Anna Zafesova per “la Stampa”
vladimir putin
«In Ucraina non abbiamo ancora nemmeno iniziato»: Vladimir Putin torna dopo una pausa nello spazio mediatico per annunciare quello che «tutti devono sapere». All'incontro con i capigruppo della Duma - seduto, come ormai da tradizione del Cremlino, da solo, con gli interlocutori all'altro capo di un enorme tavolo - il presidente russo vorrebbe ostentare sicurezza, quando legge da un foglietto il testo della sua dichiarazione estremamente aggressiva.
La guerra in Ucraina è «colpa dell'Occidente collettivo», che cerca lo scontro con la Russia per "contenerla", ma «gli occidentali dovrebbero ormai aver capito di aver perso fin dall'inizio»: la retorica bellicosa di Putin è tutta diretta verso la comunità internazionale, che accusa esplicitamente di aver scatenato la guerra e di volerla combattere «fino all'ultimo ucraino».
Putin alla guida
«Vogliono sconfiggerci sul campo di battaglia, ci provino pure», è la minaccia lanciata dal capo del Cremlino. Una svolta nella retorica della propaganda russa: non più "nazisti" ucraini, ma una guerra tra Mosca e resto del mondo, una sfida globale.
Sono toni che vari esponenti politici mediatici del regime avevano già utilizzato, ma Putin finora non era mai stato così esplicito nel considerare l'Ucraina una nozione geografica, scagliandosi contro «l'Occidente collettivo».
PUTIN A TORSO NUDO
Che, secondo il presidente russo, è già stato sconfitto nel momento in cui è stata lanciata la "operazione militare speciale", il 24 febbraio scorso, perché «è una rottura cardinale dell'ordine mondiale all'americana, l'inizio della transizione verso un mondo davvero multipolare».
Le invocazioni del diritto internazionale e della «autentica sovranità» suonano surreali nel contesto dei missili che anche ieri sono piovuti sulle città ucraine, ma Putin insiste che la «guerra per il Donbass» come lui la chiama sia stata voluta dagli occidentali già nel 2014, ripetendo la solita propaganda sul «golpe a Kiev».
Vladimir Putin con Sergei Shoigu
La guerra ha «consolidato la sovranità russa», le sanzioni «creano difficoltà, ma non quelle in cui speravano gli occidentali», e «più si andrà avanti più sarà difficile negoziare con noi»: il presidente russo parla come se non fosse lui il leader più sanzionato e isolato del mondo, e come se le difficoltà del suo esercito, della sua economia e anche della sua stessa nomenclatura non esistessero.
Non è chiaro se questa apparizione sia stata pensata dal Cremlino più a beneficio dell'opinione pubblica interna - dopo che perfino nei talk show della propaganda qualcuno ha fatto dichiarazioni critiche sulla "operazione militare speciale" - e dei parlamentari, o se i leader della Duma fossero stati usati soltanto come comparse per un messaggio intimidatorio da indirizzare all'Occidente.
dmitri medvedev vladimir putin
L'ondata di arresti di potenti tra Pietroburgo e Mosca negli ultimi giorni fa pensare a uno scontro tra vari gruppi al Cremlino, anche alla luce dei tagli alla spesa pubblica che colpiscono influenti gruppi di oligarchi. E ieri il sito Dossier ha rivelato che l'ex presidente Dmitry Medvedev, diventato negli ultimi mesi il più radicale portavoce del regime, sarebbe stato lasciato da sua moglie Svetlana: «Il divorzio potrebbe essere stato provocato dal suo stato psichico instabile rispecchiato dai suoi post», dicono le fonti dei giornalisti russi.