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Chiara Maffioletti per il “Corriere della Sera” - Estratti
Quando era una bambina, Giuliana De Sio andava al cinema tutti i giorni. «Avevo la fortuna di averne uno nel mio palazzo e mia madre, malata di alcolismo, mi dava i soldi del biglietto. La cassiera mi conosceva e mi faceva vedere anche i film vietati. Erano ore bellissime, che passavo con Gassman, Volonté, Sordi, Mastroianni».
Non immaginando che, pochi anni dopo, avrebbe lavorato con loro. È diventata famosa di colpo, a 18 anni.
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«Ero fidanzata con Haber, mi ha spinta verso questa carriera. Si vanta di riconoscere i talenti, lo fa anche collezionando opere d’arte e alcune sono diventate quotate. Mi aveva convinta e in poco tempo ho fatto diversi film, diventando famosa. Lui poi rosicava, ma se lo dico si offende».
Se ne sarò fatto una ragione, no?
«Non so, ultimamente tutti i miei ex, compreso lui, fanno libri in cui parlano di me. Almeno usassero un nome finto... Comunque sia, non ero pronta al successo, mi vedevo brutta, incapace».
giuliana de sio francesco nuti
(...)
Lei? Ha un’immagine così forte e si sente insicura?
«È un’immagine a cui non crede più nessuno. Mi ponevo in quel modo, da donna dura, per darmi un tono, specie dopo aver attraversato gli inferni che ho attraversato. Io di me non ci ho capito proprio niente. Mi ritengo una disadattata che si adatta. Sono spaesata e non mi hanno aiutata gli analisti, gli amici o la famiglia, che non ho avuto».
La famiglia d’origine, dice.
«È stata inesistente. Mamma aveva i suoi problemi, papà se ne è andato subito. Io e mia sorella (Teresa De Sio, ndr ) non abbiamo avuto accudimento. E fa sorridere che ora a teatro, nello spettacolo Cose che so essere vere diretto da Valerio Binasco (domani debutterà al Franco Parenti di Milano, fino al 3), interpreti una madre iper accudente».
Lo spettacolo parla di famiglia e delle sue relazioni.
«È doloroso ma si ride anche. Il troppo attaccamento può essere disfunzionale e riguarda soprattutto le madri».
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Lei avrebbe voluto diventare mamma. Non è successo.
«Lo volevo, con ogni uomo che ho amato. Ho avuto due aborti, è andata così. Avevo studiato da mamma osservando le amiche: mi ero giurata che non avrei mai fatto divorare la mia vita da un bambino e io non avrei divorato la sua. Credo sarei stata brava. Ma non sono diventata mamma e non mi sono sposata. Sono una donna sola».
Si sente sola?
«Cerco di costruire una dimensione di famiglia nei gruppi di lavoro, specie a teatro dove si crea più intimità».
E con sua sorella? Come va?
«È l’unico legame famigliare che resiste. Ci vediamo spesso se sono a Roma: lì abitiamo nella stessa via. Più che il punto fermo, siamo il punto infermo l’una dell’altra».
DE SIO TROISI
Anni fa ha rischiato la morte per un’embolia polmonare.
«Era il 2012: ho sentito la morte che mi attraversava. L’ho proprio toccata con mano: un evento potentissimo».
Chi aveva al suo fianco lì?
«I dottori. Non è vero, c’è stato un inaspettato pellegrinaggio di persone, alcune che non vedevo da tempo. Bello».
Si sente abbandonata dal cinema e dalla tv?
«Sì, certo. Da dieci anni più nessuna chiamata. Mi resta una lacrima dentro. Eppure una bella serie, un bel film, con registi bravi, li farei».
Mai pensato di diventare lei la brava regista?
«Monicelli ripeteva sempre che lo sarei diventata, ma io non farei mai questo attestato di stima verso me stessa».
Sempre per l’insicurezza di cui parlava prima?
«Ho la sindrome dell’impostore. Credo vada di pari passo con una certa onestà intellettuale. Nello sport i più bravi sono quelli che corrono di più o fanno più gol. Ma per noi come si stabilisce il talento?».
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Forse ci sarebbe voluta una mamma che le dicesse quanto era brava, non pensa?
«Sì, forse serviva quello. Invece la mia, quando avevo la febbre, mi diceva che recitavo, che cercavo solo attenzioni».
Le sue parole svelano una persona profonda e delicata. Come ha vissuto la fama di essere una donna tanto dura?
«Si è detto per anni che avessi un carattere impossibile e non so il perché. Ma so che a 19 anni andavo da uno psicanalista non avevo paura dirlo. Lì, forse, sono stata bollata come una nevrotica».
Nella sua vita ha fatto mille incontri. Mastroianni?
«In un film di Petri, Le mani sporche , ho fatto mille ciak di un nostro bacio: avevo la sensazione di baciare il cinema. Ero diventata sua amica: era un vero romano cinico che non faceva altro che sdrammatizzare la sua immagine di superstar e di strafico».
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Si era presa una cotta?
«... no una cotta no...».
Anche perché c’era Petri, il suo grande amore, a girare...
«Ecco, appunto. Grazie a lui sono cresciuta moltissimo».
È morto mentre lei girava «Scusate il ritardo», di Troisi.
«Massimo mi volle nonostante gli avessi detto della malattia di Petri. Quando Elio morì, per giorni non tornai sul set, creando enormi difficoltà che non mi fece pesare».
Ha 67 anni, ne dimostra molti meno. Come vive l’età?
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«Sembro più giovane: sono minuta, peso 48 chili... Curo il viso: se esiste un po’ di bellezza va preservata. Ma non sono vecchia. E non lo sarò mai».
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