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    QUANDO L’UNICO ''VIRUS'' CHE CONTAVA ERA UN CENTRO SOCIALE A MILANO – NEL 1982 UNA CASA OCCUPATA A VIA CORREGGIO 18 DIVENTA COVO E PUNTO DI RIFERIMENTO PER IL MONDO PUNK ITALIANO – UN LIBRO RIEVOCA QUELLA SCENA ATTRAVERSO LE PAROLE E LE IMMAGINI DEI PROTAGONISTI – GLI AUTORI: "PER MOLTI I PUNK PARLAVANO UN LINGUAGGIO INCOMPRENSIBILE PER LE TRADIZIONALI VISIONI DELLA POLITICA: MA SE LO SI GUARDA CON GLI OCCHI DI OGGI, SI SCOPRE CHE LE TEMATICHE CHE ESPRIMEVA SONO QUELLE SU CUI SI DISCUTE ANCORA…"


     
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    Luca Valtorta per “il Venerdì di Repubblica”

     

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    Essere perdenti. Sempre. Nei primi anni 80 della famosa "Milano da bere" c'era chi, come i famosi Galli di Asterix, "resisteva sempre e comunque all'invasore" facendosi promotore di un'alterità assoluta ai valori emergenti del consumismo più spinto. 

     

    Il corrispettivo del piccolo villaggio dei fumetti era una casa occupata in via Correggio 18, che nel 1982 diventa punto di riferimento per il mondo punk con un'iniziativa chiamata "Offensiva di primavera" a cui partecipano 50 band e tremila persone da tutta Italia e non solo. 

     

    la casa occupata a via correggio la casa occupata a via correggio

    Era la cosiddetta comunità "punk", un termine la cui interpretazione è molto più complessa di quanto si possa immaginare, dal momento che ne esistono declinazioni molto diverse sia dal punto di vista musicale (dal punk inglese all'hardcore punk americano per citare i filoni più consistenti) sia da quello della posizione sociale e politica (il nichilismo dei Sex Pistols, il Combat rock dei Clash, fino al versante anarchico della galassia Crass, quella a cui il Virus faceva riferimento). 

     

    Virus. Il punk è rumore, il libro in uscita per la collana Spittle di Goodfellas, rievoca quella scena attraverso le parole e le immagini dei protagonisti. Non si tratta di semplice nostalgia ma della volontà di preservare un immaginario "alternativo" che non ha solo influenzato tutta la musica indie (indipendente) a seguire ma, ampliandosi poi al cyberpunk, ha precorso la rivoluzione tecnologica di Internet. Il Virus di via Correggio viene sgomberato nel 1984 ma continuerà la sua attività definitivamente, dopo vari cambi di sede, solo nel 1989. 

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    A firmare il libro sono Giacomo "Spazio" Mojetta, graphic designer, e Marco Teatro, artista, pittore e scenografo, due tra le personalità più attive della controcultura milanese. Teatro ha ideato e curato per dieci anni l'Happening Internazionale Underground dedicato al fumetto e all'illustrazione indipendenti, mentre Giacomo Spazio è tra i fondatori dell'etichetta Vox Pop (Afterhours, La Crus) e autore della grafica di riviste come Rumore, Pulp, Decoder, ma ha lavorato anche per 17 anni nella casa editrice Mondadori: «Mi veniva bene il mass market» racconta, «progettavo le copertine di collane come i Gialli o Urania Collezione, non solo il soggetto ma più spesso proprio il carattere, la giustezza, il logo, i colori». 

     

    Spazio è un frequentatore del Virus della prima ora: «Andavo ai concerti o anche solo a passare delle serate. A me interessavano tante cose del punk: il design, la musica, in parte la questione politica ma anche l'estetica. Sono stato il primo a vendere vestiti punk a Milano, all'inizio importandoli dall'Inghilterra ma poi producendo tutto in Italia, dai famosi pantaloni con le cerniere ai gonnellini. 

     

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    Quando qualcuno mi ha accusato di "svendere la cultura punk" gli ho riso in faccia: se pensi che molto del punk è nato dal negozio di vestiti SEX di Malcolm McLaren e Vivienne Westwood in cui nacquero i Sex Pistols, puoi capire quanto queste critiche fossero assurde». Il libro nasce dall'incontro tra due personalità che, oltre a essere state motori creativi di tante situazioni, hanno avuto la lungimiranza di raccoglierne le testimonianze. «Un giorno» prosegue Spazio, «io e Marco ci siamo detti: "Ma tu hai tanta roba?" "Sì". 

     

    "Anch' io". Così abbiamo deciso di metterla insieme: un lavoro durato due anni. Io ho un vero e proprio archivio e da lì ho ripescato soprattutto il materiale degli inizi, mentre Marco aveva quello degli ultimi anni quindi siamo stati complementari. Io comunque non ho mai fatto parte del collettivo interno al Virus, anzi, come raccontavo ho anche avuto degli scazzi ai tempi, pur frequentandolo, ma questa era la normale dialettica di allora. L'introduzione del libro è di Cristina Xina, che invece è stata tra i fondatori del Virus, e anche Marco Philopat (autore di vari libri sul punk tra cui il famoso Costretti a sanguinare, ndr) ci ha fornito materiale e consulenze». 

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    Ma in questo gigantesco volume (544 pagine!) a parlare sono soprattutto le immagini: centinaia di locandine, manifesti di concerti, fanzine e, soprattutto, volantini (spesso stampati su un retropagina bianco per essere staccati e riutilizzati). Proprio i volantini sono particolarmente importanti dal punto di vista della testimonianza storica, perché restituiscono fatti precisi, umori e visioni politiche del tempo, dalla lotta contro l'eroina al punto di vista femminile e femminista. Come quello che recita: «Anti-genesi è un gruppo di donne che si è formato poiché anche all'interno della situazione punk si è creata una divisione sessista (). 

     

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    Per noi l'anarchia è uguaglianza completa». Questi temi venivano poi discussi nell'assemblea settimanale del Virus. Conclude Spazio: «Per molti i punk parlavano un linguaggio incomprensibile per le tradizionali visioni della politica: il movimento veniva considerato come una bolla a sé stante. 

     

    Ma se lo si guarda con gli occhi di oggi, si scopre che le tematiche che esprimeva sono quelle su cui si discute ancora: dal rifiuto del consumismo spinto, ai problemi del lavoro e della casa, fino al no al nucleare. E c'era tanta attenzione al prendersi cura degli altri, all'importanza dell'instaurare rapporti sociali, della convivialità: necessità che il Covid oggi ha reso ancora più stringenti ed attuali». Un passato recente che ha molto da insegnarci sul futuro prossimo.

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