pensare positivamente e comportarsi bene: dopo una serie di leggi restrittive sulle manifestazioni e su Internet (che equiparano ad attività di “estremismo” perfino i repost sui social network), la “stampante impazzita” come ormai viene chiamata la Duma ha in programma una serie di altri provvedimenti dedicati alla salute fisica e morale dei russi, dalla regolazione dell’altezza massima del tacco al divieto di vendere alcolici nei weekend, dalla proibizione del fumo per le donne sotto i 40 anni alla proposta di bandire il software made in Usa per non dipendere da Word ed Excel in caso di scontro definitivo con gli Usa.  

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