PICASSO
Andrea Barsanti per La Stampa
Mancano ormai poche settimane al Salone di Francoforte, e tra le tante auto che verranno svelate nel corso dei 10 giorni di evento spicca anche la C3 AirCross, il piccolo crossover con cui la Citroën ha scelto di sostituire la C3 Picasso. Il legame con il celebre pittore spagnolo, però, resta ben saldo, complice la storia che lo lega alla casa francese e che affonda le radici in un incontro che fece la storia.
PICASSO CITROEN
Sono trascorsi ormai quasi 60 anni, infatti, da quando Picasso scelse proprio un’auto Citroën come “tela” trasformandola in una vera e propria opera d’arte. Ma facciamo un passo indietro: era l’inverno del 1958 quando Manuel Mejido, giovane giornalista messicano residente in Francia, decise di tentare lo scoop che avrebbe potuto cambiargli la vita: intervistare il geniale pittore spagnolo, rifugiato in una villa della Costa Azzurra dopo l’esilio del dittatore Franco.
PICASSO 1958 1
Ben conoscendo la fama di Picasso e la sua avversione nei confronti di media e interviste, Mejido decise di presentarsi a “La Californie”, la villa di Antibes in cui il pittore stava trascorrendo l’esilio, a nome del Centro Repubblicano Spagnolo del Messico, un’organizzazione che durante la guerra civile spagnola aveva dato rifugio a decine di profughi: una causa per cui Picasso decise di aprire i cancelli della villa, e di concedersi per l’intervista.
Il giovane e intraprendente giornalista raggiunse la Costa Azzurra a bordo di una DS19 blu chiesta in prestito, accompagnato da alcuni amici. Conoscendo meglio il gruppetto, il celebre pittore rimase colpito dall’entusiasmo dei giovani, che raccontarono di essere stati inviati in Francia da alcuni rifugiati spagnoli in Messico, e nel corso dell’intervista si assentò per qualche ore tornando poi a parlare di arte e politica.
PICASSO 1958
Ma fu quando si rivolse ai suoi intervistatori sottolineando che “non ho mai smesso di sognare, e di dipingere”, che svelò come aveva impiegato l’assenza: conducendo i giovani “inviati” in giardino, mostrò loro la DS, sulla cui fiancata campeggiava in bianco la “guirnaldas de la paz”, la ghirlanda della pace, che ritraeva una famiglia, alcuni fiori e un albero. Un’opera che Picasso, sotto gli occhi sbalorditi del giornalista che gli aveva fatto notare l’assenza della firma, siglò proprio sul parafango per autenticarla.
La scena fu immortalata da uno dei presenti, e Mejido oggi conserva ancora le foto che ritraggono il genio spagnolo vicino alla DS “modificata”. Che venne prontamente acquistata per mille dollari dal giornalista, e poi rivenduta a una galleria d’arte parigina per seimila.
picasso gilles ehrmann 1952
Da allora le tracce dell’auto si perdono, anche se Mejido, oggi 84enne, è convinto che sia oggi in possesso di un collezionista privato. Sull’autenticità delle foto, e dunque del dipinto, però, non sembrano esserci dubbi: sottoposte a Josep Palau I Fabres, amico del pittore e direttore della Fondazione Picasso di Barcellona, sono state dichiarate originali, verdetto confermato anche da Rafel Inglada, biografo del celebre pittore, che ha identificato nelle foto il palmeto di “La Californie”.
Un ulteriore elemento che, a distanza di 18 anni, contribuisce a spegnere il fuoco delle polemiche nate nel 1999, quando Citroën strappò (pagando svariati milioni) agli eredi di Picasso il permesso di “battezzare” la monovolume basata sulla Xsara con il nome del grande pittore, suscitando l’indignazione dell’allora direttore del Museo Picasso, Jean Claire, e di molti altri esperti d’arte contrari alla “commercializzazione” del nome e della firma del genio spagnolo.