DAGOREPORT - BLACKSTONE, KKR, BLACKROCK E ALTRI FONDI D’INVESTIMENTO TEMONO CHE IL SECONDO MANDATO…
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1. CALENZANO, LE TESTIMONIANZE: «STENDEVANO BITUME E CARICAVANO IL CARBURANTE. LA DIREZIONE SAPEVA TUTTO»
Estratto dell’articolo di Alfio Sciacca per il “Corriere della Sera”
«Ormai non ci facciamo più caso a chi entra per fare lavori di manutenzione. Per la semplice ragione che sono sempre qui dentro, sono una presenza fissa». Giuseppe Bellina, 55 anni, due figli e da 23 anni a fare la spola tra deposito Eni e distributori di benzina, la mattina del disastro aveva fatto due carichi della sua autocisterna. Il primo alle 4, il secondo alle 7,30. Quando c’è stata l’esplosione era già uscito dal deposito. «A quell’ora ancora quelli della manutenzione non c’erano, per la semplice ragione che entrano intorno alle 8. Ma posso dire che li avevo visti al lavoro il giorno prima, e quello prima ancora. Ci sono praticamente sempre».
In quale pensilina?
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«Non lo ricordo. Non è che ci facciamo caso a dove sono in un dato giorno. Ci siamo talmente abituati alla loro presenza che non stiamo lì a guadare se oggi stanno alla pensilina 6 o alla 8. Comunque costantemente noi carichiamo le autocisterne mentre loro sono lì a fare i più svariati lavori di manutenzione».
Quale?
«Bisognerà che qualcuno spieghi cos’era quella gigantesca nuvola di gas che si è creata sotto le pensiline e che si vede anche nei video delle telecamere di sorveglianza. Una roba che io in tanti anni che lavoro qui non avevo mai visto».
Se poi dall’altra parte c’è un manutentore che usa una tronchesina o un giravite è facile che possa generarsi una scintilla?
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«Certo. Ci vuole la combinazione delle due cose. Ma la cosa grave è che tutto quel vapore che si è sprigionato non è una cosa normale. Per questo c’è stata quell’esplosione enorme. Da un lato c’è la questione del possibile innesco, ma in primo luogo una tale fuoriuscita di gas di scarico non dovrebbe esserci».
Perché secondo lei? C’era qualche problema alle valvole di recupero dei gas?
«Secondo me sì». […]
2. STRAGE DI CALENZANO L’IPOTESI DEI PM: ERRORE DEGLI OPERAI SULLE CONDUTTURE
Estratto dell’articolo di Giuliano Foschini per "la Repubblica"
VINCENZO MARTINELLI - UNO DEGLI AUTOTRASPORTATORI MORTI A CALENZANO
Avrebbero dovuto «rimuovere alcune valvole e tronchetti per mettere in sicurezza una conduttura per la benzina dismessa da anni». Ma, forse, hanno toccato quello che non dovevano. Scatenando l’inferno a Calenzano. Si muove attorno a questa ipotesi l’inchiesta della procura di Prato sull’incidente al deposito Eni di lunedì 9 dicembre, incidente in cui sono morte 5 persone e 29 sono rimaste ferite, due delle quali si trovano ancora in gravi condizioni.
I lavori di manutenzione. Un errore. La mancanza di protocolli di sicurezza per prevenire gli effetti dell’errore. Tutti elementi di quella «condotta scellerata» — per usare le parole del procuratore capo di Prato, Luca Tescaroli e del sostituto Massimo Petrocchi — che ci sarebbe dietro la strage.
[…] Dai primi elementi appare chiaro che, sì, è stata una strage. Ma poteva essere una catastrofe. Se le fiamme avessero intaccato uno dei silos — cosa che non è accaduta per pochi metri — staremmo parlando di una tragedia dalle dimensioni ancora più grandi.
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Ora c’è da capire come sia stato possibile. I carabinieri hanno trascorso dieci ore nella sede della Sergen, l’azienda lucana che stava svolgendo la manutenzione nel deposito Eni con 6 operai (due dei quali deceduti) alla ricerca del contratto che li legava all’Eni per l’intervento a Calenzano; dei documenti con i protocolli di sicurezza interni.
E anche delle interlocuzioni avvenute con gli operai che si trovavano in Toscana sia nei giorni precedenti e nelle ore successive al disastro. La chiave potrebbe essere lì. È un fatto che l’incidente sia avvenuto tra la linea 5 e quella 6, proprio dove si trovavano i due dipendenti della Sergen.
soccorsi dopo l esplosione alla raffineria di calenzano foto lapresse 1
Circostanza riferita da diversi testimoni e confermata dalle prime analisi medico legali: i due dipendenti della manutenzione sono stati travolti, per primi, dalla palla di fuoco. È un fatto acclarato, inoltre, che proprio in quel punto sia avvenuta una fuoriuscita anomala del carburante. Lo raccontano alcuni testimoni.
E c’è un ulteriore riscontro oggettivo: secondo i registri acquisiti proprio dalla pensilina numero 6 è partito un allarme, alle 10:21 e 30 secondi, qualche secondo prima dell’esplosione. «La circostanza — scrive la procura nel decreto di perquisizione — che fosse in atto un’attività di manutenzione di una linea di benzina corrobora l’ipotesi che vi siano state condotte connesse all’evento del disastro».
soccorsi dopo l esplosione alla raffineria di calenzano foto lapresse 3
Non è però la sola ipotesi. O comunque non tutto si esaurisce lì. Si indaga per omicidio colposo plurimo, disastro doloso e «rimozione od omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro». Si vogliono cioè verificare le condizioni di lavoro sia degli operai della ditta di manutenzione. Sia degli autotrasportatori che, più volte, avevano lamentato malfunzionamenti.
Ieri i carabinieri hanno bussato con un decreto di perquisizione alla Bt trasporti, la società per la quale lavorava Vincenzo Martinelli, una delle vittime. Cercano la lettera- denuncia, pubblicata ieri in esclusiva da Repubblica — che l’autotrasportatore aveva inviato meno di due mesi fa, ed eventuali altre lamentale dei dipendenti. Martinelli, nel rispondere a una contestazione disciplinare, aveva infatti denunciato «continue anomalie riscontrate sulla base di carico». Aveva inoltre inviato nei mesi scorsi agli amici più stretti per condividere le sue paure. «Non sta in regola sta gente» diceva con riferimento alle attività nel deposito […].
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Gli inquirenti vogliono verificare la portata di queste «frequenti situazioni di pericolo». Se quella di Martinelli fosse stata una voce isolata e se la Bt avesse segnalato il caso all’Eni. Nella lettera si citava, per esempio, proprio un problema alla base di carico della baia. Quella in cui è avvenuta l’esplosione.
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