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    QUANTO DURA LA MELONI? ISOLATA A BRUXELLES, CON UNA MANOVRA "CON POCHI SOLDI" ALLE PORTE, LA SORA GIORGIA TEME CHE IL BOTTO SIA DIETRO L’ANGOLO E VIVE CHIUSA NEL BUNKER DI PALAZZO CHIGI CON LA SORELLINA ARIANNA E LO SCUDIERO FAZZOLARI. SOFFRE IL PRESSING DI FORZA ITALIA E LA CONCORRENZA DI SALVINI. LA PRESENZA DI MARINE LE PEN DOMENICA A PONTIDA, ALLA FESTA DELLA LEGA, NON È VISTA COME UNA CORTESIA. IN VISTA DELLE EUROPEE CRESCE L’ALLARME VOTI: PER QUESTO GIORGIA MELONI CHIEDERA’ A ORBAN DI UNIRSI AI CONSERVATORI – LA CRONACA DELL'ASSEMBLEA DI FDI CON LA BATTUTA DI RAMPELLI: “NON FACCIO NESSUNA CORRENTE, GIORGIA HA SEMPRE FATTO PARTE DELLA MIA” – DAGOREPORT


     
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    https://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/salvini-che-sfancula-tajani-meloni-che-infinocchia-salvini-tajani-che-366856.htm

     

     

    MELONI ALL'ASSEMBLEA DI FDI

    Estratto dell'articolo di Simone Canettieri per il Foglio

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    giorgia meloni assemblea fdi giorgia meloni assemblea fdi

    Fabio Rampelli, arrivato in motorino, fa un discorso tondo, rivendica d’essere stato il cofondatore del partito, si scrolla l’etichetta di oppositore interno, elogia Arianna Meloni, la sorella maggiore della capa assunta al ruolo di numero due di Via della Scrofa (sempre in piedi, in un angolo del palco, al fianco di Patrizia Scurti, factotum della premier) e dice che la conosce bene perché in passato fu capo della sua segreteria per undici anni. Giorgia Meloni lo applaude tre volte.

     

    Finito l’intervento il vicepresidente della Camera, con i bicipiti rilassati, scherzerà così: “Non faccio nessuna corrente, Giorgia ha sempre fatto parte della mia”. Ma è una battuta perché il clima qui è questo: memoria, orgoglio, cameratismo, un po’ di vittimismo e sguardo dai fatali Colli di Roma verso Bruxelles dove le alleanze sono tutte da costruire, dove la presenza di Marine Le Pen domenica a Pontida, alla festa della Lega, non è proprio vista come una cortesia.

     

    Di fatto la premier e presidente del primo partito italiano apre da qui la lunga campagna per le Europee. “Con la cabeza fria e il corazon caliente ” in un momento Raffaela Carrà.

    Ma la questione è seria. Perché la presidente del Consiglio parla di “fango”, addirittura di “dossieraggi” e di “campagne scandalistiche”. Difende la sua metà, Arianna, per il ruolo che è andata a ricoprire – responsabile del tesseramento e della segreteria politica – che è militante da quando ha 17 anni.

     

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    Un cronista impertinente domanda al sottosegretario Andrea Del Mastro: “C’è un bel clima qui, quasi familiare, no?”. Risposta: “Questa è una domanda miserevole”. Francesco Lollobrigida, ministro e cognato, è in prima fila al fianco di La Russa. E’ entrato dall’ingresso posteriore, quello del collegio della “mejo Roma”, così come la premier, e la di lei sorella, arrivata in scooter e sempre silente (chi la conosce dice che non si candiderà alle Europee, ma vai a capire).

     

    Da qui uscirà anche La Russa, che poi andrà a pranzo a Palazzo Chigi, presidente del Senato e del gran rifiuto quotidiano. Anche se per esempio Chiara Colosimo, presidente dell’Antimafia, per motivi di opportunità ha deciso di non essere presente: “Oggi ho due sedute di commissione e sono arrivate le risposte al controllo preventivo. Ho promesso a me stessa indefesso lavoro e quindi le priorità erano queste”.

     

    Guidano le parole di Meloni oggi, non c’è nulla da fare. Il suo continuo richiamo alle truppe a essere concentrate “per non godere del potere effimero”, ma anche l’ombra “di trappole e tentativi per disarcionarci”, conditi dall’immagine della “lotta nel fango”. L’esaltazione della Nazione, come bene da perseguire. La chiosa è dell’iconico Lucio Battisti perché “questa non sarà un’avventura, non è un fuoco che col vento può morire”. La sala del centro congressi si spella le mani per gli applausi.

    meloni assemblea fdi meloni assemblea fdi

     

    Quello della premier, che governa tutti i gangli del paese con uomini e donne di sua fiducia, è un discorso da leggere anche in prospettiva.

    Contro la Fodria – che per Guareschi erano le forze oscure della reazione in agguato – esiste solo il basso profilo. Non fidarsi, andare dritti, far capire “ai preziosi alleati”, Lega e Forza Italia, che non devono fare gli scapestrati e destabilizzare il governo con una competizione interna. Meloni oscilla fra la convinzione di stare dalla parte giusta della storia (“la sinistra esulta contro l’Italia, stappa bottiglie se cala il Pil”) e l’impressione che il botto sia dietro l’angolo. Che insomma il miracolo del suo partito possa finire. Puff: la carrozza che ridiventa zucca.

     

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    ALLARME VOTI ALLE EUROPEE E MELONI SCEGLIE LA VIA DEL POPULISMO ECONOMICO

    Tommaso Ciriaco per la Repubblica - Estratti

     

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    Salone a due passi da piazza di Spagna. Non fa neanche troppo caldo, è proprio che Giorgia Meloni vuole sfogarsi. Guarda negli occhi i suoi parlamentari, in piena sindrome dell’assedio. Scricchiolii diffusi attorno a Palazzo Chigi, avvertimento a chi rema contro. «Io so.

    So chi tra voi lavora e chi no. Chi sostituisce gli assenti in commissione e chi non lo fa. Chi è sempre con il trolley in mano. Chi non ha partecipato alla campagna di agosto di Fdi. Quando voi avete fatto una cosa, io ne ho già fatte due».

     

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    Meloni è preoccupata. Sente, anzi soffre la concorrenza di Salvini e il pressing di Forza Italia. Gli azzurri le chiedono di ripensarci, di non insistere con la scure sulle banche, ma lei resiste. Non sarà l’unico terreno su cui dividere il mondo tra popolo e burocrati: lo dimostrano gli attacchi a Paolo Gentiloni per colpire le strutture di Bruxelles, sarà ancora più chiaro durante la battaglia per la legge di bilancio. E i colleghi di governo che protestano?

    Meloni e Rampelli Meloni e Rampelli

     

    «Anche i nostri preziosi alleati saranno consapevoli che il peso che abbiamo è talmente grave da non consentirci di sprecare energie in eventuali atteggiamenti egoistici».

    Non è soltanto che mancano i soldi. È un problema di consenso. A Palazzo Chigi sono arrivate proiezioni informali allarmanti. Dicono due cose, stringendo fino alla brutalità: i Conservatori prenderanno meno seggi del previsto, le destre sovraniste di Marine Le Pen e Matteo Salvini cresceranno parecchio.

     

    Volano gli estremisti francesi, vola l’Afd in Germania, sale anche Salvini. Qualcuno ha anche avvertito la presidente del Consiglio: è molto difficile, ma Identità e democrazia potrebbe addirittura superare l’Ecr sul quarto gradino del podio (ammesso che dopo popolari e socialisti si piazzino terzi i liberali). Un incubo, perché Meloni si troverebbe stritolata e politicamente ininfluente: a destra gli antieuropei che le erano un tempo amici, a sinistra la “coalizione Ursula” che Meloni non potrebbe che appoggiare.

     

    Meloni e Rampelli Meloni e Rampelli

    Ma c’è di più. Siccome i conservatori non sembrano in grado di giocare un ruolo davvero centrale a Bruxelles, diventa necessario conquistare nuovi alleati. Quando domani incrocerà Viktor Orban in Ungheria, la premier lancerà allora una proposta ufficiosa al leader ormai fuori dal Ppe: perché non ti aggreghi all’Ecr? In ballo ci sono almeno dieci seggi, determinanti per contare qualcosa.

     

    Ma prima ancora di ritrovarsi isolata a Bruxelles, Meloni deve schivare la tempesta perfetta dentro i confini. I dati macroeconomici e l’inflazione faranno tremare l’esecutivo. Soprattutto se gli alleati non intendono collaborare. A diversi dirigenti, la leader ha ricordato quanto accaduto in occasione dell’ultimo vertice di maggioranza, pochi giorni fa. Il leghista esordisce dicendo: «Giorgia, dobbiamo mettere la testa sulle pensioni». Il riferimento è a Quota 41, che il Tesoro non può consentire a causa di casse troppo vuote.

     

    mateusz morawiecki giorgia meloni viktor orban mateusz morawiecki giorgia meloni viktor orban

    La reazione di Meloni è netta: «Concentriamoci sui giovani che smetteranno di lavorare tra qualche decennio». Popolo contro lobby sindacali, ancora. «Allora - rilancia il segretario del Carroccio - dobbiamo chiudere con l’autonomia entro fine anno. E comunque prima delle Europee». È sempre la battaglia del voto per l’Europarlamento che ritorna, linea di confine fra la sopravvivenza dell’esecutivo e il precipizio. 

     

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    giorgia meloni viktor orban giorgia meloni viktor orban matteo salvini giorgia meloni antonio tajani matteo salvini giorgia meloni antonio tajani URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN URSULA VON DER LEYEN - GIORGIA MELONI - VIKTOR ORBAN

     

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