Marco Antonellis per affaritaliani.it
nicola zingaretti giuseppe conte
Per una strana eterogenesi dei fini il piano della task force redatto dall'ex numero uno di Vodafone sta mandando la maggioranza in frantumi: piace poco o nulla alle forze che compongono la maggioranza di governo (per giunta tra mille distinguo) e riceve invece i favori dell'opposizione (a Salvini e Berlusconi è piaciuto molto):
insomma, per Conte il piano Colao (due mesi di lavoro e 121 pagine) si sta rivelando un vero e proprio boomerang peraltro di difficilissima gestione: non si sa ancora che farne ed in che termini utilizzarlo in vista degli Stati Generali. Il punto, fanno notare uomini vicini al dossier, è che quando si è scelto di attivare la task force si era in piena emergenza sanitaria Covid e nessuno poteva immaginare che successivamente si sarebbero attivati gli Stati Generali.
VITTORIO COLAO
Morale della favola: ora il piano Colao non serve più, è a tutti gli effetti un doppione ma ufficialmente non si può dire e bisognerà comunque trovargli una collocazione. L'accusa che arriva direttamente da fonti della maggioranza è che si sono messe in piedi troppe task force senza fare prima un'attenta valutazione politica dei pro e dei contro.
I ragionamenti che si fanno tra i dem (a proposito: oltre a Gualtieri nemmeno Zinga sapeva nulla dell'idea contiana di convocare gli Stati Generali) sono durissimi: "Facciamo questo sceneggiata se proprio la dobbiamo fare ma poi il governo cambi immediatamente passo altrimenti dopo l'estate verremo travolti dalle proteste della gente". Parole che certamente non saranno apprezzate dalle parti di Palazzo Chigi.
Nel frattempo Conte non ha ancora deciso se invitare Colao alla kermesse: tropo alto il rischio che gli rubi la scena e troppo alto il rischio che con il suo piano finisca per mettere in luce debolezze e ritardi del governo (che non ne ha mai particolarmente apprezzato il lavoro "annacquando" la commissione sin dall'inizio) o che possa addirittura essere strumentalizzato e cavalcato dall'opposizione.
giuseppe conte nicola zingaretti 1
Insomma, per il governo il rischio boomerang è dietro l'angolo. Ma per il Premier i problemi non finiscono qui: circolano con insistenza ipotesi di intese tra Dario Franceschini, Matteo Renzi e Luigi Di Maio per sostituire Conte a Palazzo Chigi con un ministro attualmente in carica (Franceschini o Guerini) mantenendo lo stesso perimetro di maggioranza.
I rapporti tra Franceschini, Renzi e Di Maio sono sempre più stretti con il Ministro degli Esteri che sente spessissimo anche il capogruppo di Italia Viva Ettore Rosato.
di maio guerini
Persino la lettera firmata dal Premier con il leader spagnolo Sanchez per la riapertura dell'area Schengen è piaciuta molto poco ad alcuni autorevolissimi membri del governo. Fonti diplomatiche la riassumono così:
l'idea è nata dalla Spagna che dopo averla proposta a Francia e Germania per la firma (e averne ricevuto un rifiuto) l'ha proposta all'Italia che ha invece accettato di firmarla.
"Ma così, legandoci alla Spagna, diamo l'idea di giocare in serie B". Insomma, Francia e Germania l'hanno bocciata mentre Conte l'ha firmata in cambio dell'appoggio spagnolo nella battaglia per il Recovery Fund. Come se la Spagna in Europa contasse qualcosa, concludono le medesime fonti.
Colao VITTORIO COLAO