Marco Cicala per “il Venerdì di Repubblica” – articolo del 18 ottobre 2019
jane birkin
Jane Birkin viene ad aprirmi trascinando una gamba. L’altro giorno s’è infortunata a un piede. Mentre ci dirigiamo in salotto le offro il braccio. Rifiuta sorridendo: «Ça va». Ha 72 anni e il sorriso incantevole di sempre. In Munkey Diaries (Edizioni Clichy) c’è la prima tranche della sua vita.
Da quando era un’adolescente borghese di Chelsea, bellissima ma con un’autostima rasoterra («Faccio tutto male... Sono una frignona tremenda»), a quando divenne emblema di quella che nel secolo scorso […] veniva chiamata trasgressione.
In mezzo, un matrimonio sbagliato col “guru” delle colonne sonore John Barry, poi piccoli ruoli in grandi film (Blow Up, La piscina) e infine gli anni folli appresso a quello sciroccato di Serge Gainsbourg, genio maudit del pop rock con cui nel 1969 pubblicò la leggendaria Je t’aime… moi non plus, ritenuta la canzone più erotica di sempre, ma forse da sempre fraintesa.
jane birkin serge gainsbourg
Intitolati allo scimmiotto di peluche con il quale si confidava da bambina, i diari di Jane Birkin sono un pezzo di storia intima del Novecento. Un controcanto dello showbiz. Prima di decidersi a pubblicarli, lei ha tergiversato parecchio: «Rileggendoli mi rendevo conto che ne uscivo male, ne venivo fuori come una tipa mediocre, vile, possessiva. Mi chiedevo: perché mai dovrei rovinarmi l’immagine davanti a chi mi segue da anni? Ho congelato tutto per mesi. Ma poi mi sono detta: merde, su di me hanno sempre scritto gli altri, forse adesso è venuto il mio turno. Pazienza se deluderò qualcuno, tanto vale dire la verità. E in un diario non puoi barare».
jane birkin e serge gainsbourg
[…] Nel ’65 sposa l’inventore delle musiche-tormentone di 007. Lei ha 19 anni. Barry 13 di più. Non funzionò.
«Una catastrofe. Povero John, era stufo, e c’era da capirlo… Ritrovarsi accanto una ragazzina che passava le giornate a piagnucolare, che viveva aggrappata a lui. Era talentuoso, brillante, ma compassato, per niente sentimentale».
Però fu lei, la «frignona», a filarsela.
«Se a un certo punto non avessi deciso di andarmene sarei rimasta in eterno ad aspettarlo in salotto, a comprargli i giornali, a preparargli il bagno caldo, a mettergli sul fuoco il brodo di tartaruga».
Così prese Kate, la bambina avuta da lui, e da Londra se ne volò in Francia. Ma prima era già apparsa in Blow-Up di Antonioni, e in tenuta nature.
«Antonioni era un gentleman. Mi diede da leggere le poche pagine con le mie battute, avvertendo subito: “Sappia che dovrà essere completamente nuda. Torni a casa e ci pensi su”. Ne parlai con John, che conosceva i miei pudori. Mi disse: “Tu quando ti spogli spegni la luce, ma se devi recitare nuda tanto vale farlo col grande Antonioni”. Allora osai».
jane birkin con john barry
In Francia andò per il provino di un film assai meno audace, Slogan, ma nel ruolo del protagonista c’era un certo Gainsbourg. Set galeotto.
«Sulle prime lui fu sprezzante. Mi sfotteva per il mio francese orrendo».
Finché una sera a Parigi non venne a prenderla in albergo. Quella soirée è tra i pezzi forti del libro.
«Non sapeva ballare. Mi pestava i piedi. Lo trovavo delizioso. Dopo cena mi trascinò in un night russo, il Raspoutine. Uscendo ordinò all’orchestra di suonarci il Valzer triste di Sibelius sul marciapiede, mentre aspettavamo il taxi per andarcene da un’altra parte. Finimmo in un locale che si chiamava Le Calvados.
Serge suonò la chitarra con i musicisti messicani e il piano con il jazzista afroamericano Joe Turner. Da lì ci trasferimmo da Madame Arthur, un posto di travestiti dove c’erano signori in costume da gallina che per magia facevano spuntare uova da sotto le ascelle degli spettatori attoniti, canticchiando: “Co-co-co…”. All’alba bevemmo champagne al mercato delle Halles tra i macellai che scaricavano la carne coi grembiuli insanguinati».
‘’MUNKEY DIARIES’’ DI JANE BIRKIN
E non era ancora finita.
«Quando Serge mi propose di riaccompagnarmi in albergo, mi sorpresi a rispondergli “No”. Pensavo che saremmo andati a casa sua. Viveva ancora con i genitori! Invece mi portò all’Hotel Hilton. E all’ingresso il portiere di notte lo accolse con un: “Solita camera, monsieur Gainsbourg?”.
A quel punto non ero più tanto sicura di aver fatto la scelta giusta. Appena entrati in camera mi sono chiusa in bagno per prendere tempo. Quando sono uscita Serge dormiva profondamente. Allora mi è venuta un’idea. Lasciando la porta socchiusa, sono corsa al Drugstore a comprare il 45 giri di Yummy Yummy Yummy (I Got Love In My Tummy), la canzone sulla quale avevamo ballato tutta la notte. Sono tornata all’Hilton, gli ho sistemato il disco tra le dita dei piedi e me la sono svignata».
jane birkin
[…] Ma il “degenerato” la stregò. Una notte lei gli disse: «Portami in un bordello». Un tuffetto nei bassifondi. Un gioco erotico. Finiste a Pigalle.
«Indossavo un abitino nero e stivali kinky sopra il ginocchio, color rosso fuoco, tacco altissimo. Nei vicoli le puttane mi urlavano contro. Difendevano il loro territorio, pensavano fossi una concorrente.
“Strappale gli occhi!” gridavano a Serge. Piombarono su di noi in quattro. Riuscimmo ad allontanarci. Andammo a infilarci in un alberghetto. Il vecchio concierge non si fidava: “Quanti anni ha la ragazzina?”. “Ventuno” disse Serge senza convincerlo. Mostrai il passaporto.
Mentre salivamo le scale il portiere ci fissava biecamente assieme a un gruppetto di compari. Nella stanza c’erano solo un letto matrimoniale e un bidet che faceva ploc-ploc. Il letto era umido.
serge gainsbourg e jane birkin.
“Recita la puttana sordida” mi disse Serge. Rimasi in calze e reggicalze. Mentre mi esibivo in una serie di gridolini, sentimmo bussare violentemente alla porta. “Apri!” urlò qualcuno. “Vattene!” rispose Serge. E dall’altra parte: “Apri o sfondiamo la porta!”. Serge mi consigliò di rivestirmi. Ma in quel momento ci fu uno schianto. Quei tizi avevano buttato giù la porta e Serge c’era finito sotto. “Non farti toccare, prendili a calci!” mi strillava».
Però le intenzioni del branco si rivelarono sorprendenti.
« “Tutto bene, piccola?” mi chiese quello che guidava il gruppo. Mentre cercavo le mutande mi spiegò che la settimana prima in albergo c’era stato un omicidio e da allora lui era sul chi vive.Era preoccupato per me, le mie grida lo avevano spaventato. “Ma io quest’uomo lo amo!” dissi indicando Serge che si stava rialzando. Tornammo giù in mezzo a una folla di arabi esterrefatti».
La vostra storia iniziò nel ’68, anno-terremoto.
jane birkin e serge gainsbourg
«Ma lui se ne fregava della politica. Una volta votò per Giscard d’Estaing. E la gente non ci credeva perché tutti pensavano che fosse di ultrasinistra. Quanto alle rivolte studentesche, diceva che erano bambinate rispetto alle vere rivoluzioni. I suoi genitori erano fuggiti da quella russa».
Veniamo a Je t’aime… moi non plus. Il disco uscì con scritto sulla copertina: vietato ai minori di 21 anni. Però piovvero lo stesso scomuniche, censure, sequestri. Tra gemiti e sospiri, la pop music entrava per la prima volta nell’alcova. Come andò la registrazione?
«Molto professionale. Con Serge eravamo in due cabine separate. Lui mi faceva segni con le mani per guidare il mio respiro».
jane birkin a venezia nel 2009
L’impressione è che giocando con l’eros, con Serge vi siate divertiti un mondo. E ci abbiate preso simpaticamente per i fondelli.
«C’era senz’altro una componente ludica. Ho fatto sempre tutto con grande allegria».
Anche quel servizio fotografico in stile sadomaso che la ritraeva in reggicalze ammanettata a un termosifone?
«Sì. Però forse in quel caso esagerammo. Perfino mia madre, che non si scandalizzava facilmente, reagì malissimo».
Oggi le femministe che direbbero?
«Direbbero: aaargh!».
Con l’alcol Gainsbourg non simulava.
«No, ma all’epoca bevevamo tutti come pazzi».
serge gainsbourg jane birkin
Pure in fatto di tabagismo fu un recordman. Gli attribuiscono un consumo di cinque pacchetti di Gitanes al giorno.
«Dopo l’infarto sembrava aver smesso. Ma all’ospedale ci chiedeva bombolette di deodorante spray in quantità che avrebbero dovuto insospettirci. Quando lasciò la camera, gli infermieri trovarono nascoste centinaia di fialette medicinali con mozziconi di sigaretta spenti dentro».
Siccome sfoggiava un aspetto da snob trasandato c’era chi malignava sulla sua igiene personale.
«Era superpulito, ma si lavava a pezzi. Non sopportava l’idea di immergersi interamente in una vasca da bagno. Ed era pudicissimo. Non l’ho mai visto nudo».
Anche a gelosia non scherzava.
«Quando John Barry veniva a trovare nostra figlia Kate, Serge era sempre nervosissimo. Sfogava la rabbia al pianoforte, pestando sui tasti come un matto il tema di James Bond».
charlotte gainsbourg con la madre jane birkin
Nel ’71 da Birkin e Gainsbourg nacque Charlotte e Serge festeggiò subito la paternità a modo suo.
«Durante il parto camminava a quattro zampe dietro la porta con uno stetoscopio per ascoltare che cosa succedeva dentro. Con mio fratello Andrew s’erano scolati tutti i liquori che avevano potuto trovare in albergo. Incluso quello alla banana».
Come ogni amour fou, anche il vostro finì tra pianti e strepiti.
«Quando Serge capì che l’avrei lasciato per lui fu una tragedia. Ma non voleva che si dicesse male di me. E in giro ripeteva che era tutta colpa sua».
[…] Dai Diari viene fuori che a 13 anni lei aveva già il terrore di invecchiare.
«Ero carina. Pensavo che dopo i 40 anni sarebbe finito tutto. Invece è l’età più bella».
Che fine ha fatto la scimmia di peluche?
«L’ho messa nella bara di Serge. Per proteggerlo nell’aldilà. Come un faraone».
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