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    QUANTO MANCA BERLUSCONI AL MILAN! REPORT KPMG: IL CLUB ROSSONERO HA PERSO IL SUO VALORE COMMERCIALE. IN EUROPA NEGLI ULTIMI 4 ANNI NESSUNO HA FATTO PEGGIO (LA QUALIFICAZIONE IN CHAMPIONS MANCA DAL 2013). L'EREDITÀ CINESE PESA, ELLIOTT HA EREDITATO UNA SITUAZIONE DISASTROSA, PER RIALZARSI CI VORRÀ TEMPO…


     
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    Alessandra Bocci per “la Gazzetta dello Sport”

     

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    Un risultato amaro, ma non inaspettato. La discesa agli inferi economici del Milan arriva da lontano, e il fondo Elliott non può che prendere atto di quello che si trova di fronte in questo momento: un club che ha perso il suo leggendario valore commerciale, che fatica a contrattare con gli sponsor, che non ottiene una qualificazione in Champions League (impresa comunque sfiorata un anno fa da Gattuso) dalla stagione 2012-13. Una vita fa. Le statistiche dicono che bisogna arrivare agli anni Trenta per trovare qualcosa di peggio, ma tant' è.

     

    Questo è il Milan. Da qualche parte occorre ripartire e il fondo Elliott non ha idea di gettare la spugna. Prima risalire, poi si vedrà. La mission , come si diceva una volta, è questa.

    PAUL SINGER ELLIOTT MILAN PAUL SINGER ELLIOTT MILAN

    Il fondo americano può snocciolare grandi numeri. Una serie di operazioni sbagliate, ingaggi mostruosi come i sette milioni complessivamente riservati alla famiglia Donnarumma (Gigio più il fratello Antonio, sulla carta terzo portiere). Le operazioni costose del mercato di un anno e mezzo fa: Paquetà (35 milioni il cartellino, dal Brasile a volte dicono 45), PIatek, che ha ballato soltanto sei mesi.

     

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     Operazioni non sbagliate nell' immediato, visto che i gol del polacco sono stati fondamentali per arrivare a un passo dalla qualificazione in Champions League, ma alla lunga pesanti. E per fortuna del club la gestione Maldini-Boban ha prodotto in gennaio se non altro il ricollocamento dell' attaccante polacco. Resta il fatto che il Milan non ha l' appeal di un tempo, logico, visto che non vince più, e che la situazione da un punto di vista economico-finanziario è gravissima. Poiché il calcio deve produrre prima di ottenere nuovi finanziamenti, e questa è la logica americana riservata al Milan, i tempi sono grigi.

     

    «Sotto la mia gestione, rispetto al 2016-17, 20 milioni di ricavi in più. Il rosso di 126 milioni comprende 45 milioni di componenti straordinarie spesate integralmente da Elliott». Così parlò Marco Fassone, all' epoca amministratore delegato rossonero, al Sole 24 ore .

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    Secondo Calcio e Finanza , il mercato di Fassone e Mirabelli, nell' era di transizione dopo il periodo d' oro milanista, è costato più o meno 240 milioni, con giocatori non indimenticabili, tipo Bacca, e avventure non imperdibili, tipo quella di Bonucci in rossonero. Poi c' è il problema degli sponsor: se non vinci, difficile che ti paghino come prima. Anche se conservi 400 milioni di tifosi nel mondo, con un potenziale fascino ancora intatto.

     

    Come tornare in alto, dopo essersi meritati, si fa per dire, il titolo di club più screditato d' Europa negli ultimi quattro anni? Dalla sede di Londra non filtrano grosse preoccupazioni.

     

    Troppo pesante l' eredità della fine dell' impero berlusconiano e dei due anni di governo cinese, troppo facile e vago pensare di poter risalire in poco tempo.

     

    Il Milan di Elliott ha scelto la strada della gradualità, che forse ai tifosi non piace, ma che ai nuovi padroni pare l' unica possibile, anche in considerazione dei paletti posti fino a qui dal financial fair play. L' idea è costruire un Milan giovane e insieme esperto, economicamente sostenibile, capace di evitare altri errori sul mercato.

     

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    Perché Paquetà e Piatek sono stati utili nell' immediato, poi sono diventati zavorre. E gli ingaggi distribuiti con generosità nella breve era cinese ancora indeboliscono le casse rossonere. In questa condizione ripartire è complicato, ma necessario. Il virus paradossalmente ha offerto il vantaggio di una pausa di riflessione, ora servono idee. Il nuovo stadio servirà, ma non è abbastanza.

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    Il Milan resta la squadra supertitolata in Europa, con 7 coppe dei Campioni o Champions League vinte. Non porta a casa un trofeo dal 2011 e il report della Kpmg riproduce i numeri del declino. Il Milan perde valore, l' Inter vola. Un risultato che non è inaspettato, negli ultimi tempi il club rossonero non è mai riuscito a competere con la Juve e i vicini di casa. Ma il dato più difficile da digerire è la mancata qualificazione alla Champions: c' era ancora Allegri quando il club è riuscito a qualificarsi per il torneo più importante. Poi, una discesa senza fine, a parte gli acuti del Milan di Gattuso, che pur senza brillare sul piano estetico è arrivato a un soffio dalla qualificazione.

     

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    Che poi, che cos' è l' estetica? Il Milan lo chiederà magari a Ralf Rangnick, deputato a guidare il Milan per il prossimo triennio. Rangnick, non geniale come allenatore, e non molto titolato da questo punto di vista, ha però creato un sistema basato sullo scouting e sulla valorizzazione dei giocatori. Quello che serve al Milan per evitare un altro sprofondo rossonero.

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