Giancarlo Dotto (Rabdoman) per Dagospia
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Quello che non t’aspetti. I portoghesi, quelli che sono sempre lì, ma non vincono mai. Anche quando la giocano a casa loro, in finale con quelle schiappe dei greci, riescono a perdere anche lì. Quelli che perdono Cristiano Rinaldo dopo venticinque minuti e li dai più che mai meschini e spacciati. Vitelli sacrificali. Assurdo solo pensare il contrario. Nello stadio dei francesi, lo stadio del mondiale e di Zidane, in fondo a un Europeo che sembra scritto per un gigantesco risarcimento alla recente, traumatica storia dei francesi.
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E, invece, la botta di Eder, lo spilungone nero, mai visto fin qui, entrato nel secondo tempo. E Ronaldo in campo. Zoppo in panchina, tutto fasciato, ma indemoniato, ombra di Santos, a sostenere i suoi, al primo successo internazionale della loro storia. Funerale assoluto per la Francia, più incredula che delusa, e sono lacrime ovunque ti giri, chiunque sia colorato di bleu. La storia che prende e toglie. Qualcuno sorride anche nello stivale che ricorda. Non erano i francesi quelli che ci ammazzarono nella finale del 2000, prima il pareggio a tempo scaduto e poi il golden gol. Lacrime che vanno e vengono.
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Serata eccentrica da ogni punto di vista. Si temevano i terroristi islamici e invece no, sono le falene. A milioni. Le falene stanno conquistando il mondo. Hanno invaso anche lo Stade de France. Campano un mese e mezzo, quanto basta per infilarsi in qualunque fessura degli umani come le mani di Loewe, persino nelle orecchie di Collina.
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Una di loro, la più ottusa o blasfema, si posa sull’occhio lacrimante di Cristiano Ronaldo, a terra, azzoppato da un tackle assassino tra ginocchio e quadricipite di Payet, che Clattenberg ignora, dandosi una cecità estemporanea. Ronaldo cade, ci prova, piange, resiste, ma è un’anatra zoppa. Lascia in barella dopo venticinque minuti e, senza di lui, il Portogallo diventa una squadra di Nani, nuovo capitano e controfigura molto meschina dell’Immenso.
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Parte forte la Francia che cerca il piede caprino di Griezmann e portoghesi in bambola. Sissoko è una bestia tatticamente non reclutabile, ma quando parte palla al piede è un camion con le ali. Francesi aggressivi e picchiatori dentro uno stadio al novanta per cento di gole marsigliesi e persino il rosso dei portoghesi combinato con il bleu di Pogba e compagni fa tanta Francia.
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Senza Ronaldo, è un’altra partita. I meno scioccati sembrano gli uomini di Fernando Santos che fanno corpo e mucchio dietro, la virtù necessaria, e rinunciano quasi a giocare, tanto più che il ragazzo Sanches, molto poco prodigio nell’occasione, pare inghiottito da una storia troppo più grande di lui.
Partita appena guardabile nel primo tempo che diventa orrenda nel secondo, quando le gambe dei francesi cominciano a fare giacomo, mentre l’unico obiettivo dei portoghesi è portare la faccenda il più a lungo possibile. Francia statica e Portogallo chiuso a riccio. Due occasioni e se le pappano i francesi. Prima Griezmann di testa e poi Giroud, parato da Rui Patricio, migliore in campo con Sissoko. La terza, il palo di Gignac, a un minuto dalla fine, tedeschi che, dal loro ogni dove, di sicuro si mangiano mani e gomiti a vedere due bande così piccine giocarsi il titolo.
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Storia a parte i supplementari. La Francia non c’è più. Solo Portogallo. Prima la traversa su punizione. E poi l’invenzione del carneade. Qualcosa che non t’aspetti.
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