1 - SHOJGU A MINSK CERCA UNA SPONDA PER LA NUOVA FASE DELL'OFFENSIVA
Rosalba Castelletti per “la Repubblica”
aleksandr lukashenko vladimir putin
All'indomani dell'ennesimo colloquio telefonico tra Vladimir Putin e Aleksandr Lukashenko, il ministro russo della Difesa Serghej Shojgu è volato a Minsk per firmare con il suo omologo Viktor Khrenin emendamenti al Trattato dell'Unione Russia- Bielorussia del 1997 sulla «fornitura congiunta della sicurezza regionale», su cui non sono stati diffusi dettagli, e per un faccia a faccia con lo stesso presidente bielorusso. Una visita che conferma la sempre più stretta cooperazione militare tra Russia e Bielorussia nell'ambito dell'offensiva russa in Ucraina e che potrebbe preludere a un nuovo incontro tra i due leader a margine di «un evento condiviso».
vladimir putin alexander lukashenko 1
«Sono pronto a discutere gli argomenti di cui avete parlato al telefono con Putin», ha detto Shojgu sabato nel breve scambio di battute aperto alla stampa. Più loquace Lukashenko che ha menzionato l'addestramento del battaglione congiunto russo-bielorusso schierato sul suo territorio da ottobre «in modo che, se necessario, i nostri difensori dello Stato dell'Unione (l'alleanza tra i due Paesi fondata nel 1996, ndr ) possano respingere qualsiasi aggressione». «Non ci sono divisioni: siamo un unico esercito», ha affermato il dittatore bielorusso precisando: «Se vogliono che la regione viva pacificamente, siamo pronti. A nostro avviso vogliono continuare a combattere. Allora l'operazione non si fermerà».
Alleata di Mosca e incuneata tra Russia, Ucraina e tre Paesi Nato, la Bielorussia ha già permesso al Cremlino di utilizzare il suo territorio come una delle basi di partenza dell'offensiva lanciata il 24 febbraio contro l'Ucraina oltre che come base per addestrare i mobilitati, ma finora il suo esercito non ha preso parte alle ostilità.
putin lukashenko
Un'opzione finora esclusa da Lukashenko che però non manca di lanciare allarmi su «provocazioni» di Kiev e Occidente ai suoi confini. Mosse che potrebbero essere un diversivo per distrarre le truppe ucraine dal fronte Est o preludere, nello scenario peggiore ma finora più improbabile, a un nuovo attacco russo verso il Nord o l'Ovest dell'Ucraina. Come ha notato Tadeuz Gizcan, ex direttore del canale Telegram dell'opposizione bielorussa Nekta , oggi ricercatore del think tank Cepa, «è troppo presto per parlare di un coinvolgimento più attivo della Bielorussia: non c'è alcun aumento dell'attività militare sul terreno», ma la visita di Shojgu «è in ogni caso molto significativa».
putin e lukashenko guardano le esercitazioni militari
2 - MOSCA ALZA LA PRESSIONE SU LUKASHENKO "C'È UN PIANO PER SPINGERLO IN GUERRA"
Monica Perosino per “la Stampa”
Il sonno dell'ultimo dittatore d'Europa non deve essere molto tranquillo di questi tempi.
Mentre le truppe di Mosca continuano ad ammassarsi in Bielorussia e la pressione del Cremlino si fa decisamente più pesante, ora arriva anche un rapporto del Lansing Institute che cita fonti della leadership militare russa e prevede una "soluzione radicale" per trascinare la Bielorussia nell'aggressione armata della Russia contro l'Ucraina.
putin e lukashenko
Vladimir Putin, al suo ritorno dall'ultimo vertice della Csto - mentre Lukashenko diceva che il coinvolgimento militare di Minsk era «un'assurdità» -, avrebbe chiesto all'intelligence militare russa di preparare «uno scenario che preveda un tentativo di omicidio contro il presidente bielorusso Alexander Lukashenko, per intimidirlo e spingerlo finalmente a impegnare le sue truppe nella guerra». "Eliminare" Lukashenko per avere il controllo di 45.000 soldati avrebbe più effetti negativi che positivi, con la conseguente destabilizzazione interna, ma tutto è possibile.
In questo contesto l'improvvisa visita a Minsk del ministro della Difesa russo Shoigu, farebbe parte di questa pressione crescente che Putin sta mettendo sulle spalle di Lukashenko, costretto a concedere la formazione di «un unico esercito russo-bielorusso», ma solo per «respingere qualsiasi aggressione».
alexander lukashenko vladimir putin
Sebbene dalla Bielorussia sia partita una delle direttrici dell'invasione del 24 febbraio, Lukashenko non ha fatto altro che ripetere che «non ci facciamo coinvolgere, non uccidiamo nessuno, non inviamo soldati laggiù». Dipendente da Mosca per la sicurezza interna dopo che le proteste del 2020 lo fecero quasi fatto cadere, Lukashenko ha permesso che la Bielorussia fosse usata anche come base per lanciare attacchi, per fornire cure mediche ai soldati e, più recentemente, per addestrare migliaia di truppe russe appena arruolate.
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