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    “QUELL’ORA IN CUI ABBIAMO PERSO MESSINA DENARO”. IL RAPPORTO INEDITO SULLA CATTURA DEL BOSS - LA MATTINA DEL 16 GENNAIO, DOPO LA REGISTRAZIONE IN CLINICA, L’ULTIMO PADRINO DI COSA NOSTRA NON È ANDATO SUBITO A FARE LA TERAPIA, MA È USCITO. I CARABINIERI HANNO ALLORA RECUPERATO LA SUA FOTO E HANNO INIZIATO A CERCARLO FINO A QUANDO…


     
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    Estratto dell'articolo di Salvo Palazzolo per repubblica.it

     

     

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    E’ stata fino all’ultimo un’indagine complessa. E l’esito non era affatto scontato, si scopre adesso leggendo il rapporto del Ros sull'arresto del superlatitante Matteo Messina Denaro, bloccato alle 9.15 del 16 gennaio scorso, in via Domenico Lo Faso, una stradina che si trova a 140 metri dalla clinica Maddalena. Quella mattina, gli investigatori sanno una cosa sola, che il falso signor Andrea Bonafede dovrà presentarsi nella struttura sanitaria per un ciclo di chemioterapia. Ma non sanno che faccia abbia Matteo Messina Denaro. Così, quando il sistema informatico registra l’arrivo del paziente, tutti sono pronti a bloccarlo al settimo piano, dove generalmente si svolgono le terapie. Ma il signor Bonafede-Messina Denaro non arriva. Dove sarà mai andato?

     

     

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    Sono momenti di fibrillazione per la squadra. Da una parte ci sono i carabinieri del Ros guidati dal colonnello Lucio Arcidiacono, ci sono anche gli specialisti del Gis. Come ha spiegato il generale Pasquale Angelosanto, il comandante del Raggruppamento operativo speciale dell’Arma durante la conferenza stampa, quella mattina ci sono tre cinturazioni attorno alla clinica. “Il latitante non poteva sfuggire”.

     

     

    (…)

     

    Il rapporto dei carabinieri fa trasparire tutta la concitazione di quegli attimi: “Le ricerche sviluppate all’interno della clinica Maddalena non permettevano però di individuare il ricercato e l’attività, una volta appurato che il finto Bonafede era uscito dalla clinica alle ore 8.16, veniva quindi estesa all’esterno dove era dispiegato il dispositivo per la cinturazione”. I carabinieri si erano intanto procurati l’immagine del finto Bonafede e avevano trasmesso la foto a tutti gli investigatori in campo.

     

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    Alle 9.15, finalmente la svolta: alcuni carabinieri di Crimor, la squadra del Ros che dà la caccia alla primula rossa di Castelvetrano dal 2007, vedono l’uomo con il giaccone ormai diventato famoso dentro una Fiat Bravo bianca parcheggiata in via Lo Faso. “Il latitante era insieme ad un complice poi identificato in Giovanni Salvatore Luppino”, annotano i militari. I palermitani, bloccati nel traffico di via San Lorenzo, stavano già applaudendo.

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