Estratto dell’articolo di Goffredo Buccini per il “Corriere della Sera”
cetto la qualunque
Quanto vale un voto? «Una bombola del gas» per la massaia di Grumo Appula che però offriva in cambio tutti gli amici del figlio «da far votare» e il rampollo in persona come «rappresentante di lista». Fino a 50 euro, «quattro di noi in famiglia e facciamo magari duecento», per il pensionato di Triggiano che assoggettava i suoi cari alla «formula di controllo», la combinazione preordinata sulla scheda tra nomi, cognomi e simboli.
A quanto è quotato il fondamentale diritto democratico di ogni cittadino? Quanto una bolletta pagata, quanto un buono spesa, un cambio gomme, quanto un brevissimo sospiro di sollievo. Le storie di corruzione elettorale di questi giorni dalla Puglia e dal Piemonte ci raccontano innanzitutto una realtà nella quale è tradito il minimo patto di decenza tra eletto ed elettore: tu mi voti e io ti garantisco almeno servizi standard da Paese civile, per esempio ospedali efficienti.
CETTO LA QUALUNQUE VS BERLUSCONI - VIDEO MEME GRANDE FLAGELLO
Nel nostro mondo alla rovescia il rapporto subisce una torsione perversa, la sanità non funziona più ma, se tu mi voti, io ti faccio saltare la fila di settimane o mesi che ti toccherebbe magari per un’analisi salvavita. Nulla di nuovo sotto il sole, certo, nell’Italia del comandante Lauro e delle sue scarpe sinistre in omaggio prima delle elezioni (le destre a seggio conquistato). In tempi recenti nelle terre di Matteo Messina Denaro il tariffario elettorale fissava un voto a 50 euro e un pacchetto da 500 con lo sconto, a soli quindicimila euro (rateizzabili: duemila prima e tredicimila in caso di successo alle urne, un affarone).
anita maurodinoia
Mafia, camorra e ’ndrangheta campano di voto di scambio dallo sbarco degli americani in Sicilia. E Roberto Saviano ricorda che da ragazzino il voto dalle sue parti valeva un posto di lavoro: in ospedale, al Comune, magari alle Poste. Bei tempi, verrebbe da dire, se non suonasse grottesco.
Perché gli scandali di oggi e il loro tariffario di minima sopravvivenza ci raccontano anche una parte d’Italia così impoverita e spaventata da considerare merce da baratto tutto ciò che ha; e prezzo accettabile tutto ciò che può raccattare: quell’Italia che non arriva alla quarta settimana del mese e forse neanche alla terza. […]
Per chi s’arrangia con la pensione minima o con 500 euro di mensile in nero o ha cominciato a fare la coda alla Caritas dopo una vita di precarietà, quei 50 euro o meno, allungati dagli spacciatori di politica, possono essere una tentazione molto forte. Per chi trema aprendo la cassetta della posta a fine mese una bolletta assicurata è una boccata d’ossigeno preziosa quanto la bombola del gas della signora di Grumo Appula. […]
sandro cataldo
Tuttavia, una seconda faccia del tableau ci appare persino più inquietante: essa consiste nell’abbattimento del valore del voto, dietro il quale una porzione sempre maggiore di italiani non riesce più a cogliere il profilo di un’idea, di una visione o almeno di un’appartenenza. […]
E questa mancanza di senso non può che interpellare direttamente la classe politica della Repubblica. Quei leader e quei capipartito impegnati a screditarsi a vicenda da ogni tribuna dovrebbero cominciare a porsi la domanda inversa, prima che sia troppo tardi: come riaccreditarsi, tutti insieme, nel cuore degli italiani. Solo loro alla fine potranno dirci quanto varrà domani un voto: se un caffè pagato al bar di Triggiano o tutta la nostra libertà.
anita maurodinoia michele emiliano