Mario Salvini per gazzetta.it
horner red bull
Pare proprio che siamo agli sgoccioli, e che domani potrebbe essere l’ultimo giorno di Christian Horner in Red Bull. La fine di un’era prima ancora di iniziare la stagione numero venti della scuderia e per l’uomo che l’ha creata.
Ma che ora sembra non essere più degno di restare al suo posto, nonostante la primogenitura, nonostante i successi. L’esito dell’inchiesta interna per i presunti “comportamenti inadeguati” di Horner nei confronti di una dipendente non sono ancora stati resi noti. Ma è ovvio che, trattandosi della squadra campione e dominatrice, il tema abbia tenuto banco come e più dei tempi in pista.
geri halliwell christian horner 3
E radio-paddock dice che siamo all’epilogo. Tant’è che non si discuteva nemmeno tanto dell’eventualità o meno del suo allontanamento, quanto di come saranno gli assetti del team. Questione del resto cruciale, siamo a meno di una settimana dal ritorno sulla pista di Sakhir per il primo Gp della stagione più lunga di sempre. E dunque tanti ieri parlavano di quanto sarà destabilizzante, per il team e per tutti, non vedere più il sorriso sardonico di Chris Horner al muretto della Red Bull.
Un sorriso che peraltro ieri il team principal non sfoggiava, come era prevedibile. Così come non indossava la camicia d’ordinanza del team. Particolare tuttavia non più rilevante di tanto, visto che anche in passato ai test non si era presentato in divisa. Ovvio però che nell’attuale situazione di precarietà ogni minimo particolare venga analizzato, anche solo per avere qualche presagio della Red Bull che sarà.
Toto Wolff Christian Horner
Per capire quale sarà l’esito del processo di assestamento dopo una sola stagione senza il patron Dieter Mateschitz, scomparso nel 2022. Dire che dentro il team ci siano due anime è semplificare le cose. Ricordare le prese di posizione piuttosto dure di Horner dopo le ultime uscite politically uncorrect di Helmut Marko («Perez è sudamericano, fatica a concentrarsi») è già qualcosa di più concreto.
(...)
Toto Wolff Christian Horner
E poi dentro la Red Bull si è agitata anche un’altra, più importante, questione: quella dei motori. In tre anni si è passati dalle power unit Honda a quelle marchiate in proprio seppur sempre con supervisione e know-how dei giapponesi, per poi accasarsi in pectore con Ford, che entrerà dal 2026. Un accordo che avrebbe potuto essere con Porsche, come caldeggiato dagli austro-tedeschi, cioè da Marko, dall’a.d. Oliver Mintzlaff e da Mark Mateschitz, e per contro avversato da Horner che l’avrebbe avuta vinta in virtù dei buoni rapporti con l’altra parte della proprietà, quella thailandese della famiglia Yoovidhya che detenendo il 51% ha l’ultima parola.
Ora, se davvero sullo sfondo dell’allontanamento di Horner c’è anche solo una parte di questi retroscena lo si capirà dalle scelte per sostituirlo. Pare assodato che non ci sarà un unico team principal, ma piuttosto uno schema tipo McLaren, dunque una figura tecnica al muretto, il più quotato è Jonathan Wheatley, o entrambi, con un a.d. a metterci la faccia. Ed è questo il punto: chi sarà lo Zak Brown della Red Bull?
HORNER RED BULL