1 - PACE RUSSA NEL NORD DELLA SIRIA PUTIN DETTA I TEMPI A ERDOGAN
Lorenzo Cremonesi per il “Corriere della sera”
putin erdogan
I giochi sono fatti. Il regime di Bashar Assad si espande a raggiera nel cuore di Rojava. Il sogno di una regione autonoma curda in una Siria federale viene sconfitto. Fa da padrino la Russia: Vladimir Putin assume il ruolo di mediatore, pur restando il maggiore alleato di Assad.
Pur con tutte le incertezze che ieri sera hanno accompagnato la fine dei cinque giorni di cessate il fuoco mediato dagli americani con Ankara la settimana scorsa, almeno un dato appare chiaro: l' eclissi della presenza Usa vede imporsi una pax russa in Siria e in parte delle regioni limitrofe. Lo prova la conferenza stampa Putin-Erdogan, dopo oltre cinque ore di colloqui a Sochi, sul Mar Nero, dove è risultato evidente il ruolo russo nel cercare di limitare l' eventualità della ripresa dell' offensiva turca. Erdogan ha specificato che, a partire da oggi a mezzogiorno, i curdi hanno altre 150 ore per completare il ritiro dal confine.
putin assad
Non è escluso possano riprendere scaramucce isolate. Ma al momento sembra che i curdi si siano ritirati dai 125 km lungo il confine turco-siriano per una profondità di 30 chilometri, così come chiede Erdogan. Il resto del confine, a ovest nella regione Manbij-Kobane e a est verso Qamishli e sino alla frontiera irachena, verrà pattugliato dall' esercito siriano coadiuvato da una presenza militare russa che resterà a 10 km dalla frontiera.
vladimir putin
Nel frattempo Mosca faciliterà il progetto di Erdogan per spostare larga parte dei 3,6 milioni di profughi siriani nelle regioni siriane evacuate dai curdi. «Ogni pacificazione deve per forza venire negoziata da dialoghi diretti tra Damasco e Ankara. Non va dimenticato che i curdi sono parte della nazione siriana», ha sottolineato Putin. Pare così superato il rischi della ripresa di un conflitto aperto. Il successo russo risulta ancora più completo, se paragonato alla confusione della politica Usa. Ieri il governo di Bagdad ha negato al migliaio di soldati americani appena evacuati dalla Siria, accompagnati dalle accuse di «tradimento» da parte dei curdi, di stazionare sul proprio territorio.
curdi in fuga
Per tutta la giornata abbiamo osservato a Qamishli, la più popolosa città di Rojava, il progressivo cambio dello status quo che si era imposto dopo l'inizio delle rivolte popolari contro Assad nel 2011 e quindi con l'avvio del sostegno militare Usa al tempo della battaglia di Kobane contro Isis nel 2014.
Le bandiere di Damasco sono ora numerose in tutta la città. I quartieri cristiani, da sempre fedeli a Bashar, alzano la testa. «I curdi locali devono subito abbandonare la loro alleanza con il Pkk (il Partito indipendentista curdo in Turchia) e accettare di essere parte della nazione siriana», ci ha detto tra i tanti Abdallah Salibi, sacerdote della comunità siriaca molto noto tra le chiese cristiane locali. Fanno festa le aree urbane che il regime non aveva mai abbandonato dal 2011.
putin assad
Rinforzi di uomini e mezzi sono appena arrivati da Damasco all' aeroporto locale. E intanto Bashar alza la voce contro Erdogan. Ieri visitando i suoi soldati nella regione di Idlib lo ha accusato di essere «un ladro che ci ruba il grano, il petrolio e la terra. Un ladro al servizio degli americani». Parole dure. Eppure, prima del 2011, tra i due i rapporti erano ottimi. Putin ha il potere di riportarli ai toni cordiali del passato.
2 - LA VITTORIA DELLO ZAR, UNICO GARANTE NELLA REGIONE
Fabrizio Dragosei per il “Corriere della sera”
curdi in fuga 8
Non è stato facile, visto che l' incontro è durato quasi sette ore. Ma alla fine Putin ed Erdogan hanno trovato un accordo su come assicurare il ritiro dei curdi abbandonati dagli americani e garantire la non permeabilità della frontiera turca attraverso la quale Ankara asserisce che passino i terroristi del Pkk. Il cessate il fuoco durerà ancora sei giorni e sei ore durante le quali, dunque, il rais turco terrà a freno le sue truppe.
carri armati turchi
Sarà Mosca, ormai l'unica potenza esterna garante di quello che succede in Siria, ad occuparsi dell' allontanamento dei militanti curdi dalla fascia di sicurezza di 30 chilometri indicata dalla Turchia. Sotto il controllo della polizia militare russa (assieme alle truppe di frontiera siriane). Poi, fatto certamente inedito, nella striscia smilitarizzata ci saranno pattuglie russe e turche a verificare che gli accordi sottoscritti continuino ad essere rispettati.
Visto quello che è accaduto, l'intesa è certamente una garanzia per i curdi che oramai sembravano alla mercé della Turchia e delle milizie sue alleate. E' un successo per Erdogan, che vede applicato l'accordo che aveva raggiunto nel 1998 con Assad e che prevede un suo intervento per «combattere i terroristi» nel caso che le truppe siriane non siano in grado di farlo.
combattenti curde
E, naturalmente, è un grande successo per Vladimir Putin e per il suo alleato Assad. L'integrità territoriale siriana viene riconosciuta da tutti, così come l' appartenenza dei curdi al paese. Quindi fine del sogno di un Kurdistan indipendente e, tutt' al più, nascita di una regione con una qualche autonomia. Il tutto sotto il controllo della superpotenza euroasiatica.