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    “QUANDO HO CHIESTO DI INDOSSARE LA MASCHERINA, MI HANNO RIEMPITO DI CALCI E PUGNI” – IL RACCONTO DI GIOVANNA DAMONTE, ASSESSORA DI ARENZANO, AGGREDITA DA DUE RAGAZZI SENZA MASCHERINA IN TRENO: “LEI SI E’ TRASFORMATA IN UNA BELVA. IL VAGONE DEL TRENO ERA PIENO PERÒ NESSUNO È INTERVENUTO. MI SONO SENTITA MOLTO SOLA”


     
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    Riccardo Bruno per corriere.it

     

    giovanna damonte 19 giovanna damonte 19

    Il giorno dopo è peggio. Nel fisico e nel morale. «Ho lividi sulle braccia, dall’occhio sinistro non ci vedo benissimo, è come se mi fosse passato sopra un camion». Giovanna Damonte lunedì mattina è stata picchiata sul treno per Genova da una ragazzina a cui aveva chiesto di indossare la mascherina. Stava andando al lavoro in Regione da Arenzano, dove è anche assessora all’Istruzione e all’ambiente. «Sono saliti due giovani, lui sui 18 anni, lei forse anche più piccola. Il ragazzo non indossava la mascherina, lei la teneva sotto il mento come un bavaglino. Li ho invitati a metterla, lui non ce l’aveva, così gliene ho regalata una e lui l’ha indossata».

     

     

    La ragazza invece ha continuato a tenerla abbassata. Damonte ha insistito. «Io non sono una che sta zitta. Ritengo che se c’è una regola vada rispettata, per il bene mio e di tutti. Così l’ho invitata di nuovo a farlo. Lei prima ha iniziato a insultarmi pesantemente, poi si è avventata su di me. Calci, pugni, e quando sono finita a terra mi ha dato un calcio in testa, tra l’occhio e la fronte. Il ragazzo cercava di fermarla, ma lei era una furia».

    giovanna damonte giovanna damonte

     

    Il vagone, a quell’ora del mattino, era pieno di studenti e pendolari. Nessuno l’ha fermata. «Era pieno, anche troppo. Urlavano alla ragazza, non hanno fatto altro, ma non mi sento di condannarli anche perché molti poi si sono offerti come testimoni. In quei momenti però mi sono sentita molto sola, vulnerabile. È successo in pochi minuti, ma sono stati lunghissimi».

     

    La denuncia

    A quel punto lei ha chiamato il 112, i ragazzi sono scappati via, lei ha cercato inutilmente di trattenerli per la giacca. A Genova Porta Principe c’erano già i poliziotti e un’ambulanza, poi la corsa al pronto soccorso e la denuncia. Ha descritto come erano i due ragazzi: «Lui biondo, lei occhi neri e una coda di cavallo. Erano curati, ben vestiti, alla moda. Normalissimi, ma lei all’improvviso si è trasformata in una belva».

     

     

    Rabbia repressa

    giovanna damonte giovanna damonte

    La mascherina probabilmente è stato solo un pretesto. «Non mi è sembrato un raptus — osserva Damonte —. Era come se cercasse la rissa, di sfogare una rabbia repressa. D’altra parte la società è piena di questi esempi. Non c’è rispetto per le istituzioni, per le forze dell’ordine, per gli insegnanti. Ma non tutti i ragazzi sono così, ho un figlio di 17 anni, fa sport, lui e i suoi amici rispettano le regole, hanno disciplina».

     

    Il giorno dopo, le duole molto la testa. I medici l’hanno tranquillizzata, ma non è quello il dolore più grande. «Non credo di essere io la vittima, sono quei due ragazzi che hanno perso l’orientamento. Come assessora nel mio comune ho cercato di fare tanto per gli studenti, ci tengo molto ai giovani. Per questo ciò che è successo mi fa ancora più male».

     

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