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    CHE SUCCEDE CON LA REVOCA AI BENETTON? – IL GIORNO DOPO VANNO IN DEFAULT 10 MILIARDI DI DEBITI CHE AUTOSTRADE HA NEI CONFRONTI DI BANCHE E MERCATO, A MENO CHE NON SE LI ACCOLLI LO STATO OLTRE ALLA QUOTA DI ATLANTIA IN ASPI. POI CI SONO 5,5 MILIARDI DI BOND GARANTITI DA ASPI E ALTRI 5 DI DEBITI PROPRI. TOTALE: 20 MILIARDI - SENZA CONSIDERARE GLI STRASCICHI LEGALI,  7,5 MILIARDI DI INVESTIMENTI E 7MILA DIPENDENTI CHE RISCHIANO DI RIMANERE A PIEDI 


     
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    carlo bertazzo carlo bertazzo

    1 – ATLANTIA NON CI STA: “SCENDIAMO SOTTO IL 51% MA RESTIAMO NELLA SOCIETÀ”

    Estratto dell’articolo di Giovanni Pons per “la Repubblica”

     

    (…) Che cosa significherebbe una revoca per Aspi e Atlantia?

    Bertazzo: "Se si applica l'art.35, dal giorno dopo vanno in default i 10 miliardi di debiti di Aspi nei confronti di banche e mercato, sempre che lo Stato non se li voglia accollare. Atlantia ha poi 5,5 miliardi di bond garantiti di Aspi più altri 5 miliardi di debiti suoi. Quindi nel complesso andrebbero in default circa 20 miliardi di prestiti, più tutti i crediti commerciali".

     

    Tomasi: "Non si capisce quale sarebbe l'interesse del Paese nel caso di una revoca. Investimenti per 7,5 miliardi già cantierabili verrebbero buttati alle ortiche, il nuovo concessionario dovrebbe ripartire da zero. I 7.000 dipendenti sarebbero a rischio e si aprirebbe un contenzioso che durerebbe anni. La nostra proposta invece è nell'interesse del Paese".

     

    roberto tomasi autostrade per l'italia roberto tomasi autostrade per l'italia

    2 – PER LA SOCIETÀ NON CI SONO PIÙ MARGINI: «ACCOLTE TUTTE LE RICHIESTE DEI MINISTERI»

    Andrea Bassi per “il Messaggero”

     

    Autostrade e Atlantia attendono una risposta alla proposta inviata al governo per chiudere il contenzioso sul rinnovo della concessione sorto dopo il crollo del Ponte Morandi.

     

    Ma, come ha spiegato Gianni Mion, il presidente di Edizione, la holding della famiglia Benetton che controlla il gruppo autostradale, c'è ormai la convinzione che il governo voglia andare alla revoca. Quella di Autostrade, ha detto Mion, «è una proposta seria» ma, ha aggiunto, «non sono ottimista».

    GIANNI MION GIANNI MION

     

    Eppure, di fatto, il gruppo ha accettato in toto le proposte fatte direttamente dal governo. Autostrade lo ha scritto nero su bianco nella lettera inviata a Palazzo Chigi, al Tesoro e al ministero delle infrastrutture.

     

    L'ultimo incontro tra Autostrade e il governo c'è stato il 9 luglio. In quell'occasione, spiega la società, sono stati rappresentati dal governo «i contenuti di un accordo per la positiva conclusione condivisa della procedura di contestazione».

     

    Per il governo, insomma, i 3,4 miliardi di risarcimento, l'abbassamento delle tariffe e l'accettazione del nuovo metodo di calcolo delle tariffe, avrebbero messo fine al contenzioso. Proprio per chiudere la controversia, e nonostante le incertezze su diversi aspetti dell'accordo, Autostrade ha deciso di accettare totalmente l'impostazione del governo «a fronte della positiva conclusione concordata del procedimento in oggetto».

    genova ponte morandi genova ponte morandi

     

    Il patto insomma era chiaro. Se la società avesse firmato la resa incondizionata, il procedimento di revoca sarebbe venuto meno. Anche perché il gruppo controllato da Benetton, ritiene ormai di aver cambiato pelle rispetto a quello di un anno e mezzo fa. È stato oggetto di una profonda trasformazione, che ha portato a cambiare il 30% del management e a introdurre strumenti più stringenti di controllo.

     

    I MECCANISMI

    giuseppe conte paola de micheli giuseppe conte paola de micheli

    Eppure, come teme Mion, tutto questo potrebbe non bastare a evitare la revoca. I grillini hanno dato una sorta di ultimatum a Palazzo Chigi su Autostrade: o i Benetton escono dal capitale completamente, oppure c'è la revoca.

     

    Nella lettera inviata, Aspi si è detta disponibile a proporre alla controllante Atlantia un aumento di capitale per favorire l'ingresso di nuovi soci. E la stessa Atlantia, sin dal 6 febbraio scorso, si è resa disponibile all'ingresso di nuovi soci pubblici e privati. Ma Atlantia non ha nessuna intenzione di uscire completamente dal capitale di Autostrade.

     

    LUCIANO BENETTON LUCIANO BENETTON

    La discesa massima possibile, al momento, sarebbe dall'attuale 88% al 37%, in modo che congiuntamente con gli altri due soci di minoranza, i cinesi di Silk Road e Appia Investments, i vecchi soci siano comunque sotto il 50% della società. A entrare dovrebbe essere una cordata di nuovi soci pubblici e privati: la Cdp, alcune Casse di previdenza, Poste Vita. L'investimento, una volta definita la concessione, è comunque interessante.

     

    L'ingresso avverrebbe con un aumento di capitale, in modo da permettere la diluizione di Atlantia e degli altri soci senza passaggi di denaro. Ma ci sarebbe anche un'altra ipotesi che starebbe prendendo piede nelle ultime ore.

     

    il crollo del ponte morandi a genova il crollo del ponte morandi a genova

    Lo Stato potrebbe entrare con una quota minoritaria, in modo da contenere di molto l'esborso per l'ingresso nella società, ma avere poteri di governance o aderire a patti para sociali che consentano allo Stato di dettare la linea nella società. In questo caso l'ingresso potrebbe essere anche direttamente del Tesoro. Cdp del resto, prima di intervenire ha bisogno della certezza che l'investimento in Autotrade, con il nuovo piano tariffario, non solo sia sostenibile, ma che sia anche profittevole, considerando che i soldi investiti nel gruppo sarebbero quelli dei risparmiatori postali.

    i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova i meme sui benetton e il crollo del ponte di genova

    CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA CROLLO DEL PONTE MORANDI A GENOVA

     

     

    L'ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUI BENETTON L'ARTICOLO DEL NEW YORK TIMES SUI BENETTON

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