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Nel VI secolo avanti Cristo le civiltà agricole si erano non da molto sviluppate. Il sesso nella Penisola italica, invece, era già piuttosto sviluppato e avanti con le sperimentazioni. Inutile ricordare il celebre detto “Quando voi eravate ancora sulle palafitte noi eravamo già froci” perché non rende appieno le pratiche sessuali degli ancestors.
Del resto, se siamo qui significa che qualcosa combinavano. Il celebre trattato di psicopatologia di Laplanche & Pontalis (1967), si legge che la perversione sessuale corrisponde a “Deviazione rispetto all'atto sessuale normale, definito come coito volto a ottenere l'orgasmo mediante penetrazione genitale, con una persona del sesso opposto.
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Si dice che vi è perversione quando l'orgasmo è ottenuto con altri oggetti sessuali (omosessualità, pedofilia, contatti con gli animali, ecc.) o con altre zone corporee (coito anale, per esempio); quando l'orgasmo è subordinato in modo imperioso a certe condizioni estrinseche (feticismo, travestitismo, voyeurismo e esibizionismo, sadomasochismo), che possono anche provocare da sole il piacere sessuale”. (p.378). Gli antichi Etruschi, a giudicare l’anforetta a figure nere del “gruppo pontico” con fregi vegetali e scene erotiche del terzo quarto del VI secolo a.C. la sapevano più lunga di Freud, Laplanche e Pontalis…
Aperto a Roma all’interno delle Terme di Diocleziano il Museo dell’Arte Salvata
Desirée Maida per www.arttribune.it
Un museo concepito come luogo di transito, in cui le opere tratte in salvo da trafugamenti e dispersioni possano essere custodite e presentate al pubblico, prima di fare ritorno alle loro sedi originarie. È questa la missione del Museo dell’Arte Salvata, appena inaugurato a Roma all’interno del Museo Nazionale Romano, nell’Aula Ottagona (detta Planetario) delle Terme di Diocleziano, non distante dalla Stazione Termini.
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Un luogo in cui vengono raccontate le storie dei salvataggi delle opere d’arte, dalle restituzioni frutto della diplomazia culturale o delle indagini del Comando Carabinieri TPC, fino al lavoro dei Caschi blu della cultura; e poi le storie dei ritrovamenti sotto le macerie dei terremoti, il recupero delle opere trafugate e quelle salvate dai restauri condotti dall’Istituto Centrale per il Restauro (ICR).
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“È utile e necessario far vedere e far comprendere il lavoro di salvataggio delle opere d’arte dal traffico illecito, dall’incuria e dalle catastrofi”, ha dichiarato il Ministro della Cultura Dario Franceschini durante l’inaugurazione del nuovo museo. “Per questo abbiamo deciso di dare vita al Museo dell’Arte Salvata in un luogo splendido come l’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano al Museo Nazionale Romano. Tutelare e valorizzare queste ricchezze”, continua Franceschini, “è un dovere istituzionale, ma anche un impegno morale: e necessario assumersi questa responsabilità nei confronti delle generazioni future, affinché possano conservare, con queste testimonianze, quel valore identitario che permette di riconoscersi in una storia culturale comune”.
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IL MUSEO DELL’ARTE SALVATA ALLE TERME DI DIOCLEZIANO
Il museo è collocato nell’angolo occidentale delle Terme, l’Aula Ottagona, che presenta una pianta quadrata all’esterno e ottagonale all’interno e con cupola con otto costolature, in origine decorata con marmi e stucchi. Anticamente, si pensa, l’edificio possa essere stato adibito a frigidarium minore.
L’Aula nel 1983 è stata protagonista, così come l’intero Museo Nazionale Romano, di interventi di restauro su progetto dell’architetto Giovanni Bulian, che prevedeva l’unione dell’Aula al complesso delle Terme. Tale progetto sarà attuato adesso con l’apertura del museo, con l’obiettivo di dare vita a “un’isola della cultura” nel centro di Roma. L’allestimento del nuovo museo di compone di teche e pannelli modulabili, così da permettere di volta in volta una diversa disposizione ed esposizione delle opere, quest’ultima concepita come dinamica: il museo è sempre pronto ad accogliere nuovi capolavori tratti in salvo, e a lasciare “andare via” quelli pronti a fare ritorno nelle sedi originarie.
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LE OPERE ESPOSTE AL MUSEO DELL’ARTE SALVATA A ROMA
In occasione della sua inaugurazione, il Museo dell’Arte Salvata presenta al pubblico un’esposizione di opere recuperate di recente dal Reparto Operativo TPC, in particolare un corpus di pezzi di archeologia fatte rientrare dagli Stati Uniti tra dicembre 2021 e i giorni scorsi. Si tratta di reperti che risalgono al VII sec. a.C., provenienti dall’Etruria meridionale e dal Lazio, come la Giara (pithos) di produzione etrusca (Cerveteri) con scena mitologica dell’accecamento di Polifemo e animali, e il cratere cerimoniale di produzione nord laziale (Crustumerium) con uccelli acquatici.
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Tra gli altri reperti, sono anche anfore della seconda meta dal VI sec. a.C. con scene figurate; ceramiche provenienti dalle necropoli etrusche del VI e del V sec. a.C., come la Coppa (kylix) attica a figure rosse con Dioniso (all’interno) e satiri con menadi (all’esterno); e ancora crateri e piatti a figure nere e rosse risalenti a un periodo compreso tra la seconda meta del V e la prima meta del IV sec. a.C.
Al termine dell’esposizione (fino al 15 ottobre 2022), grazie al coordinamento con la Direzione generale archeologia, belle arti e paesaggio e al direttore generale dei musei dello Stato Massimo Osanna, saranno collocate tra il Museo Nazionale Romano, il Museo Archeologico Nazionale di Taranto, il Museo Nazionale Archeologico Cerite all’interno del Parco archeologico di Cerveteri e Tarquinia.
“Tra le centinaia di opere che il Reparto Operativo TPC ha riportato dagli Stati Uniti nel 2021, spicca una serie di ceramiche e di terrecotte votive e architettoniche provenienti da diverse culture dell’Italia centrale e meridionale preromana”, sottolinea Massimo Osanna. “La prima mostra presentata al Museo dell’Arte Salvata, nell’Aula Ottagona delle Terme di Diocleziano, e dedicata a una selezione di questi materiali di grande rilievo e costituisce la prima tappa di un percorso di ricerca e valorizzazione che riporterà, dopo la mostra, le opere nei territori di provenienza”.
L’IMPORTANZA DELLA TUTELA DEL PATRIMONIO. PERCHÉ UN MUSEO DELL’ARTE SALVATA
“Proteggere il patrimonio culturale e la missione che ci e stata affidata, e ad essa per nulla al mondo vorremmo sottrarci. E una difesa necessaria oggi, come lo e stata in ogni tempo”, spiega Roberto Riccardi, Generale di Brigata, Comandante Carabinieri Tutela Patrimonio Culturale. “La tutela del patrimonio, rimessa all’articolo 9 della Costituzione, nella storia d’Italia ha avuto i più vari paladini. Ha coinvolto sovrani, pontefici e intellettuali. Dal 1969 il Comando Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale e fra i tenaci custodi delle nostre opere. Ammontano a più di tre milioni i beni riguadagnati e ciò che appare in questa esposizione e solo una parte del “bottino” rientrato con uno degli ultimi recuperi”.
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LA MISSIONE DEL MUSEO DELL’ARTE SALVATA A ROMA
“Auspico che il nuovo Nuseo”, dichiara il direttore del Museo Nazionale Romano Stephane Verger, “accolga grandi progetti di mostre, fungendo da una parte da ‘porto sicuro’, per quelle opere che da qui ripartiranno per una collocazione definitiva, lontano da tutto ciò che può arrecar loro danno; dall’altra da ‘setaccio’, a separare per poi ricollocare al giusto posto, le stesse che saranno sottoposte a indagini per verificarne il grado di autenticità e provenienza: tutto questo per coglierne appieno l’importanza archeologica, storica e artistica dei tesori ritrovati ed esposti per la prima volta al pubblico al Museo Nazionale Romano, nel Museo dell’Arte Salvata”.
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