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    QUATTRORUOTE BUCATE: IL MERCATO EUROPEO DELL’AUTO AI LIVELLI Più BASSI DAL 1993 – FIAT MENO 11


     
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    Daniele Sparisci per "Corriere.it"

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    Niente ripresa, anzi una pesante ricaduta colpisce il mercato dell'auto. A maggio le vendite in Europa sono tornate in rosso:-5,9% rispetto allo stesso periodo del 2012, dopo una parentesi con il segno positivo in aprile (non si vedeva da 18 mesi). Il Gruppo Fiat ha perso l'11%. Secondo l'associazione dei costruttori Acea quello di maggio è il dato più basso registrato dal 1993: 1.083.430 le vetture immatricolate nell'area Ue ed Efta, 5.261.272 nei primi cinque mesi (-6,8%).

    FIAT: «PENALIZZATI» - La quota del Gruppo Fiat, in calo rispetto a maggio 2012, è del 6.8%. Il Lingotto ha venduto 57 mila vetture e 340 mila dall'inizio dell'anno. «Risultati penalizzati dall'andamento del mercato italiano e dalla mancanza di alcuni componenti che bloccano sui piazzali numerose vetture» è il commento di Torino con una nota.

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    Le buone notizie arrivano da altri paesi: crescita in Francia, Regno Unito e Spagna. Bene anche la 500L e la Ypsilon, quest'ultima ha superato le 100 mila immatricolazioni dal lancio. In borsa il titolo Fiat apre in calo perdendo l'1.24% e scende a 5.58 euro.

    MALE ANCHE GLI ALTRI - Non fanno meglio gli altri costruttori generalisti: cali a doppia cifra anche per Psa Peugeot-Citroen, General Motors e Renault. Volkswagen segna un -2,9% grazie all'exploit del marchio Seat, Ford è stabile.

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    «SITUAZIONE CRITICA NELLE FABBRICHE» - Fra gli addetti ai lavori regna l'incertezza. C'è chi crede che il mercato abbia toccato il fondo prevedendo una lenta ripresa dalla seconda metà di quest'anno. Fra questi Dieter Zetsche numero uno di Mercedes. Meno ottimisti gli analisti di Alix Partner: L'Europa resterà «stagnante» fino al 2019 è la loro tesi.

    «La buona notizia è che il crollo è finito» ha commentato il presidente Stefano Aversa al Financial Times, «quella cattiva è che il mercato non si riprenderà presto». Secondo il documento la situazione delle fabbriche europee è preoccupante: il 58% degli impianti lavora al di sotto del punto di pareggio economico. Sono le conseguenze dell'eccesso di capacità produttiva: in Italia - spiega Alix- il livello medio di utilizzo degli stabilimenti è sceso al 46%, in Francia è del 62 e in Spagna del 67.

    Per gli analisti altre chiusure e tagli sembrano inevitabili: «entro il 2019 l'Europa dovrà ridurre di due milioni la capacità per avere un ciclo produttivo economicamente sostenibile».

     

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