Alessandro Bocci per corriere.it
antonio conte marotta
La polemica è accesa. Ma Antonio Conte ha davvero ragione di lamentarsi del calendario?
«Nelle ultime tre partite abbiamo riposato un giorno in meno dei nostri avversari», ha protestato l’allenatore dell’Inter nella pancia dello stadio Olimpico dopo il 2-2 con la Roma che potrebbe aver cancellato le esigue speranze scudetto dei nerazzurri.
E in effetti è così: un giorno in meno con il Torino, con la Spal e, appunto, con i giallorossi.
conte foto mezzelani gmt017
Ma quello che balza agli occhi è un altro dato: le partite che hanno affossato le speranze di rimonta dei contiani, ovvero i pareggi con il Sassuolo (3-3) e con il Verona (2-2) e la sconfitta interna con il Bologna (1-2), sono state affrontate dall’Inter a armi pari rispetto agli avversari. Ovvero con gli stessi giorni di riposo.
La Lega, per il momento, non risponde ufficialmente alla polemica interista, o meglio del suo allenatore. Si limitano a far notare che Juve e Lazio, rivali di stasera, godono di cinque giorni di riposo rispetto all’ultima volta ma che c’era la necessità di isolare quella che, al momento del sorteggio, era considerata la partita scudetto e quindi molto appetita dalle tv. E che, nelle successive due giornate, bianconeri e biancocelesti pagheranno questa piccola concessione, giocando ogni tre giorni.
marotta zhang
In assoluto, rispetto alla Juve regina, la differenza per l’Inter non è clamorosa. I nerazzurri nelle ultime 7 giornate tra una partita e l’altra hanno riposato 4 giorni per 4 volte e 3 giorni per 3 volte. La Juve, 3 volte quattro giorni e tre volte tre giorni, più i 5 concessi per la sfida alla Lazio. Ognuno può dire la sua. Anche Longo, allenatore del Torino, dopo la sconfitta di Firenze, si è lamentato delle stesse cose tirate in ballo da Conte. La verità, come ha detto Sarri, è che in 110 anni un campionato così non c’era mai stato. Si gioca ogni momento, una corsa contro il tempo per arrivare in fondo alla stagione.
antonello inter
Per evitare polemiche di questo tipo la Lega avrebbe avuto una sola strada impercorribile: far giocare tutti gli stessi giorni e magari anche alla stessa ora. E questo non è possibile. Altrimenti i già complessi rapporti con le televisioni si sarebbero rotti in maniera irrecuperabile. È stato e lo è tuttora uno sforzo pazzesco: partite a ripetizione, caldo, umidità, viaggi disagevoli. Conte si lamenta, ma alla fine tutti avrebbero rimostranze da fare.
CONTE
Estratto dell’articolo di Franco Vanni per repubblica.it
conte marotta
Nella serata in cui saluta definitivamente ogni sogno di scudetto, l'allenatore nerazzurro sceglie quella linea che un tempo, da giocatore e allenatore della Juventus, criticava e sbeffeggiava: recriminare.
Non solo sull'arbitraggio (ha ragione Conte: era fallo, il gol andava annullato) ma anche sul calendario, che avrebbe garantito troppo poco riposo all'Inter.
"Ma com'è possibile? Qualche domanda me la faccio. Il problema è che me la faccio solo io forse all'Inter". Ed è l'ennesima frecciata ai due amministratori delegati Beppe Marotta (Sport) e Alessandro Antonello (corporate) entrambi consiglieri in Lega di Serie A. L'Inter è infatti l'unica squadra ad avere due rappresentanti nell'organo di governo del campionato. Ma Conte affonda: "Gli orari li sceglie la Lega? Si vede che non eravamo presenti quando è stata decisa questa cosa qua".
dzeko e lukaku foto mezzelani gmt035
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Altro tema centrale nelle lamentele di Antonio Conte nei confronti della società nerazzurra è il mercato, a suo dire sempre insufficiente. "Gli altri aggiungono, noi sostituiamo", disse a inizio campionato. Tutto l'undici titolare della Lazio è costato meno del solo cartellino di Romelu Lukaku. arrivato dallo United per 75 milioni. E con l'ingaggio che l'Inter versa all'attaccante belga, l'Atalanta paga per intero gli stipendi a Zapata, Gomez, Muriel, Ilicic e Pasalic.
edin dzeko e romelu lukaku foto mezzelani gmt003
Insomma, non si può dire che l'Inter sia la Cenerentola del mercato, anzi. C'è stata poi la finestra di gennaio, che ha portato alla Pinetina Young (un titolare), Moses (riserva di lusso per Candreva) e soprattutto Eriksen, per cinque anni ai vertici della classifica degli assist in Premier League e ora relegato da Conte in panchina con l'etichetta di "ragazzo timido".
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