Dagoreport
MICHELE DE LUCCHI - PADIGLIONE UNICREDIT
A Milano dici architetto e risponde Michele De Lucchi. E’ automatico, una specie di riflesso pavloviano. E dire che qui si laureano il maggior numero di architetti del mondo e ci sono addirittura due facoltà di architettura, più di diecimila studenti ogni anno e non si sa quanti iscritti all’ordine.
Eppure… se si deve assegnare un progetto da committenza pubblica si evita il concorso affidando a uno sponsor privato l’incombenza. Così può scegliere direttamente l’architetto e chi sceglie? De Lucchi, naturalmente. Se invece la committenza è privata (i privati sono gli stessi sponsor pubblici, banche e industrie) si può scegliere l’architetto che si vuole. E chi si sceglie? Ma De Lucchi, ovviamente…
MICHELE DE LUCCHI
L’architetto di una parte della casa di Zoagli dell’aspirante sindaco di Milano, Giuseppe Sala, è il più amato, ma proprio amatissimo dall’élite meneghina. E’ il Figaro dei poteri forti.
Il presidente del Consiglio di sorveglianza di Intesa, “Abramo” Bazoli, per esempio, se vuole realizzare un museo aperto al pubblico in piazza Scala chi chiama? Ma De Lucchi, che gli costruisce un bar interno (non in funzione) a listelli di legno. E se invece vuole pensare lui al restauro di Casa del Manzoni, visto che il Comune si attarda, a chi affidare il rifacimento delle romantiche scaffalature? Ma a chi se non a De Lucchi.
MICHELE DE LUCCHI
Beh! Ma se invece il committente è il concorrente di Bazoli, l’Ad di Unicredit Ghizzoni, allora chiamerà qualcun altro per il Centro culturale Unicredit sulla nuova piazza Aulenti. E invece… ancora lui, Michele De Lucchi, che gli ha sparato un gigantesco uovo di legno.
Vabbé, uno dice…, sarà amico dei banchieri e ha imparato a progettare da un falegname, come Peter Zumothor. Ma mica solo i banchieri lo amano! Quando gli editori si sono trovati per lanciare Book city, con il notaio dalla cravatta rossa Piergaetano Marchetti (ex presidente RCS) in testa, a chi hanno affidato la struttura ricettiva di Book city? Ma a lui ovviamente, che ha progettato una capsula lignea che doveva ruotare per varie città ma più che altro è destinata a diventare una rovina d’autore, con qualcuno che chiederà di metterla in museo manco fosse l’Altare di Pergamo.
MICHELE DE LUCCHI - PADIGLIONE ZERO
Beh, ma almeno per Expo avranno chiamato qualcun altro, avranno fatto concorsi! Ma figuriamoci! Il Padiglione d’ingresso, il più importante, il Padiglione Zero – tra i pochi che dovrebbero rimanere – l’ha progettato ovviamente De Lucchi. Ha costruito delle collinette artificiali di listelli di legno dalle quali spunta un grande albero della vita.
Vabbé… ma c’erano tanti Padiglioni… Appunto: quello di Banca Intesa, va da sé, l’ha progettato De Lucchi. Il padiglione di Expo a Venezia, “Aquae Venezia 2015” per l’esposizione dedicata all'acqua, però, chi l’ha progettato? Ma sì che è ancora lui: Michelone De Lucchi, erede di tutti i designer milanesi messi insieme.
MICHELE DE LUCCHI - EXPO
Insomma, l’Alva Alto dei Navigli spunta dappertutto. Il Comune, però, avrà magnanimamente fatto in modo che anche altri architetti vincessero gli appalti! L’animo sensibile di Pisapia avrà provveduto. Infatti: chi ha curato l’allestimento della nuova sala della Pietà Rondanini al Castello Sforzesco?
Chi sarà mai? Ma certo che è lui, Michele De Lucchi, l’architetto dalla barba come Babbo Natale che ha disposto due panchine di legno per osservare la statua.
Melathron per Artemide di Michele De Lucchi
Si entra guardando il retro della statua (è la solita solfa del “non finito” michelangiolesco, ma non l’avrebbe esposta così nemmeno il padre del Purovisibilismo, Wollflin) e poi ci si siede in una cappella laica. Alla Pietà hanno tolto la base romana (messa in un angolo) in favore di un piedistallo grigio antisismico che andrebbe benissimo anche per la visita di Rohani (il piedistallo, non la statua di Michelangelo che, da nuova estetica nazionale, sarebbe da coprire).
michele de lucchi