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    UNA STORIA, STRUGGENTE E BELLISSIMA, DI VITA, AMICIZIA E SPORT - L’IMPRESA DI KEVIN SINFIELD CHE CORRE LA MARATONA DI LEEDS CON L’AMICO ROB BURROW PARALIZZATO E AL TRAGUARDO ARRIVA CON LUI IN BRACCIO - ENTRAMBI EX RUGBISTI, TRA LA FINE DEL 2019 E L'INIZIO DEL 2020 BURROW HA SCOPERTO DI AVERE UNA MALATTIA MOTONEURONALE SIMILE ALLA SLA E VIVE SULLA SEDIA A ROTELLE. L’EX COMPAGNO E COLLEGA SINFIELD: “QUESTA È UNA GARA PER AMICI, TRA AMICI, È LA CELEBRAZIONE DI UN SENTIMENTO CHE...” –  VIDEO


     
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    Estratto dell'articolo di Giulia Zonca per “la Stampa”

     

    KEVIN SINFIELD ROB BURROW MARATONA DI LEEDS KEVIN SINFIELD ROB BURROW MARATONA DI LEEDS

    Oltre il traguardo in braccio all'amico di sempre che lo ha spinto per 42 km e non è semplicemente un uomo che ne trasporta un altro per spingerlo a raggiungere un risultato altrimenti impossibile: la storia di Rob Burrow e Kevin Sinfield è molto di più e coinvolge altra gente.

     

     Migliaia di persone. Sono due ex rugbisti, hanno giocato insieme nei Leeds Rhinos, il club di una carriera intera, anzi di due perché i giocatori sono compagni e confidenti e sognatori e si scambiano teorie di gioco e visioni sul futuro. Solo che tra la fine del 2019 e l'inizio del 2020 Burrow scopre di avere una malattia del motoneurone, condizione degenerativa che comprende l'atrofia muscolare. Non c'è cura.

     

    Quando Sinfield lo viene a sapere si mette a correre, per sfogarsi, per muoversi pure per chi potrà farlo sempre meno e per raccogliere soldi.

     

    Fermi non si può stare.

     

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    Lui completa sette maratone in sette giorni nel 2020, poi copre 162 km in 24 ore nel 2021 e rilancia con sette ultramaratone in sette giorni nel 2022, arrivo finale a Old Trafford, Manchester. In questa stagione è riuscito a inventare una nuova 42 km a Leeds, gara che lì mancava da 20 anni, a metterle il nome dell'amico, a portarci 12 mila persone e in tutto questo girovagare ha raccolto, in totale, 8 milioni di sterline e non intende fermarsi. Vuole finanziare la ricerca, vuole dare un senso al dolore, vuole che questo strazio non sia solo tempo che passa. Peggio, tempo che scade.

     

    «Questa è una gara per amici, tra amici, è la celebrazione di un sentimento che ci unisce tutti. L'intera comunità», è il discorso di Sinfield alla partenza. Con la maglia che usava da giocatore, con il numero che portava l'amico.

     

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    Oggi lui è il tecnico della difesa della nazionale inglese, è un nome che il rugby conosce e venera, si porta dietro la fama dell'intrepido e ora conferma l'indole fuori dal campo, per strada, tra la gente, in casa di Burrow, dove è ospite fisso. Si sfinisce di fatica per dare il suo contributo alla lotto contro un malessere di cui si sa davvero poco e che pure tocca sei persone al mondo ogni giorno.

     

    Sono le statistiche portate dagli esperti anche alla maratona di Leeds che non esisteva nemmeno e oggi c'è per sensibilizzare, per aggregare, per far sì che il gruppo si faccia sostegno e sia coinvolto.

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    Sinfield porta avanti i valori di cui ha sempre discusso con il compagno di rugby e di chiacchiere, ora Burrow non riesce più a parlare però sa comunicare. La moglie ha capito che doveva partecipare alla corsa quando lo ha visto sorridere: «C'è chi direbbe che non è più in grado di farlo, ma io so se è contento e persino se si è divertito. Abbiamo fatto una 10 km di preparazione, io pensavo di fermarmi a quella.

     

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    Poi ho guardato la sua espressione e anche senza essere allenata mi sono buttata, solo per i suoi occhi accesi». Parole che spiegano bene il motivo di tanta determinazione, la tenacia con cui Sinfield ha spinto la carrozzina e quasi la tigna che ci ha messo per slacciare le cinture a un metro dal traguardo e a issarsi Burrow sulla spalla, mentre gli cadevano gli occhiali ed era difficile girarlo.

     

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