Estratto dell’articolo di Cesare Zapperi per corriere.it
schlein bonaccini
«Siamo tutti orgogliosamente parte della stessa squadra». Elly Schlein gioca la carta dello spirito di corpo per chiudere il discorso con cui, mettendo sul tavolo tutti i possibili temi condivisi (dal salario minimo alla sanità pubblica), cerca di vincere le resistenze, quando non l’ostilità seppur garbata, della platea di «Energia popolare», l’area del Pd (per alcuni una vera e propria corrente) che si riconosce in Stefano Bonaccini e che si è riunita a Cesena per una prima vera chiamata alle armi dopo la sconfitta, per molti imprevista, alle primarie.
La segretaria sa di dover lavorare su due fronti: quello esterno, con la battaglia nei confronti del governo Meloni e della coalizione di centrodestra, e quello interno, con una «minoranza» che anche nella accaldata Fiera cesenate non le risparmia stilettate dolorose e la accoglie con un tiepidissimo applauso.
bonaccini schlein
A chi le dice che «bisogna definire il nostro profilo» (Matteo Ricci), che «non siamo un movimento ma un partito» (Elisabetta Gualmini), che «la radicalità non è massimalismo» (Valeria Valente), che «la sconfitta alle elezioni non è stato un episodio sfortunato perché gli elettori ci detestano e dobbiamo trovare parole nuove per riavviare il dialogo» (Antonio Decaro), la leader dem replica, sottolineando ripetutamente la convergenza con «Stefano», con l’invito a lavorare sui fronti del salario minimo, della sanità e della scuola pubblica, del diritto alla casa, della lotta contro l’Autonomia di Calderoli, della precarietà. «Apprezziamo il valore del nostro pluralismo, altri invece inseguono il modello dei partiti personali» sottolinea Schlein.
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All’assemblea di «Energia popolare» insieme a figure storiche dell’ala riformista come Piero Fassino, Emanuele Fiano, Simona Malpezzi, Pina Picierno (e tanti altri, come Piero De Luca), è intervenuto anche l’ex sindaco di Lodi Simone Uggetti, travolto da un’inchiesta e poi assolto dopo sette anni di processi. Una vera standing ovation ha accolto i suoi affondi: «Sulla giustizia il Pd ha una subalternità culturale che non mi piace. Quando i magistrati sbagliano bisogna avere il coraggio di dirlo». Parole che hanno scatenato la platea così come quando lo stesso Uggetti ha invitato il partito a vincere la sindrome anti-renziana. È stato come una sorta di richiamo della foresta per tanti che da quella stagione faticano a stare nel Pd.
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