1 - PANDORA PAPERS E PARADISI FISCALI: COSÌ L’ITALIA HA PERDUTO 12 MILIARDI DI TASSE
Claudio Del Frate per www.corriere.it
PANDORA PAPERS
Il caso dei «Pandora papers», vale a dire l’esistenza di architetture finanziarie che consentono a società e privati di pagare meno tasse del dovuto, ha riproposto un dilemma al quale fino a oggi non è stata trovata soluzione: la cosiddetta «elusione fiscale».
PANDORA PAPERS
Vale a dire, meccanismi perfettamente legali ma che tradotti nella realtà provocano diseguaglianze e ingenti perdite di gettito a numerosi Stati. Meccanismi il cui pilastro è, da sempre, l’esistenza di «paradisi fiscali»: Stati che applicano una tassazione «benevola» a chi trasferisca anche solo formalmente il domicilio sul loro territorio. In seguito a questa falla tutti i Paesi pagano un prezzo elevato. Italia compresa, Vediamo quanto.
PANDORA PAPERS
Tax Justice Network è una ong basata a Londra che monitora proprio questo fenomeno. Il suo ultimo report indica che i «paradisi fiscali» hanno sottratto in un anno agli altri Paesi profitti pari a 427 miliardi di dollari, pari a un gettito fiscale di 166 miliardi di dollari.
Ad approfittare di questi escamotage (far figurare che i profitti sono stati realizzati offshore, anziché nello Stato in cui effettivamente vengono accumulati) sono innanzitutto grandi multinazionali, a cominciare dai giganti del web nei confronti dei quali da anni si parla dell’applicazione di una tassa ad hoc. L’Italia ha visto sparire in questa «botola» tasse per 12,4 miliardi, oltre 8 dei quali maturate da società, il resto da privati.
PANDORA PAPERS - RE ABDULLAH II
Sempre Tax Justice network ha stilato la classifica dei paradisi fiscali più attrattivi, in base a una serie di parametri (basse aliquote, segretezza, servizi alla clientela, facilità di domicilio). Al primo posto figurano le Isole Cayman (che hanno «drenato» da sole 70 miliardi) seguite da Gran Bretagna (con 42 miliardi), Paesi Bassi e Lussemburgo.
Il principale mezzo di contrasto mezzo in campo contro la volatilità fiscale è lo scambio automatico delle informazioni tra governi. L’Ocse ha elencato 97 Stati che aderiscono a tale patto, che ha portato a mettere sotto la lente d’ingrandimento 84 milioni di conti basati nei paradisi.
2 - PANDORA PAPERS, MONICA BELLUCCI ATTRICE. SOCIETÀ OFFSHORE PER I DIRITTI D’IMMAGINE
monica bellucci under suspicion
Anche Monica Bellucci è registrata nei Pandora Papers con nome, data di nascita, numero di passaporto e cittadinanza: «italiana». I fiduciari dello studio Alcogal di Panama City la schedano come beneficiaria di una offshore delle Isole Vergini Britanniche, chiamata Kloraine Limited. E scrivono, nella corrispondenza interna, che «la società serve a gestire, come licenziataria, i diritti d’immagine dell’attrice Monica Bellucci».
La offshore ha operato dal 2011 al 2015, gli anni di cui i fiduciari chiedono i bilanci agli amministratori. Nelle carte si parla anche di un trust familiare, non identificato, che però non rientra nelle attività offshore.
L’unica operazione registrata nelle carte dello studio Alcogal è quella compiuta nello stesso paradiso fiscale dove ha sede la società: il riscatto delle quote di un fondo d’investimento delle British Virgin Islands, per una somma imprecisata. Dopo il 2015 la offshore sparisce dagli archivi: probabilmente è stata chiusa e cancellata.
monica bellucci agents secrets
L’attrice italiana è la prima celebrità che ha risposto, già in settembre, alle domande dell’Espresso, chiarendo: «Sono fiscalmente residente in Francia da numerosi anni ed in regola con i miei obblighi tributari, tanto in Francia quanto all’estero. Atteso che la mia attività professionale mi consente di poter lavorare in tanti altri Paesi, i redditi che percepisco sono oggetto di una tassazione locale e di una tassazione in Francia, in conformità con le leggi e convenzioni vigenti fra questi Stati e senza nessuna interposizione di società di comodo “offshore”».
monica bellucci asterix & obelix missione cleopatra 2
Con queste parole, Monica Bellucci non smentisce di aver posseduto una offshore in passato. E non precisa come si sia conclusa un’indagine del fisco francese che riguardava anche un conto bancario trasmesso a Parigi dalle autorità svizzere.
La sua risposta fa però capire che l’attrice ha da tempo regolarizzato la sua posizione pagando tutte le tasse dovute. E ha liquidato la sua società estera diversi mesi prima che l’inchiesta Panama Papers, nel 2016, creasse il primo effetto-scandalo sulle offshore.
Pur preoccupata per la diffusione sui media delle notizie che la riguardano, Monica Bellucci ha ringraziato L’Espresso per averle dato l’opportunità di spiegare la sua posizione in anticipo, prima di pubblicare l’articolo, e ha elogiato il giornalismo d’inchiesta.
3 - PANDORA PAPERS, MARIA GABRIELLA DI SAVOIA. SOCIETÀ OFFSHORE PER LA FIGLIA DI UMBERTO II
maria gabriella di savoia
Tra i vip italiani che si sono avventurati nel pianeta offshore c’è anche la principessa Maria Gabriella di Savoia, figlia dell’ultimo Re d’Italia. È registrata come azionista di una società di Panama, Toga Finance. Una cassaforte estera a tassazione zero costituita nel 2008, che è rimasta attiva per 12 anni.
È stata messa in liquidazione nel 2020, dopo alcuni mesi di sospensione dell’attività. A gestirla erano i fiduciari svizzeri della Fidinam, una riservatissima società di consulenze legali e fiscali fondata da celebri avvocati ed ex magistrati di Lugano.
Che per creare quella offshore si sono rivolti allo studio Alcogal di Panama City, uno dei 14 offshore provider (fabbriche di società anonime) da cui provengono i documenti finora tenuti segreti dei Pandora Papers.
maria gabriella di savoia
Contattata dall’Espresso, la principessa di Savoia ha risposto al telefono dalla sua residenza svizzera. Tranquilla, cordiale, ha chiacchierato di giornalismo («Conoscevo Montanelli»), ma della società panamense non ha parlato, spiegando: «Guardi, io non so niente di questioni fiscali».
Una dichiarazione poi riconfermata per email, dopo aver ricevuto dall’Espresso una scheda con domande dettagliate: «Non sono in grado di rispondere, in quanto non ho alcuna conoscenza in materia di finanza e investimenti».
Con questa risposta, la principessa di Savoia, registrata nei Pandora Papers con il nome in lingua francese, Marie Gabrielle, non chiarisce se quella offshore sia stata dichiarata alle autorità italiane o svizzere, il Paese dove vive.
roberto di meo e maria gabriella di savoia
E non precisa quali beni e investimenti abbia gestito, in 12 anni di attività, la sua società di Panama. Dove i professionisti di Alcogal si sono limitati a creare la offshore, cioè a fabbricare la cassaforte. Il suo contenuto, le ricchezze custodite in quella società esotica, le conoscono solo i gestori fiduciari della Fidinam, che hanno lavorato in totale segretezza per molti altri vip italiani, come risulta dai Pandora Papers.
Maria Gabriella di Savoia è residente da anni in Svizzera e probabilmente non deve nulla al fisco italiano. La famiglia reale fu bandita dall’Italia nel 1948, dopo la caduta del fascismo e la fine della monarchia: l’esilio è finito grazie a un’apposita riforma costituzionale del 2002. Cambiare la Costituzione, però, non è bastato a riportare in Italia anche le tasse.