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    “IL RISCHIO DEL PONTE SULLO STRETTO È DI UNIRE NON SOLO DUE COSTE MA DUE COSCHE” - L'ALLARME DI DON CIOTTI E’ UN TIMORE GIUSTIFICATO O UNA CONVINZIONE SBALLATA? L’OSTILITÀ VERSO IL PONTE FU CONDIVISA PER ANNI NON SOLO DA UMBERTO BOSSI (“OPERA VERGOGNOSA E DISPENDIOSA”) MA DA TUTTA LA LEGA. LO STESSO SALVINI NEL 2016 DISSE A RENZI: “IL PONTE? FACCIA FUNZIONARE I TRENI, CHE DA TRAPANI A RAGUSA CI METTONO 10 ORE E MEZZO” – E NICOLA GRATTERI…


     
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    Estratto dell'articolo di Gian Antonio Stella per il “Corriere della Sera”

     

    DON LUIGI CIOTTI 1 DON LUIGI CIOTTI 1

    Ma davvero don Luigi Ciotti «se espatria fa un favore a tutti»? La cagnara scoppiata tra i partiti dopo la sparata di Matteo Salvini contro il fondatore di Libera, una rissa dove ciascuno tira acqua al proprio mulino al di là del merito delle cose, rischia di occultare il tema centrale: ci sono o no anche dei rischi dietro la febbricitante corsa al Ponte di Messina ripartita di colpo dopo anni di promesse, rinvii, rinunce, oblio?

     

    Che il prete torinese nipote di un fornaio cadorino sia da decenni un fastidiosissimo grillo parlante per chi è al potere e ci tenga a gestirlo senza interferenze di destra o sinistra è fuori discussione.

     

    (...)

    DON LUIGI CIOTTI 2 DON LUIGI CIOTTI 2

    Fatto sta che, sulla base delle esperienze accumulate, il fondatore di Libera si è fatto l’idea dal lontano gennaio 2001 (partì da uno studio commissionato dal ministero dei Lavori pubblici a Nomos, il centro studi per la legalità del Gruppo Abele, spiega un’ Ansa dell’epoca) che non solo il Ponte di Messina, di cui si vagheggiava almeno dal 1960 quando la Settimana Incom magnificava il progetto dell’americano David B. Steinmann, non sia una priorità per il Mezzogiorno dove ancora le ferrovie restano a volte medievali, ma che senza regole blindate rischi di essere un enorme affare per la criminalità delle due sponde.

     

    DON LUIGI CIOTTI 3 DON LUIGI CIOTTI 3

    Una convinzione riassunta già dal 2009, non da ieri, nella sintesi: il rischio è di unire non solo due coste ma due cosche. Timore via via consolidato da varie inchieste giornalistiche e giudiziarie. Una convinzione sballata o perfino piemontesista, come titolava ieri il sito strettoweb («il razzismo concesso a Don Ciotti: “non unirà due coste ma cosche”») ripreso dai social ufficiali salviniani? Mah...

     

    Certo l’ostilità fu condivisa per anni non solo da Umberto Bossi («un’opera vergognosa e dispendiosa») ma da tutta la Lega. Lo ricordano La Padania («Coi soldi del Ponte di Messina si fanno le grandi opere del Nord») e Roberto Maroni («Le infrastrutture padane non possono essere certo sacrificate in nome del Ponte») nel 2005, lo stesso Matteo Salvini nel 2016 contro il Ponte proposto da Renzi («Faccia funzionare i treni, che da Trapani a Ragusa ci mettono 10 ore e mezzo») e via così fino al «contratto di governo» con Luigi Di Maio nel 2018: non una parola.

     

    umberto bossi e matteo salvini umberto bossi e matteo salvini

    Il titolare delle Infrastrutture, che ancora tredici anni fa si vantava di non essere «mai sceso sotto Napoli», ha cambiato idea e pensa possa essere invece un volano per la crescita? Libero di farlo. E anche di contestare i timori di don Ciotti sui rischi condivisi peraltro, in questi anni, da vari magistrati. Liquidare il fondatore di Libera dicendo che gli «fa schifo» chi «continua a dipingere l’Italia come mafia, pizza e mandolino» e concludendo che «se espatria fa un favore a tutti», però, è un insulto insensato e offensivo.

     

    Lo stesso Nicola Gratteri, in corsa per fare il procuratore di Napoli, spiegò mesi fa a Otto e mezzo : «Non si può pensare che le opere pubbliche importanti, come l’Alta velocità, non si possono fare in Calabria perché c’è la ’ndrangheta. Le opere pubbliche si devono fare eccome». Ma si può andar via spediti in un contesto in cui tante regole chieste e promosse da Falcone e Borsellino vengono quotidianamente messe in dubbio?

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