Federica Macagnone per "www.ilmessaggero.it"
iana kasian e blake leibel 3
L'ha uccisa lentamente, con una crudeltà disumana, torturandola e mutilandola mentre moriva dissanguata, aspettando con calma glaciale che dal suo corpo uscisse l'ultima goccia di sangue, per poi lasciarla sotto una coperta accanto alla bimba che aveva partorito poche settimane prima. Come se non fosse la sua compagna, come se non fosse un essere umano.
Una calma glaciale che Blake Leibel, 37enne autore canadese di romanzi horror a fumetti ed erede di un impero immobiliare, ha ostentato anche mercoledì scorso in tribunale quando è stato dichiarato colpevole di quell'omicidio che risale al maggio 2016: martedì 26 giugno sarà condannato all'ergastolo, visto che l'accusa non ha chiesto la pena di morte.
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Il particolare che rende ancora più agghiacciante la vicenda è che quell'orrore era tutto già scritto nei fumetti horror che Blake pubblicava e ai quali la sua 30enne fidanzata ucraina Iana Kasian non aveva mai dato tanto peso: non poteva immaginare che la mente malata del suo compagno avrebbe replicato su di lei, nel loro lussuoso appartamento di West Hollywood, quello che già aveva descritto in uno dei suoi lavori del 2010, "Syndrome".
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Una storia che e termina con l'immagine di una mano che cola sangue e la didascalia: «Alla fine, diventiamo tutti mostri».
La polizia trovò Iana morta in camera da letto sotto una coperta, accanto alla loro bimba nata poche settimane prima, con il lato destro della faccia scuoioato, un orecchio tagliato e ritrovato nella spazzatura, segni di morsi ferite ovunque fino all'osso, diverse parti del corpo mutilate, il cuoio capelluto strappato: e nel suo corpo non c'era più una sola goccia di sangue.
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Uno scenario che solo una mente malata avrebbe potuto immaginare. Una ferocia impensabile che i patologi, durante il processo, hanno descritto come un precedente in termini di brutalità.
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Blake, figlio di un magnate dell'edilizia, Lorne Leibel, che in gioventù partecipò alle Olimpiadi del 1976 nella squadra canadese, si è sempre dichiarato non colpevole e alla lettura della sentenza è rimasto impassibile, lontano dal mondo anche nel momento in cui la madre di Iana, Olga, scoppiava in lacrime.
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