francesco rocca 1
E’ un'elezione importante, quindi spero che l'affluenza sia adeguata a una scelta come quella che si deve fare per Regioni così strategiche per una nazione. Quindi andate a votare». Così Giorgia Meloni uscendo dal seggio a Roma dove è andata a votare per la presidenza della Regione Lazio.
Il rischio, confermato anche solo parzialmente dai primi dati, è proprio quello dell’affluenza. Che alle ore 12 è all'8,56% (era stata del 19,76% alle precedenti omologhe), come rende noto il sito del Viminale. In Lombardia l'affluenza è del 9,20% (nel 2018 alla stessa ora e con lo stesso numero di comuni aveva votato il 20,73%) Nel Lazio è del 7,49% (16,24%). Il dato è confrontabile solo parzialmente, perché nel 2018 si votò in una sola giornata mentre quest'anno i seggi saranno aperti anche domani, dalle 7 alle 15, mentre questa sera chiuderanno alle 23.
alessio damato
Il test regionale che avrà però significative ricadute nazionali, non solo sulla nuova geografia politica complessiva ma anche sui rapporti di forza all'interno delle singole alleanze. In particolare nella maggioranza.
La variabile Fratelli d’Italia
La valenza politica dell'appuntamento finisce al centro dell'attenzione delle singole forze politiche. In particolare nel centro destra si guarda al possibile ulteriore balzo in avanti di Fratelli d'Italia, dato in crescita nei sondaggi. Il dato osservato con maggior attesa viene dalla Lombardia, storica roccaforte di Lega e Forza Italia: un' eventuale decisa affermazione della formazione di Giorgia Meloni a scapito dei due alleati potrebbe avere effetti sui nuovi equilibri nazionali. Nessuno mette in dubbio la tenuta del governo, che potrebbe uscirne addirittura rafforzato, ma un esecutivo sempre più a trazione Fdi potrebbe creare nuove frizioni tra gli alleati.
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In chiave regionale invece la conferma di Attilio Fontana alla guida del Pirellone viene data come molto probabile dalle rilevazioni dei principali istituti demoscopici. Pure nel Lazio si profila un'affermazione del centro destra, anche in virtù del fatto che Pd e Cinquestelle si presentano divise, dando il via libera al ritorno alla guida della Regione di un esponente di centro-destra, dopo l'era Zingaretti.
Letizia Moratti, Attilio Fontana, Mara Ghidorzi e Pierfrancesco Majorino
La concomitanza delle elezioni con l'avvicinamento alle primarie ha intanto condotto il Pd a una breve tregua interna, con i quattro candidati in lizza per la segreteria uniti a sostegno di Majorino in Lombardia e D'Amato nel Lazio. Una scelta unitaria destinata a sfumare già nei prossimi giorni.