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    QUANTO È SPORCA QUESTA FINANZA VERDE – STA PER SCOPPIARE LA BOLLA DEGLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI (O PRESUNTI TALI). LE REGOLE PIÙ STRINGENTI IMPOSTE DELLA COMMISSIONE EUROPEA RISCHIANO DI SMASCHERARE 125 MILIARDI DI DOLLARI DI “FINTI” FONDI GREEN CHE DOVRANNO ESSERE RICLASSIFICATI, CON CONSEGUENZE SULLE LORO QUOTAZIONI –  LA BATTAGLIA CONTRO IL “GREENWASHING” RISCHIA DI COLPIRE I RISPARMIATORI…


     
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    Fabrizio Goria per “La Stampa”

     

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    Verdi ma non abbastanza. Sono almeno 125 i miliardi di dollari che stanno ballando sul mercato dei fondi Esg, gli investimenti sostenibili. Ovvero il settore più vivace degli ultimi cinque anni. La riclassificazione delle categorie dei fondi, spinta dalle nuove linee guida della Commissione europea, sta portando a una nuova vita per centinaia di strumenti finanziari. Che non erano così sostenibili come immaginato.

     

    La sola Bnp Paribas ha dovuto riclassificare fondi per 16 miliardi di euro. Lo hanno già fatto, o lo faranno, anche BlackRock, Amundi, Axa, Pimco. Ovvero i maggiori asset manager globali. Gli stessi che stanno già subendo i chiari di luna dei mercati, con il segmento Esg in contrazione di quasi il 20% da inizio anno.

     

    DATI SUGLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI ESG - BLOOMBERG DATI SUGLI INVESTIMENTI SOSTENIBILI ESG - BLOOMBERG

    L'illusione di investire in sviluppo sostenibile è durata per un lustro. Ma il giro di vite di Bruxelles ora si fa sentire. Scelta doverosa, quella della Commissione Ue, che ha deciso di andare contro il cosiddetto "greenwashing' , cioè la pratica di maquillage di fondi venduti come green ma poi non erano tali.

     

    Entro il prossimo 23 gennaio le istituzioni finanziarie sono chiamate rispondere all'indagine condotta dalle autorità europee di supervisione - European banking authority (Eba), European securities and markets authority (Esma) e European insurance and occupational pensions authority (Eiopa) - sull'identificazione delle pratiche scorrette. Ma intanto già molti operatori si sono mossi.

     

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    Pochi giorni fa la decisione di Bnp e Dws, la branca d'investimento di Deutsche Bank, che hanno deciso di declassare quasi tutti i propri fondi finora categorizzati come' "Article 9", la più alta designazione Esgpresente in Europa. La scelta delle nuove linee guida della Commissione ha creato malumori diffusi nell'ambiente finanziario. Da BlackRock a Pimco, passando per i gestori italiani come Anima o AcomeA, le decisioni della Commissione Ue sono state accolte con freddezza.

     

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    «È decisamente tutto troppo complicato, hanno creato un'architettura regolatoria che non tiene conto dello sviluppo del mercato, né delle sue esigenze», fa notare una fonte di Amundi, uno dei colossi del segmento Esg a livello globale. La società di ricerca e certificazione green Morningstar ha stimato che centinaia di fondi potrebbero dover essere declassati prima che la situazione si plachi. «Questo per conto dello sviluppo del mercato, né delle sue esigenze», fa notare una fonte di Amundi, uno dei colossi del segmento Esg a livello globale.

     

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    La società di ricerca e certificazione green Morningstar ha stimato che centinaia di fondi potrebbero dover essere declassati prima che la situazione si plachi. Questo perché i dettami dell'Ue secondo cui i fondi" Article 9" devono detenere investimenti sostenibili al 100%, ad eccezione dei requisiti di copertura e liquidità, hanno spiazzato la maggior parte degli operatori.

     

    «Sia chiaro, l'Ue ha fissato un regime di classificazione molto ambizioso, ma anche estremamente complesso», ha fatto notare Hortense Bioy, direttore globale della ricerca sulla sostenibilità di Morning. star. Ne deriva un caos non irrilevante. A oggi, meno del 5% dei fondi categorizzati come "Article 9" soddisfa il requisito di sostenibilità al 100% domandato dall'Ue. La storia si complica se si guarda invece alla fascia inferiore, i cosiddetti fondi "Article 8”, con caratteristiche meno stringenti rispetto agli altri. Secondo l'Esma e Morningstarsolo il 18% dei fondi così classificati possono definirsi " sostenibili" in modo effettivo. Di conseguenza, il timore dei gestori è che possano ritrovarsi con fondi declassati dall'oggi al domani.

     

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    Considerando che, secondo i dati di Goldman Sachs, il mercato degli "Article 8" vale circa 4.000 miliardi di dollari di patrimonio amministrato, i rischi correlati di un'ondata di downgrade è concreta. Un problema ulteriore, spiega l'associazione di categoria Better Finance, è che molte società finanziarie sono carenti nella comunicazione verso la clientela.

     

    «Mancano coerenza e trasparenza nell'approccio agli investimenti sostenibili e ambientali», spiega un report della società. «Dobbiamo avere una guida più chiara da parte delle autorità per assicurarci di non essere fuorviati e non ci vengono venduti prodotti di investimento greenwashed», ha dichiarato Guillaume Prache, ad di Better Finance.

     

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    Da un lato gli investitori istituzionali, che chiedono il mantenimento dello status quo. Dall'altro l'Ue, che domanda più limpidezza nel processo di categorizzazione per evitare squilibri. In mezzo i risparmiatori, sempre più confusi. In un contesto macroeconomico e geopolitico di incertezza, in cui il maggiore indice del settore, lo S&P 500 Esg Index, ha ceduto il 18% nel corso dello scorso anno, il 2023 è destinato ad aprirsi in salita per gli investimenti verdi.

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