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    PUTIN FA L’EQUILIBRISTA TRA ISRAELE E IRAN – DOPO GIORNI DI SILENZIO, “MAD VLAD” HA PARLATO: “ISRAELE HA DIRITTO DI DIFENDERSI MA BISOGNA CREARE UNO STATO PALESTINESE” – IL PRESIDENTE RUSSO, CHE NEGLI ULTIMI 18 MESI HA RICEVUTO A MOSCA TRE VOLTE I VERTICI DI HAMAS, NON PUO’ SBILANCIARSI. E NON PUO’ FAR ARRABBIARE L’IRAN, DIVENTATO FONDAMENTALE PER IL SOSTEGNO MILITARE NELLA GUERRA IN UCRAINA – MENTRE L'OCCIDENTE, DISTRATTO DAL CAOS MEDIORIENTALE, POTREBBE ALLENTARE IL SOSTEGNO A KIEV, L'ARMATA ROSSA RILANCIA L'OFFENSVA NEL DONBASS…


     
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    1 – PUTIN, 'ISRAELE HA IL DIRITTO DI DIFENDERSI'

    (ANSA) - Israele è stata attaccata e quindi "ha il diritto di difendersi", ma "la questione palestinese deve essere risolta pacificamente" con la creazione di uno Stato indipendente con Gerusalemme Est come sua capitale. Lo ha detto il presidente russo Vladimir Putin. Quanto sta succedendo è "una grande tragedia per i palestinesi e per gli israeliani", ha aggiunto Putin, citato dalla Tass.

     

    2 - PUTIN STRETTO TRA AYATOLLAH E NETANYAHU MA NON RIESCE A CONDANNARE HAMAS

    Estratto dell’articolo di Rosalba Castelletti per “la Repubblica”

     

    putin netanyahu putin netanyahu

    Vladimir Putin cammina sul ghiaccio. Dopo essersi presentato per anni come un fedele alleato del premier Benjamin Netanyahu, tace davanti al peggior attacco subito da Israele da quando è al potere. Un silenzio sintomo di grande imbarazzo.

     

    […] a distanza di quasi una settimana il presidente russo non ha mai chiamato Netanyahu, né il Cremlino ha diffuso il messaggio di solidarietà che riserva abitualmente ai leader globali in seguito a sciagure. Martedì, commentando per la prima volta l’attacco di Hamas, si è accodato alla portavoce della diplomazia Maria Zakharova e all’ex leader Dmitrij Medvedev nell’affibbiare la colpa della violenza al «fallimento della politica statunitense in Medio Oriente».

     

    Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi Vladimir Putin Ali Khamenei Ebrahim Raisi

    «È necessario lavorare sulla diplomazia piuttosto che sull’aspetto militare e cercare soluzioni per fermare i combattimenti, e il più presto possibile. In secondo luogo, dobbiamo ritornare al processo negoziale, che deve essere accettabile per tutte le parti, compresi i palestinesi», ha aggiunto senza condannare le morti in Israele.

     

    […] Secondo fonti israeliane, i caldi rapporti tra i due Paesi che si erano sviluppati sotto Putin si sono raffreddati già dopo l’inizio dell’offensiva russa in Ucraina. Benché Israele non si sia unita alle sanzioni occidentali contro Mosca e abbia negato armi sofisticate a Kiev, l’aver dipinto l’“operazione militare speciale” come una lotta contro il neonazismo ha non poco infastidito Tel Aviv.

     

    vladimir putin ali khamenei vladimir putin ali khamenei

    La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stata un’intervista del maggio 2022 in cui il ministro degli Esteri Lavrov, rispolverando una vecchia teoria del complotto, ha detto che «i peggiori antisemiti sono proprio gli ebrei e anche Hitler, come Zelensky, era ebreo».

     

    Come se non bastasse, il Cremlino ha chiuso la filiale russa dell’Agenzia Ebraica che aiutava gli ebrei a trasferirsi in Israele. E, infine, isolato dalle sanzioni, ha stretto ancora di più rapporti con l’Iran acquistando droni in cambio di sistemi di difesa aerea.

     

    Ora si ritrova tra più fuochi. Se appoggia la leadership di Hamas, che ha ricevuto tre volte a Mosca nell’ultimo anno e mezzo, si aliena Israele. Se invece sostiene Israele, rischia di far arrabbiare l’Iran. A trarre vantaggio dal “grande freddo” tra Russia e Israele potrebbe essere Kiev. Dopo aver criticato la neutralità israeliana, ha paragonato l’attacco di Hamas all’offensiva russa: «L’unica differenza è che un’organizzazione terroristica ha attaccato Israele e qui uno Stato terrorista ha attaccato Kiev», ha detto Zelensky. […]

     

    3 - E ADESSO MOSCA LANCIA LA MANOVRA A TENAGLIA NUOVA OFFENSIVA NEL DONBASS

    Estratto dell’articolo di Gianluca Di Feo per “la Repubblica”

     

    ZELENSKY SUL FRONTE DEL DONBASS ZELENSKY SUL FRONTE DEL DONBASS

    Per la prima volta dopo mesi, i russi hanno lanciato una grande offensiva sul fronte ucraino. Una manovra a tenaglia nel Donbass, come quelle scatenate nella stessa zona dall’Armata Rossa durante la seconda guerra mondiale, nel tentativo di accerchiare una larga parte dello schieramento di Kiev. Dopo oltre un giorno di battaglia, le difese hanno frenato la prima ondata di mezzi corazzati, infliggendo perdite significative.

    Ma Mosca ha accumulato riserve consistenti in quell’area e sembra insistere nell’assalto. Obiettivo principale è Avdiivka, nel territorio di Donetsk, che prima della guerra aveva 30mila abitanti.

     

    PRIGIONIERI RUSSI UCCISI NEL DONBASS PRIGIONIERI RUSSI UCCISI NEL DONBASS

    […]  L’esame dei video mostra come l’esercito di Putin abbia condotto un’operazione meccanizzata in grande stile, come non si vedeva dall’inizio dell’invasione. L’avanzata delle colonne è stata accompagnata dal fuoco dei cannoni, da raid dei cacciabombardieri e soprattutto da formazioni di elicotteri Alligator. I cingolati dei genieri hanno gettato ponti sui torrenti e altre squadre hanno aperto varchi negli sbarramenti delle mine. Una pianificazione da manuale per cercare di travolgere le prime linee e prendere alle spalle il grosso delle truppe di Kiev.

     

    putin annessione repubbliche donbass 4 putin annessione repubbliche donbass 4

    […]  L’importanza di questa battaglia è testimoniata dalle parole del presidente Zelensky: «Manteniamo la nostra posizione ad Avdiivka. Saranno il coraggio e l’unità degli ucraini a decidere come finirà questa guerra. Dobbiamo ricordarlo a tutti».

     

    I suoi generali però non nascondono la preoccupazione: «La Russia vede la città di Avdiivka come un’opportunità per ottenere una sorta di “vittoria” simbolica e cambiare le sorti del conflitto — ha detto il portavoce delle brigate ucraine nel Sud, Oleksandr Shtupun — . Se all’inizio dell’invasione Avdiivka era considerata insignificante dal nemico, oggi la sua cattura o l’accerchiamento sono forse la cosa più importante che può ottenere in questa fase».

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    Lungo tutto il fronte infatti i piani dei comandi sono scanditi dalle condizioni metereologiche. A Nord l’autunno è già arrivato e ha cominciato a piovere; a Sud ci sono ancora due settimane di sole. Entro fine mese, le precipitazioni aumenteranno dovunque e il fango impedirà lo spostamento dei tank da cinquanta tonnellate, paralizzando i combattimenti.

     

    I due eserciti devono ottenere risultati prima di allora.

    Gli ucraini insistono nell’attacco nel distretto di Zaporizhzhia, tentando di aprire una breccia nella muraglia che sbarra la strada verso Mariupol e Melitopol. I russi invece hanno aumentato la pressione nel quadrante di Kupiansk, tenendo di mira la regione di Karkhiv da cui sono stati scacciati nell’estate 2022. E adesso hanno scatenato la manovra di Avdiivka, probabilmente con un duplice obiettivo.

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    Da una parte, obbligare gli ucraini a distogliere truppe dal versante principale della loro controffensiva. Dall’altra, riprendere terreno nel Donetsk, la repubblica secessionista che è stata uno dei pretesti per l’aggressione putiniana. E ottenere così un successo da propagandare prima della “stagione del fango”.

    NETANYAHU PUTIN NETANYAHU PUTIN

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