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    I NO-VAX NON SOLO METTONO A RISCHIO LA NOSTRA VITA: CI COSTANO ANCHE UN SACCO DI SOLDI – IL PREZZO DI UN RICOVERO IN RIANIMAZIONE DI UN NON IMMUNIZZATO PUÒ ARRIVARE FINO A 4 MILA EURO AL GIORNO  – NUOVA STRETTA SUI NON VACCINATI: AL SUPERMERCATO POSSONO COMPRARE SOLO "BENI PRIMARI". E IN QUESTURA POSSONO ANDARE MA SOLO PER PRESENTARE UNA DENUNCIA, NON PER RINNOVARE IL PASSAPORTO. CI SARANNO CONTROLLI A CAMPIONE…


     
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    Da open.online

     

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    Quanto costa curare un No vax? Mentre cominciano a scarseggiare i farmaci utilizzati contro Covid-19 e metà dei preparati finisce nella cura ai non vaccinati, c’è chi fa i conti in tasca alle terapie intensive e ai reparti ordinari degli ospedali. Per scoprire che oggi il ricovero in rianimazione di un non immunizzato arriva a costare fino a 4 mila euro al giorno. E la distinzione non è casuale, visto che nei vaccinati che finiscono in nosocomio il decorso della malattia è invece più breve e benigno (e quindi meno costoso).

     

    «Usiamo molte risorse per i non vaccinati, completamente esposti al virus – dice oggi a La Stampa il dottor Sergio Livigni, coordinatore dell’area sanitaria ospedaliera del Dirmei e direttore del dipartimento Dea Asl Città di Torino -: monoclonali, antivirali, antinfiammatori. Va da sé che dobbiamo trattare tutti, senza eccezioni».

     

     

    Il prezzo di un ricovero

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    Il ricovero di un non immunizzato in rianimazione costa fino a 4 mila euro al giorno, spiega Livigni. Ma è una cifra variabile in base a una sommatoria di fattori: «Se si tratta di intubarlo, o di ricorrere alla Ecmo, la circolazione extracorporea, i costi lievitano in misura sensibile».

     

    Per chi è immunizzato invece «il decorso è più breve e benigno, rari i ricoveri in terapia intensiva». Dei 142 ricoverati nelle terapie intensive piemontesi oltre il 70%, dunque più di 100 – è senza vaccino. Il loro costo, calcola il quotidiano, si aggira intorno ai 450 mila euro al giorno. Per la sola regione Piemonte, s’intende. Mentre scarseggiano anche i medicinali: Sotrovimab, l’unico anticorpo monoclonale che agisce contro Omicron, arriva con il contagocce.

     

     

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    Altrimenti ci sono gli antivirali, che comunque non hanno valore preventivo e vanno somministrati entro pochi giorni dalla comparsa dei sintomi: «La prima indicazione è sempre il Sotrovimab, le seconda è il Remdesivir, per i profili a basso-medio rischio prescriviamo il Molnupiravir», dicono i dottori piemontesi. Da ultimo, si lavora a un anticorpo monoclonale con impiego preventivo, alla pari dei vaccini, che aprirebbe nuove prospettive. Un altro contributo arriverà dal vaccino aggiornato che Pfizer sta mettendo a punto contro Omicron: «In tutti i casi, nel prossimo futuro si tratterà di capire in chi e come questa variante può fare danni. Sarà l’elemento condizionante».

     

    Il prezzo indiretto

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    Nell’ottobre scorso anche Altems, ovvero l’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari (Altems) dell’Università Cattolica, aveva calcolato il costo dei ricoveri dei non vaccinati ricoverati per il Sistema Sanitario Nazionale. Il prezzo giornaliero di un ricovero in area medica si stimava in 709 euro, quello in terapia intensiva in 1.680. In totale, il no al vaccino costava fino a 70 milioni di euro al mese.

     

    Alessandro Vergallo, presidente di Aaroi-Emac, a cui fanno capo i medici anestesisti e rianimatori, aveva stimato che la spesa corre a causa di costi diretti e indiretti: «C’è un costo di default, che è una sommatoria di logistica, reparti che fanno da supporto, personale, numero di posti letto occupati. In linea generale possiamo calcolare circa mille euro a paziente al giorno. Ma parliamo solo di costi diretti, riferiti a un sistema sanitario non in affanno. Poi ci sono quelli indiretti, dovuti a rallentamenti, trasferimenti, attivazione di nuovi posti letto, aumento delle liste d’attesa».

     

     

     

    I NO VAX AL SUPERMERCATO

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    Da huffingtonpost.it

     

     

    Senza il green pass si potrà andare agli ipermercati per fare la spesa ma non sarà consentito acquistare beni non primari. O si potrà andare in Questura, ma solo per presentare una denuncia e non per rinnovare il passaporto.

     

    Con 5 Regioni che hanno già dati da zona arancione - Abruzzo, Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Lazio - e altre due (Liguria e Marche) e la provincia di Trento ad un solo punto percentuale dal superamento della soglia critica nelle terapie intensive e nei reparti ordinari - il governo chiude il Dpcm con l'elenco dei servizi e delle attività essenziali per accedere alle quali non servirà il certificato verde introducendo la possibilità che anche in questi contesti vengano effettuati dai titolari dei negozi controlli a campione, per evitare che la norma possa essere aggirata dai no vax.

     

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    E l'esecutivo potrebbe anticipare a questa settimana la semplificazione delle norme sulla gestione delle quarantena nelle scuole, intervenendo con una revisione delle attuali regole, mentre non impugnerà - lo ha garantito il ministro dei Traporti Enrico Giovannini - le ordinanze di Sicilia e Calabria in base alle quali si potranno prendere i traghetti che attraversano lo stretto di Messina con il pass base e non con quello rafforzato come previsto dalla legge per tutti i mezzi di trasporto.

     

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    Nella bozza del Dpcm che il presidente del Consiglio Mario Draghi firmerà nelle prossime ore si ribadisce che "nell'attuale contesto emergenziale" le uniche attività esentate possono essere "solamente quelle di carattere alimentare e prima necessità, sanitario, veterinario, di giustizia e di sicurezza personale". Un elenco che non si discosta da quello circolato nei giorni scorsi e dal quale viene confermata l'esclusione delle tabaccherie: per comprare le sigarette servirà il green pass.

     

    Per soddisfare le "esigenze alimentari e di prima necessità" si potrà dunque accedere oltre che nei negozi di alimentari anche in quelli "non specializzati", ma "con prevalenza di prodotti alimentari e bevande" come ipermercati, supermercati, discount, minimercati e altri esercizi di "alimentari vari", mentre sono escluse le enoteche in cui è possibile anche bere e mangiare. Consentito accedere senza il pass anche dai benzinai, nei negozi che vendono legna, pellet e ogni tipo di combustibile per uso domestico e per il riscaldamento, "esercizi specializzati e non in articoli igienico-sanitari", farmacie, parafarmacie e altri articoli "specializzati per la vendita di articoli medicali, ortopedici e di ottica anche non soggetti a prescrizione medica".

     

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    Quanto alle esigenze di salute, nella bozza si legge che "è sempre consentito l'accesso per l'approvvigionamento di farmaci e dispositivi medici e, comunque, alle strutture sanitarie e sociosanitarie nonché a quelle veterinarie per ogni finalità di prevenzione, diagnosi e cura".

     

    Senza il pass si potrà andare inoltre negli uffici delle forze di polizia e in quelli delle polizie locali per "assicurare lo svolgimento delle attività istituzionali indifferibili", "di prevenzione e repressione degli illeciti" nonché per denunciare un reato o chiedere un intervento a tutela dei minori. Confermata, infine, anche la possibilità di entrare negli uffici Postali e nelle banche ma solo per riscuotere "pensioni o emolumenti non soggetti ad obbligo di accredito".

     

    Le misure saranno in vigore dalla data di efficacia del Dpcm e comunque non oltre il 1 febbraio, quando scatterà l'obbligo del pass per negozi, banche, poste e uffici pubblici. Data in cui cambierà anche la durata del green pass - che passerà da 9 a 6 mesi - e finiranno una serie di divieti introdotti con il decreto della vigilia di Natale: senza una proroga, infatti, non sarà più obbligatoria la mascherina all'aperto in zona bianca, sarà possibile tornare a organizzare feste e riapriranno le discoteche, tutte misure che scadono il 31 gennaio.

     

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    Prima che si aprano le votazioni per il nuovo presidente della Repubblica, il governo potrebbe rimettere mano anche alla questione delle quarantene a scuola Il ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi ha visto a palazzo Chigi il premier e sul tavolo, secondo quanto si apprende, ci sarebbe la revisione dei tempi della quarantena - sulla quale però la comunità scientifica non è d'accordo - e nuove disposizioni sui tamponi per gli studenti.

     

    I provvedimenti, già discussi in queste ore dai tecnici e che potrebbero approdare al Cdm delle prossime ore, punterebbero a semplificare il sistema: tra le ipotesi al momento c'è una riduzione dei giorni di quarantena e dei tamponi ma solo in determinate condizioni e con una distinzione tra vaccinati e non. Si sta inoltre lavorando per trovare il modo di fornire le mascherine Ffp2 agli studenti di medie e superiori che si trovano in regime di autosorveglianza.

     

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