DAGOREPORT
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Muti, oppure irritati, infine consapevoli che il “Corriere” è diventato come l’Arca di Noé: una specie di Democrazia Cristiana del giornalismo dove ci stanno dentro tutti coloro che di giornalismo cercano di campare.
Assai meno, in via Solferino, sono coloro che amano il “guru” Saviano, ai quali si aggiunge una minoranza cinica: se porta lettori (de sinistra) tanto meglio: più entrate e meno benefits che vengono tagliati. Così è stato accolto dalla redazione del “Corriere della Sera” l’arrivo di Saviano, l’ennesimo collaboratore. Arrivo che segue quelli, recenti, di D’Avenia (docente nel liceo del figlio di Cairo), Scurati, Veltroni (già direttore dell’Unità quando l’attuale n.1 del “Corriere”, Luciano Fontana, era un suo dipendente) e molti altri.
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Muti e attendisti molti giornalisti. Zittissimo il Comitato di redazione, che con l’editore aveva imbastito una trattativa per una trentina di ulteriori prepensionamenti: com’è che dal “Corriere” ce ne si deve andare, vengono cancellate le settimane corte arretrate, bisogna smaltire le ferie, è sospeso da anni “l’aggiornamento professionale”… e poi arrivano, uno dietro l’altro, gli amici degli amici? I soldi ci sono o non ci sono?
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Irritati (con tanto di passaparola) gli storici “corrieristi” principalmente per due motivi. Il primo: il direttore mostra, ancora una volta, la scarsa fiducia che ha nelle firme interne. Il giornale si sta trasformando in uno spazio di commento, ma il commento lo fanno sempre da fuori, gli altri. Secondo: Saviano tratta il “Corriere” come un tram con destinazione un programma su La7, la tv che ha sempre Cairo come proprietario. Per Cairo un doppio colpo: soffia a “Repubblica” una firma (o la nuova gestione di “Repubblica” se ne voleva liberare?) e lo spedisce sulla sua tv. Il “Corriere” è un tramite.
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Se tra i più giovani “digitalisti” del sito Corriere.it qualcuno crede effettivamente che Saviano sia un combattente per i diritti (eccome no! I suoi), e lui lo fa credere ricordando i tempi in cui faceva la gavetta al “Corriere del Mezzogiorno”, che sono gli stessi tempi in cui copiava da altri i brani di “Gomorra” come da sentenza della Cassazione (nell’articolo pubblicato oggi dallo stesso “Corriere” Saviano non ricorda, invece, e il giornalista nemmeno, quando attaccava gli opinionisti di via Solferino).
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Sovrana regna anche l’indifferenza. Molti sanno che il “Corriere” riesce a depotenziare anche le migliori carriere. Nel giro di un anno o due anche Saviano finirà nel tradizionale “cono d’ombra” in cui sono finiti in molti, ultimo Severgnini: Qualcuno chiamerebbe oggi Severgnini a dirigere un giornale? Tra un paio d’anni, pensano, qualcuno comprerà ancora i libri di Saviano? Sarà allora che li pubblicherà Solferino, un atto di “generosità” di Saviano (eccome no!)…
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