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    QUELLE ILLUMINAZIONI A CAMERE SCIOLTE – SONO UNA SESSANTINA I PARLAMENTARI CHE HANNO CAMBIATO CASACCA A LEGISLATURA FINITA – SALGONO A 675 I VOLTAGABBANA: UN RECORD DAL DOPOGUERRA – LA LOTTA DI D’ALEMA & BERSANI PER RIPRENDERSI IL PD SE IL DUCETTO SCENDE AL 20% 


     
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    Fosca Bincher per il Corriere dell’Umbria

     

    la stanza dei lobbisti a montecitorio la stanza dei lobbisti a montecitorio

    L'ultimo porta la data del 22 gennaio scorso. Quel giorno il deputato del Pd Giovanni Falcone ha comunicato che nelle fila di quel partito non si sentiva più a suo agio, e quindi da quel giorno avrebbe aderito al gruppo “Alternativa Popolare-Centristi per l'Europa- Ncd- Noi con l'Italia”. Più che la sigla di un gruppo sembra il titolo di un vecchio film di Lina Wertmuller, e anche questa racconta la storia del Parlamento ancora in carica.

     

    Il cambio di casacca potrebbe sorprendere, e per altro non era il primo dello stesso Falcone, che entrò alla Camera il 26 settembre 2014 come deputato di Scelta civica per l'Italia, quale primo dei non eletti in sostituzione di Renato Balduzzi. La sua elezione fu convalidata il primo luglio 2015. Appena il tempo di festeggiare, e il 27 del mese stesso Falcone aveva cambiato idea e gruppo aderendo al Pd. Ora a camere sciolte ci ha nuovamente ripensato. E non è il solo.

     

    Sempre nel Pd alla Camera l'8 gennaio scorso ha deciso di uscire dal gruppo Marco Di Stefano, che ha preferito aderire a un'altra sigla alla Weertmuller: “Noi con l'Italia- Scelta civica per l'Italia- Maie”. Tre giorni dopo si è invece iscritta al gruppo Pd Valentina La Terza, deputata per onore di firma: quel giorno stesso a Camera sciolta è stata proclamata come subentrante di Claudio Fava, che ha optato per il posto da consigliere regionale in Sicilia. Tutto normale? No, la giovane La Terza era in attesa come prima delle non elette dal 2013, ma non nella lista del Pd: era stata candidata infatti da Sel, a cui apparteneva. E poi cambiato bandiera e per pochi giorni pure la casacca.

     

    Giovanni Falcone Giovanni Falcone

    Tre casi isolati? Per nulla. In questo sì la legislatura che ci stiamo lasciando alle spalle ha battuto ogni record possibile della storia repubblicana. Le assemblee di Camera e Senato più che un Parlamento hanno costituito una giostra in continuo movimento. I cambi di giacca, quelli di chi viene messo all'indice e accusato di avere voltato gabbana, sono stati la bellezza di 675. Di questi 437 alla Camera dei deputati e 238 al Senato della Repubblica.

     

    Ma la cosa clamorosa è che ben 60 casacche sono state cambiate al fischio finale della legislatura, addirittura quando la partita ormai era terminata e tutti dovevano tornare a casa. Fra la settimana di Natale ed oggi hanno cambiato idea politica iscrivendosi a un altro gruppo o a componente del gruppo misto 46 senatori e 14 deputati, con gli ultimi passaggi messi a segno nella giostra del centrosinistra o in quella del centrodestra. Ripensamenti al fotofinish probabilmente legati anche alle previsioni sulla composizione delle liste per il prossimo 4 marzo: nel Pd non c'è più posto? E allora provo con Liberi e Uguali di Piero Grasso. Cose simili all'interno di terze e quarte gambe del centrodestra.

     

    aula montecitorio aula montecitorio

    Qualcuno si è stupito dei 75 simboli depositati per le prossime elezioni e passati al primo vaglio del Viminale? Giusto, ma basta guardarsi indietro e spulciare cosa è avvenuto in 5 anni scarsi fra Montecitorio e palazzo Madama per capire che la frammentazione del quadro politico non è una novità dell'ultima ora e non dipende da questo o quel sistema elettorale. Le sigle dei gruppi e delle componenti del gruppo misto nell'ultima legislatura sono state la bellezza di 146.

     

    La parte del leone l'ha fatta il Senato, con 80 partiti e partitini presenti. E solo in pochi casi si è trattato di operazioni politiche di larga scala, come le scissioni e ri-scissioni avvenute nell'originario gruppo del Pdl-Forza Italia dalla separazione con Angelino Alfano e i suoi o quelle avvenute nel Pd con l'addio dei vari Roberto Speranza, Pierluigi Bersani e compagnia. In tutti gli altri casi si è trattato solo di mini-operazioni politiche, che hanno creato nuove sigle e l'hanno modificate una, due, tre, anche dieci volte ogni volta che si raccattava qualcuno con il maldipancia da fila altrui. Così le sigle modificandosi si estendevano fino ai grotteschi trenini di partitini che abbiamo citato sopra.

    Valentina La Terza Valentina La Terza

     

    2. COSA C'È DIETRO QUESTO FRULLATORE

    Franco Bechis per il Corriere dell’Umbria

     

    Quando si mettono in fila i cambi di casacca di questa legislatura che è ormai finita (675) e il clamoroso dato dei 60 che hanno cambiato idea e gruppo politico a camere ormai sciolte, ci si sente molto solidali e comprensivi con i milioni di italiani che ogni anno scelgono di non partecipare più a quello stanco rito delle urne, standosene a casa per godersi la famiglia o magari fare una bella gita fuoriporta. C'è del metodo però nella giostra impazzita della politica. Un metodo che nasce dal vuoto assoluto di idee e di modelli politici.

     

    Non vediamo confrontarsi diverse idee di Paese, e se non ci fosse la diversità orgogliosamente rivendicata ma non sempre professata nella pratica dal Movimento 5 stelle, sarebbe davvero difficile stabilire una linea di confine e una vera differenza fra le proposte politiche gettate sul piatto della campagna elettorale. Non facciamoci distrarre dal fumo dell'Europa sì/Europa no, dell'euro sì/euro no, dalle boutade propagandistiche che per forza di cose e di slogan oggi sono tutti costretti ad usare per differenziarsi. Quel che è accaduto e accadrà dimostra invece che le differenze sono così labili che anche per le coscienze di chi è stato eletto poi cambia poco o nulla stare in maggioranza o all'opposizione, in un gruppo o in quello vicino.

    commessi montecitorio1 commessi montecitorio1

     

    E' una insalata mista politica per altro ben evidente negli ultimi anni, con avversari storici che orima hanno sostenuto il governo di Mario Monti, e poi quello di Enrico Letta. E con il governo di sinistra guidato da Matteo Renzi (a cui è succeduto Paolo Gentiloni) che aveva fra le sue architravi un partito che si chiama nuovo centro destra. Una destra talmente nuova da schierarsi a sinistra. 

     

    E' evidente che la ragione di tanti salti da una poltrona all'altra è sempre stata la poltrona. E lo resta tutt'ora. Perché ci si può riempire la bocca di grandi propositi e nobilissime giustificazioni politiche, ma è stato uno scontro di potere quello che provocò la scissione fra Silvio Berlusconi ed Angelino Alfano, e lo è quello più recente che ha diviso Renzi da Pierluigi Bersani e compagnia bella. Tutti diranno che la divisione è tutta ideale, ma io credo abbastanza a un uccellino che mi ha raccontato così questa rittura a sinistra: Liberi e Uguali ha come sua funzione primaria quella di fare perdere il Pd alle prossime elezioni, e si ci riuscirà come appare evidente un Renzi al 20-22% vedrà i suoi in rivolta, sarà costretto alle dimissioni e improvvisamente rientreranno nel Pd per prenderselo fuoriusciti come Bersani, Massimo D'Alema e Roberto Speranza.

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    Questa mia fonte (uno dei protagonisti storici della sinistra) sarà un pizzico maliziosa, ma credo che ci azzecchi: l'obiettivo dei transfughi è proprio questo, e alla fine Piero Grasso potrebbe restare solo e soletto con il suo nuovo simbolo in mano. Il progetto sarà anche questo, ma se conosco bene i miei polli, credo che sbaglino un solo elemento: Renzi. Non sarà così facile nemmeno di fronte alla tramvata elettorale che il segretario prenda il cappello e lasci a disposizione dei nemici la sede del Nazareno: è tipo da combattere anche in situazioni estreme, e continua ad avere dalla sua il popolo delle primarie. Anche non prendesse un voto più di quel 20-22% , chi sceglie il Pd oggi lo sceglie perché c'è questo segretario, e non ripeterebbe quel voto con uno dei transfughi al comando.

     

    dalema bersani dalema bersani

    bersani epifani dalema bersani epifani dalema

    Bella guerra a sinistra, ma non è che nel centrodestra ci siano tutte rose e fiori. Berlusconi e Matteo Salvini non si sono sposati in Chiesa per vocazione, ma hanno firmato una labile unione civile che potrebbe essere revocata nel giro di qualche settimana. Il Cavaliere fa campagna per il centrodestra e in cuore suo pensa al governissimo (che rischia di essere un governino e forse di non avere proprio i numeri) senza la Lega. Salvini e molti elettori leghisti farebbero più volentieri un giro con il M5s che una avventura con il Berlusconi di oggi, garante del Ppe e dei grandi poteri europei. Più che andare fischiettando verso le urne, in un'Italia così ci sarebbe da farsi il segno della croce...

    DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA DALEMA - OCCHETTO - BERSANI - LA GIOIOSA MACCHINA DA GUERRA HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO HAPPY PD DALEMA RENZI BERSANI FRANCESCHINI FINOCCHIARO

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