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    QUELLI COME INGROIA SONO LA SECONDA CAUSA DI PROBLEMI IN VOLO - I PASSEGGERI UBRIACHI SONO UNA DELLE PRINCIPALI IATTURE PER LE COMPAGNIE AEREE, TANTO DA COSTRINGERE A VOLTE AD ATTERRAGGI DI EMERGENZA E ARRESTI. PER QUESTO L'EX PM ORA AVVOCATO È STATO RESPINTO DALLE HOSTESS A PARIGI - NEL REGNO UNITO I CASI SONO AUMENTATATI DEL 325% IN 4 ANNI. MA MOLTI NON VENGONO REGISTRATI PERCHÉ…


     
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    1. PARIGI, ANTONIO INGROIA BLOCCATO ALL'AEROPORTO DI ROISSY IN STATO DI EBBREZZA

    Anais Ginori per www.repubblica.it

     

    L’ex pm Antonio Ingroia è stato fermato all’aeroporto parigino di Roissy mentre si stava imbarcando su un volo per l’Italia. Il personale della compagnia aerea ha dovuto chiamare gli agenti aeroportuali perché l’ex magistrato antimafia era in visibile stato di ebbrezza. Ingroia, che aveva già effettuato tutti i controlli e il check-in, stava salendo a bordo ma le hostess hanno ritenuto che il suo stato non gli permettesse di viaggiare. È stato così costretto a uscire dall’aereo e tornare indietro.

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    Secondo fonti aeroportuali, il rifiuto dell’imbarco è una prassi applicata in casi come questo. Ingroia non avrebbe opposto resistenza ed è stato portato in una zona di Roissy non lontano dai cancelli dell’imbarco dove è entrato in contatto con il consolato italiano a Parigi che gli ha fornito assistenza. È stato fatto partire qualche ora dopo, una volta ripresi i sensi e verificato che fosse in grado di viaggiare per rientrare in Italia.

     

    La piccola disavventura parigina rappresenta l’ultimo episodio della parabola di un personaggio pubblico che ha sempre fatto discutere e parlare di sé, dapprima con le sue inchieste giudiziarie e poi con le sue avventure politiche. Nato a Palermo sessant’anni fa Ingroia, ex magistrato e adesso avvocato, ha iniziato la sua carriera con Giovanni Falcone e Paolo Borsellino.

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    Da pm ha seguito i processi su Mauro Rostagno e Marcello Dell’Utri, e ha avviato quello sulla trattativa Stato-mafia insieme a Nino Di Matteo. Nel 2013 è tra i fondatori del movimento Rivoluzione Civile e si candida alle elezioni politiche. Non viene eletto e dopo essere stato trasferito ad Aosta lascia la magistratura. Alle scorse elezioni politiche aveva ritentato l’avventura politica attraverso la “Lista del Popolo per la Costituzione”, fondata insieme a Giulietto Chiesa che però non aveva ottenuto nessun seggio in Parlamento.

     

    Con il governo Crocetta in Sicilia viene nominato alla guida di una società regionale, Sicilia e-servizi. La procura di Palermo lo indaga per peculato per essersi attribuito dei compensi maggiori in qualità di amministratore della società e adesso rischia il rinvio a giudizio. Al momento fa l’avvocato con il suo studio legale, che l’ha portato a viaggiare molto negli ultimi tempi anche in America Latina. Non è ancora chiaro se Ingroia si trovasse a Parigi per questioni professionali o private.

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    Secondo alcune testimonianze era comunque solo. Dall’anno scorso, aveva perso la scorta. Una decisione presa dell’allora ministro dell’Interno Marco Minniti, confermata dal successore Matteo Salvini. Nonostante numerosi appelli dei suoi sostenitori contro la decisione del Viminale, per ricordare le minacce che ancora pesano sull’ex pm che ha condotto diverse indagini sulla mafia e i legami con lo Stato, e un ricorso al Tar dello stesso Ingroia, non c’è stato nessun ripensamento sulla protezione.

     

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    2. I PASSEGGERI UBRIACHI SONO LA SECONDA CAUSA DEI PROBLEMI IN VOLO

    Leonard Berberi per www.corriere.it

     

    I passeggeri ubriachi sono la seconda causa di problemi in volo per le compagnie aeree di tutto il mondo. Che s’imbarchino già alticci (perché hanno bevuto nei bar e ristoranti dell’aeroporto) o che lo diventino una volta in alta quota (per un consumo eccessivo di alcolici), poco più di un quarto delle denunce complessive inoltrate — il 27% per la precisione — ha riguardato persone fuori controllo per il troppo alcol in corpo. In alcuni casi così fuori controllo da costringere a un atterraggio d’emergenza e la consegna alle forze dell’ordine locali. A sostenerlo è la Iata, l’associazione internazionale che raccoglie la maggior parte delle compagnie aeree, che nell’ultimo report ha fatto il bilancio del 2017, ultimo anno disponibile.

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    Un dato sottostimato

    Secondo Tim Colehan, degli Affari esterni della Iata, questo dato in realtà sottostima la portata reale del fenomeno «perché non tutte le compagnie membre dell’associazione hanno inoltrato questo tipo di informazione al nostro database Steades e perché non tutti i vettori sono membri della nostra realtà», ha spiegato durante una conferenza lo scorso dicembre nel quartier generale della Iata. Non solo: nella stragrande maggioranza dei casi i passeggeri ubriachi o non vengono fatti imbarcare oppure i casi non vengono alla fine denunciati.

     

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    I dati

    Nell’intero anno di riferimento ci sono state 8.731 segnalazioni di «unruly passengers», di viaggiatori problematici, un dato sceso di 1.106 rispetto al 2016, ma — fa notare la Iata — se si guarda al tasso sul complesso dei voli si è passati da un caso ogni 1.424 viaggi a uno ogni 1.053. Nell’ultimo bilancio complessivo la prima ragione di problemi a bordo è stata — per il 49% delle denunce — la mancanza osservanza delle regole di sicurezza come, ad esempio, allacciarsi le cinture. Al secondo posto compaiono proprio i passeggeri ubriachi con il 27% dei casi (2.454 report). «All’interno di questa problematica — sottolinea Colehan — abbiamo visto che 562 episodi, pari al 23%, hanno avuto origine prima del decollo perché le persone problematiche hanno bevuto alcolici in aeroporto».

     

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    Il record del Regno Unito

    Per le compagnie, sostiene la Iata, i viaggiatori ubriachi sono un problema. Da tempo i vettori che volano nelle località di vacanza — come Spagna e Grecia — denunciano un aumento di persone che s’imbarcano con un bel po’ di birra e vino in corpo. Soltanto nel Regno Unito, per esempio, gli incidenti collegati all’alcol sono aumentati del 325% dal 2013 al 2017, calcola l’associazione internazionale delle compagnie che segnala come nemmeno le sanzioni britanniche — fino a due anni di prigione o quasi 6 mila euro di multa — sembrano essere un deterrente.

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