Marco Imarisio per corriere.it
vladimir putin parla alla nazione dopo il colpo di stato di prigozhin
La strada senza ritorno scelta da Evghenij Prigozhin segna l’inizio di una nuova fase della Russia, all’insegna di una maggiore instabilità. L’insurrezione armata decisa dal fondatore della Brigata Wagner, spesso descritta per brevità di sintesi come una milizia di mercenari, in realtà una colonna portante dell’Operazione militare speciale decisa da Vladimir Putin, rappresenta un segnale ben preciso. Mai nessuno aveva sfidato lo Zar in modo così esplicito. E mai nessuno ne era uscito ottenendo così tanto da lui. Un pareggio, se non una vittoria morale.
Quel che davvero è accaduto in questa giornata così drammatica è segnato ancora da una notevole ambiguità. L’unico obiettivo degli strali lanciati dall’ex uomo di fiducia erano i vertici dell’Armata russa, dei quali ancora non ci capisce ancora bene quale sarà il destino. Anche nelle ore più concitate, Prigozhin si era ben guardato dal lanciare un attacco verbale diretto al Cremlino. Appare evidente però che l’esito di questa resa dei conti è girato intorno alla figura di Putin, alla sua capacità di mantenere un potere che fino alla notte scorsa sembrava inscalfibile.
prigozhin minaccia putin
Nel suo appello alla nazione, avvenuto esattamente sedici mesi dopo un altro discorso dai toni più trionfali che annunciava l’invasione dell’Ucraina, il presidente russo è apparso consapevole dell’entità della posta in gioco. In primo luogo, ha riconosciuto l’esistenza della minaccia, e non era scontato che lo facesse, invitando i soldati della Wagner e chiunque stia combattendo al fronte, «a non commettere l’errore fatale» di unirsi a lui.
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Le porte di Mosca
Ieri, il Cremlino non ha avuto scelta. Ma questo non ha fermato la marcia quasi irridente di Prigozhin, che stava per arrivare alle porte di Mosca. La forza di Putin non è stata sufficiente, non lo ha schiacciato. Non è ancora finita, certo, e pochi conoscono quale sarà l’esito dell’esilio al quale si è auto-assegnato il fondatore della Brigata Wagner. Ma è stato lui a imporre una trattativa. È stato lui a decidere che non ci sarebbe stato il bagno di sangue. Non Putin.
putin Yevgeny Prigozhin
L’illusione occidentale
Questo tentativo di colpo militare non aveva nulla a che vedere con l’illusione occidentale di liberarsi per vie interne di Putin e di arrivare alla fine delle ostilità sfruttando un vento traumatico come questo.
Prigozhin è un ultranazionalista, i suoi attacchi ai vertici militari sono quelli di un falco estremista, che rimprovera alle autorità una eccessiva morbidezza sul campo di battaglia. Cosa pensa di chi anela alla pace lo ha detto più volte nei suoi deliranti messaggi, spesso brandendo un martello macchiato del sangue dei suoi disertori. Le élite civili e militari si sono schierate con Putin. Per fedeltà, per convenienza, e perché l’alternativa non esisteva.
evgenij prigozhin e vladimir putin 4
Il fondatore della Wagner è un cavaliere dell’Apocalisse che porterebbe la Russia, e forse il mondo, in un caos ancora più pericoloso di quello attuale. Ma la sua marcia su Mosca è stata un segnale che può davvero cambiare il corso della storia. Perché ha rappresentato qualcosa di inimmaginabile finora. Il potere di Putin non appare più così monolitico come sembrava fosse finora. La statua dello Zar mostra alcune crepe evidenti. L’insurrezione è finita. Ma dalla scorsa notte, tutto è possibile in Russia.
evgenij prigozhin e vladimir putin 2