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    QUANDO LA DIVERSITÀ È UN CAPITALE – LA FURBATA DI MOUSTAPHA, IN ARTE MUSTY TV, UN INFORMATICO 22ENNE CHE HA CAPITO COME FARE SOLDI FONDANDO “AFRO INFLUENCER”, PRIMA AGENZIA PER STAR DI COLORE DEL WEB IN ITALIA E NON SOLO: “RICEVO RICHIESTE DA TIKTOKER DALLA FRANCIA, SPAGNA E GRAN BRETAGNA” – UN SUCCESSO ARRIVATO CAVALCANDO IL MOVIMENTO “BLACK LIVES MATTER”: “I GRANDI MARCHI HANNO CAPITO CHE DOVEVANO RENDERE LA COMUNICAZIONE PIÙ INCLUSIVA E SEMPRE PIÙ SPESSO SI AFFIDANO ANCHE AD AFRODISCENDENTI. OPERAZIONE FURBA, OK, MA BEN VENGA PER NOI…” - VIDEO


     
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    Emanuela Grigliè per "la Stampa"

     

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    Moustapha, 22 anni, ha avuto l' idea durante il primo lockdown. Ha pensato che l' unione fa la forza e che ci voleva qualcuno che raggruppasse i TikToker, Youtuber e Instragrammer di origini africane più seguiti. Così a maggio ha fondato Afro Influencer, primissima agenzia per star di colore del web in Italia e non solo: «Ricevo richieste da TikToker dalla Francia, Spagna e Gran Bretagna. Scopo: promuovere la comunità afro. Vogliamo creare un grandissimo gruppo in tutta Europa». Analista informatico di origine senegalese, Moustapha in arte Musty TV si è trasferito a Milano da poco, ma viene dalla provincia di Bergamo, da Seriate. Ed è proprio nell' area di Bergamo e Brescia che vivono la maggior parte dei talenti del collettivo: qui si erano spinti i loro genitori per lavorare nelle molte fabbriche della zona, qui loro sono nati e cresciuti.

     

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    «Continuo a fare il mio lavoro di informatico di giorno e alla sera mi dedico all' agenzia», ci spiega Moustapha, che chiede di essere chiamato solo così, senza citare il cognome. «Io ho sempre amato un sacco fare video, e avevo iniziato come influencer. Ma il tempo era poco, non riuscivo a essere continuativo e sui social ti penalizza. Se non sei regolare nel postare la gente tende a dimenticarti. Così nell' ultimo periodo, complice pure la pandemia, ho rivisto le mie priorità: far crescere il gruppo degli influencer afro (Paesi del Nord Africa compresa, ndr), investendo nei ragazzi e aiutandoli con consigli e contatti. Così abbiamo formato la crew».

     

    topher e betta topher e betta

    I suoi artisti sono già piuttosto conosciuti e con numero significativo di followers, e alcuni coltivano l' ambizione di lavorare, un giorno, nel mondo dello spettacolo tradizionale, tivù o musica, chissà. Del resto, il successo di Mahmood, Ghali, il rapper (con laurea a Cambridge) Tommy Kuti, fa pensare che il momento è buono. «Voglio dare ai ragazzi del team la possibilità di fare qualcosa di professionale nel mondo dell' intrattenimento. E puntiamo a riuscirci aiutandoci a vicenda, visto che siamo in un Paese in cui, se sei di un altro colore, parti con un certo svantaggio. Non voglio fare la vittima, non è la nostra cifra, ma va detto che un po' siamo ancora penalizzati: insomma un ragazzo che rappresenta gli afro io non l' ho ancora visto sfondare in Italia sui social».

     

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    Prossimo passo, l' apertura di una Afro House, dove andrà a vivere la squadra che comprende dieci talenti già piuttosto affermati, tra cui Xanax 404, TyG3r, Aida Diouf (la prima TikToker con il velo), la coppia mista Topher e Betta. Esiste già anche una academy, una scuola totalmente gratuita, per diventare influencer di successo: otto attualmente i ragazzi che la frequentano, scelti tra i più promettenti del web. «Appena finito il Covid vogliamo organizzare anche eventi fisici in tutta Italia, abbiamo già fatto un raduno in piazza Duomo, a Milano, in agosto: sono venute tantissime persone».

    Un successone. E i ragazzi del collettivo stanno lavorando parecchio anche come testimonial di brand importanti.

     

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    «È l' effetto indiretto del movimento Black Lives Matter che ha reso possibile che anche gli influencer africani potessero avere un mercato. Le grandi aziende internazionali hanno capito che dovevano cambiare comunicazione e renderla più inclusiva pure da noi, in Italia. Così oggi accade sempre più spesso che i marchi decidano di affidarsi anche ad afrodiscendenti per le loro campagne. Operazione furba, ok, ma ben venga per noi. È un modo per far capire a tutti che siamo un pubblico e che le cose stanno cambiando». Come tutte le star del web pure loro pagano il prezzo degli haters online. «Riceviamo tutti i tipi di insulti, ovvio. Siamo auto ironici e non vogliamo fare la parte delle vittime del razzismo. Noi di sicuro non lo siamo: anzi, in futuro, mi piacerebbe tanto avere nella crew pure un bianco».

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