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    “QUELLA MACCHINA È GUASTA” - LAILA EL HARIM, LA MAMMA 40ENNE MORTA STRITOLATA DA UN MACCHINARIO UTILIZZATO PER PIEGARE IL CARTONE A CAMPOSANTO, AVEVA DOCUMENTATO CON FOTO E VIDEO CON IL CELLULARE QUELLI CHE, A SUO GIUDIZIO, ERANO DEI MALFUNZIONAMENTI – L’AVVOCATO DELLA FAMIGLIA DELLA VITTIMA: “VOLEVA SEGNALARE QUESTE SITUAZIONI DI POTENZIALE PERICOLO” – MA CHI ERA A CONOSCENZA DEI PROBLEMI? PER IL LEGALE DEGLI IMPRENDITORI NON…


     
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    Lodovico Poletto per “La Stampa”

     

    laila el harim laila el harim

    Adesso la questione è la macchina fustellatrice. Quante volte aveva dato problemi la «fustellatrice» che ha ucciso Laila El Harim, la mamma quarantenne morta stritolata da un macchinario utilizzato per piegare il cartone, martedì mattina? Secondo alcuni «non poche». E sarebbero tutte - o quasi tutte - documentate da fotografie e video trovati nella memoria del telefonino della donna.

     

    Lei, che al mattino verificava il funzionamento delle apparecchiature per piegare il cartone e trasformarlo in vassoi per dolci, avrebbe - in diverse occasioni - fotografato e filmato quelli che a suo giudizio erano dei malfunzionamenti. «Con l'intento di segnalare queste situazioni di potenziale pericolo» annuncia l'avvocato della famiglia della vittima, Dario Eugeni. E insiste: «Adesso sul quel materiale che abbiamo consegnato agli inquirenti deve pronunciarsi la Procura».

    stabilimento bombonette a camposanto, modena stabilimento bombonette a camposanto, modena

     

    Inevitabile, quindi che i reperti digitali entrino a pieno titolo nell'inchiesta e che siano visionati dai periti che dovranno stilare un relazione sulla fustellatrice che ha inghiottito ed ucciso Laila. Rispondendo alla questione principe dell'indagine: a che cosa erano dovuti i «malfunzionamenti» documentati dall'operaia? E c'è da chiarire anche un'altra questione: chi era a conoscenza di quei problemi? Un aspetto sul quale la procura di Modena intende fare luce rapidamente.

     

    manuele altiero e laila el harim 3 manuele altiero e laila el harim 3

    Tanto che, da ieri, nel registro degli indagati è finito pure il delegato alla sicurezza della «Bombonette», azienda di Camposanto dove si è consumata la tragedia. Era stato informato di quel guaio? E se sì, che cosa aveva fatto per risolverlo? E i Fiano - i proprietari della Bombonette - sapevano? Claudio Piccaglia, il legale degli imprenditori, parla della fustellatrice che ha ucciso Laila el Harim come di una macchina «gemella di un'altra presente in azienda da tanto tempo. E che in tutti questi anni non ha mai dato alcun problema».

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    Sul tavolo c'è anche la questione legata ai blocchi di sicurezza. Secondi i tecnici dell'ispettorato del lavoro che hanno eseguito le prime verifiche, la fustellatrice sarebbe dotata solo di sistema di sicurezza azionabile manuale. E martedì non era inserito. Le specifiche tecniche dell'impianto chiariranno gli eventuali dubbia anche su questo tema. «Io voglio soltanto sapere perché Laila è morta.

     

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    Non penso di chiedere molto. Voglio solamente conoscere la verità, per me e per la nostra bambina, Rania» aveva detto qualche giorno fa il compagno di Laila, Manuele Altiero. E aveva raccontato che sì, «lei era ultra felice di aver finalmente trovato un nuovo posto di lavoro. L'avevano assunta da pochi mesi e si era subito trovata benissimo». Problemi in azienda legati alla sicurezza? Di questo a Manuele non aveva parlato.

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