Marco Imarisio per www.corriere.it
vladimir putin
Goodbye Lenin, ma mica poi tanto. Non era un addio, era un arrivederci. Sta succedendo in fretta. La chiusura di Radio Eco di Mosca e di Rain.tv era solo un preambolo. Adesso, anche Bbc Russia non è più visibile, così come il sito di informazione Medusa , che già produceva contenuti con una redazione sparsa per mezza Europa. Nel pomeriggio la Bbc ha deciso di ritirare tutti i suoi giornalisti dalla Russia. E non finisce qui. Alla «block list» si aggiungono anche Facebook e Twitter: le due piattaforme sono state bloccate in tutto il Paese dall’autorità per le comunicazioni Roskomnadzor.
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L’aggiornamento della lista di proscrizione è quasi un lavoro a tempo pieno. Al momento in cui scriviamo, benché non ancora vietati da un provvedimento della procura generale, i siti di Deutsche Welle e di Radio Liberty risultano quasi inaccessibili, la rivista Village ha comunicato la disdetta dei suoi uffici a Mosca. La stretta sui bulloni che regolano l’informazione era stata annunciata. Una settimana fa, il Comitato statale per l’editoria e i mezzi di comunicazione aveva intimato a dieci testate indipendenti di cancellare dai loro siti le notizie prese da «fonti nemiche o erronee» proibendo “con effetto immediato” l’utilizzo della parola guerra. Era più di un avvertimento. Si trattava di un ultimatum, al quale hanno fatto seguito i fatti.
vladimir putin - collage by epie
La Bbc ha risposto al blocco russo offrendo i propri contenuti sul dark web, il web «sommerso». Sul proprio sito ha rilanciato una breve guida che insegna ad aggirare i blocchi della censura usando Tor, un browser gratuito votato alla privacy. Utilizzata in passato per aggirare altre censure, propone di installare il programma e andare su due indirizzi ad hoc, uno in russo e l’altro in ucraino per continuare a leggere le notizie come sempre. I due indirizzi funzionano solo con quel programma e non sono accessibili da browser classici come Chrome, Safari o Firefox.
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La guerra non c’è, non esiste, ma stiamo andando verso una informazione di guerra, fatta solo di bollettini ufficiali. La Duma in seduta congiunta ha appena approvato in fretta e furia, condensando le tre abituali letture del testo in una sola tornata, con 410 voti favorevoli e zero contrari, un emendamento al Codice penale russo che trasforma in un reato la diffusione di notizie false e che gettano discredito sull’esercito russo. Esisteva già una legge simile.
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La novità è che il massimo della pena prevista è stato alzato da 3 a 15 anni. La nuova legislazione entrerà in vigore già da domani. Il bersaglio è sempre il solito, l’informazione indipendente online. È una strategia che risponde a una logica ben precisa. È la Russia della televisione dal pensiero unico e governativo opposta a quella di Internet. Non è un caso che il governo continui a limitare l’accesso a Facebook, dove gli account che espongono scritte contro la guerra vengono oscurati a getto continuo.
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