Cesare Giuzzi e Giuseppe Guastella per il ''Corriere della Sera - Milano''
Aumenta e sale almeno a sei il numero dei tifosi napoletani indagati con l’accusa di omicidio volontario per la morte dell’ultrà Daniele Belardinelli nel pre partita Inter-Napoli di Santo Stefano. Al nome del giovane che aveva in uso l’auto che ha travolto il 39enne, ieri i pm milanesi hanno aggiunto sul registro degli indagati anche quelli di altri cinque ultrà partenopei.
daniele belardinelli
Il primo a finire tra gli indagati, come previsto, è stato il 25enne figlio del sessantenne napoletano al quale è intestato il contratto di leasing della Volvo V40 che, secondo gli investigatori, ha travolto Belardinelli durante gli sconti in via Novara a Milano. È stato lo stesso genitore a dichiarare alla polizia che è suo figlio a usare l’autovettura. Per questo il 25enne è stato iscritto dai pm Michela Borghieri e Rosaria Stagnaro e dall’aggiunto Letizia Mannella nell’ipotesi che ci fosse propio lui alla guida quando «Dede» Belardinelli è stato travolto.
Su questo passaggio, però, quelle che in un primo tempo sembravano certezze hanno lasciato posto in Procura a ipotesi più caute perché non c’è ancora la sicurezza su chi effettivamente guidasse la Volvo.
DANIELE BELARDINELLI
Grazie alle testimonianze è stato possibile accertare solo che a bordo, oltre al giovane, c’erano altri tre ultrà napoletani che sono stati identificati. Interrogati, inizialmente i quattro hanno negato di essere stati a Milano la sera della partita, poi hanno ammesso di aver partecipato agli scontri negando, però, di aver investito Berardinelli. Per questo, i pm hanno deciso di procedere nei loro confronti «in stato di libertà» senza, cioè, porli in stato di fermo o chiedere al gip Guido Salvini una misura cautelare dopo i quattro arresti già eseguiti giorni fa. Ma non è escluso che le cose possano cambiare.
daniele belardinelli
Tutti e quattro saranno di nuovo interrogati nelle prossime ore. In ogni caso, l’iscrizione è anche una forma di garanzia e permetterà di svolgere tutti gli accertamenti sull’auto e l’autopsia sul corpo di Belardinelli alla presenza dei consulenti degli indagati. I sospetti, però, si addensano maggiormente sul 25enne identificato dopo alcune difficoltà dovute a un’omonimia con uno zio.
Quando è tornato a Napoli, infatti, ha fatto pulire la Volvo in un autolavaggio. Gli investigatori sospettano che volesse così cancellare le tracce di sangue dalla vittima rimaste sulle ruote e sulla carrozzeria. Gli interrogativi sono aumentati quando lo hanno interrogato e ha dichiarato di aver ripulito la Volvo perché un suo amico aveva vomitato sulla carrozzeria.
falce scontri inter napoli
I magistrati hanno esteso il raggio delle ipotesi d’accusa di omicidio anche ad altri due ultrà del Napoli che hanno avuto contatti fisici con la vittima, anche in questo caso come forma di garanzia. Sono le persone che, intervenute immediatamente dopo che Belardinelli è finito sotto la macchina, lo hanno sollevato di peso prendendolo per le braccia e per le gambe e lo hanno trasportato per alcuni metri fino al «fronte» dei nemici interisti schierati in via Fratelli Zoia. «Tenetelo, questo è vostro!», hanno detto rivolti agli avversari nerazzurri.
Più persone che confermano questo episodio, tra le quali Luca Da Ros, detto «Il Gigante», il 21enne arrestato il 27 dicembre con altri due ultrà interisti, Francesco Baj e Simone Tira, le cui ammissioni hanno portato al successivo arresto di Marco Piovella, uno degli esponenti della curva nerazzurra e a decine di indagati per rissa. Interrogato di nuovo ieri dai pm, Da Ros ha confermato di aver visto Belardinelli, che conosceva, solo quando è stato portato dai due tifosi napoletani.
Daniele Belardinelli
«Aveva i pantaloni abbassati e strappati. C’era sangue dappertutto. Tutti dicevano basta, da una parte e dall’altra. Solo allora gli scontri si sono fermati». Nel codice non scritto degli ultrà che lo minacciano sui social, Da Ros è un «pentito» e un «infame». «Ha solo 21 anni e non ha paura, ma si è trovato in una storia più grande di lui in cui i capi della curva non dovevano coinvolgerlo», dichiara all’uscita dal carcere di San Vittore il suo legale, l’avvocato Alberto Tucci. Dopo il sì dei pm, Da Ros ha ottenuto sabato i domiciliari.