Massimo Gaggi per il Corriere della Sera
paul ryan donald trump
Il polpettone preferito dal capo della maggioranza repubblicana in Congresso, Paul Ryan, ha un gusto selvatico: «Un meatloaf a base di cervo sul tavolo di un leader politico che a Washington parla soprattutto di riforma fiscale, ma che, appena può, torna nei boschi del suo Wisconsin dove sfoga la passione per la caccia, la natura selvaggia, l' attività atletica. Va a caccia di cervi che poi diventano la carne del suo piatto preferito». Frank Bruni, editorialista politico del New York Times (giornale del quale è stato anche corrispondente dall' Italia), ci racconta del suo nuovo libro, «A Meatloaf in Every Oven», uscito ieri negli Usa.
Martha Stewart E TRUMP
L' autore di saggi sulla presidenza Bush e su certe false promesse delle mitiche università americane, stavolta firma insieme a un' altra giornalista politica, Jennifer Steinhauer, un libro sui polpettoni, declinati in ben 49 ricette diverse: da quella di mamma Leslie al sofisticatissimo meatloaf proposto da Mario Batali, il più celebre chef d' America.
Frank Bruni
Scelta curiosa ma non troppo, visto che Bruni ha una gran passione per la cucina e che per alcuni anni, tra l' esperienza all' estero e quella di commentatore politico, è stato il critico gastronomico del Times , il giudice supremo della ristorazione newyorchese. Polpettoni di tutti i tipi di carne e anche di pesce, che imitano piatti delle varie cucine, come i tacos messicani, fino a quello vegetale dello chef Daniel Patterson che trasforma un piatto della cucina povera in una composizione complessa fatta di lenticchie, zucchine e orzo. Ma il background politico dei due autori li spinge a cercare di rintracciare il temperamento di esponenti democratici e repubblicani anche nella preparazione di un piatto così popolare.
mario batali
«La tendenza del leader democratico Chuck Schumer a cercare sempre di accontentare tutti - racconta Bruni - la ritrovi nel suo meatloaf nel quale trovi manzo, maiale e pollo: un vero polpettone "omnibus"». Ma c' è anche quello bipartisan : è molto semplice, tutto a base di beef , e lo fa la senatrice Susan Collins, uno dei pochi repubblicani che, in anni di politica muro contro muro, cerca di collaborare coi democratici. C' è poi l' ex speaker democratica della Camera, Nancy Pelosi, che, nel tentativo di mettere insieme le sue origini italiane con la California, lo Stato che rappresenta in Parlamento, ha inventato (con la collaborazione di Bella, la nipotina) un polpettone fatto con vitello, bisonte, pane «ciabatta», rosmarino e coriandolo.
Nancy Pelosi
Ma perché questo omaggio a un piatto non particolarmente raffinato come il polpettone? C' entra l' origine italiana di Bruni? «A casa, quando ero bambino, si mangiava anche italiano, ma il meatloaf è americanissimo. Nel libro ce ne sono anche alcuni di gusto italiano, con pancetta e pecorino, ad esempio. Ma il piatto in sé sa di America: è semplice ma è declinabile in tanti modi, che ricordano tanti luoghi e momenti delle nostre vite. Per me partire da quello di Leslie è stato un modo di celebrare mia madre, scomparsa vent' anni fa. E di ritornare alla mia infanzia».
martha stewart donald trump
E Trump? Il libro, uscito ieri ma consegnato all' editore sei mesi fa, lo sfiora appena, ma anche il nuovo presidente, che anni fa andò con Melania a preparare un polpettone nella trasmissione culinaria di Martha Stewart, ha celebrato a suo modo il meatloaf di sua madre, inserendolo nei menù dei ristoranti dei suoi alberghi.
Ma perché Bruni che, oltre a essere un critico gastronomico, cucina anche molto bene, dice di sentirsi veramente sicuro tra i fornelli solo quando fa il polpettone? «Perché io ho cominciato a cucinare molto tardi nella vita: quando ero ragazzo i fornelli erano cosa da donne. Ho un' esperienza limitata e il polpettone, oltre a essere un child play , una cosa che mi fa tornare bambino, è l' unico piatto che tollera discreti margine di errore: puoi sbagliare, correggere e recuperare».
2. IL CIRCO TRUMP INDISPETTISCE LO STAFF DELLA CASA BIANCA
Vittorio Zucconi per la Repubblica
Bianco nel cuore della capitale americana, ha piantato le tende da venti giorni il “Circo Trump”, il più grande e terrificante spettacolo del mondo. È “White House Circus” come ormai è definito dagli spettatori attoniti. Sotto la guida dell’impresario che sguazza nel caos che i suoi ordini impulsivi e propagandistici scatenano, la vita sotto il tendone del “Trump Circus” sta diventando impossibile per chi vorrebbe condurre gli affari di Stato con ragionevolezza e saggezza e costringe alla ritirata funzionari ed esperti che stanno meditando di andarsene o che rifiutano di unirsi allo show.
trump alla casa bianca
Almeno cinquanta posti nell’organigramma della Casa Bianca e nello staff della West Wing, l’ala del palazzo dove lavora il presidente con la propria squadra, sono ancora vacanti. Giornali, network e sussurri in Rete registrano defezioni e inquietudini dopo neppure tre settimane. La prova che inquieto è il clima nello show presidenziale sono i “leaks”, le fughe di notizie e di pettegolezzi che stanno sgocciolando dalla Casa Bianca e che stanno facendo impazzire l’Impresario in Capo e il suo “Circo Magico”.
Sean Spicer
Il deriso portavoce Sean Spicer, oggetto di una straziante caricatura satirica fatta dall’attrice Melissa McCarthy che ha esasperato i trumpisti per il suo essere donna, deve ogni mattina duellare con i reporter accreditati e con le loro domande alle quali non ha altra risposta che ripetere il ritornello dei «giornalisti disonesti». Quando il New York Times ha raccontato che Trump stacca dal lavoro alle sei di sera, indossa l’accappatoio e si acciambella davanti al mega schermo tv voluto nell’appartamento privato al secondo piano per guardare ossessivamente i talk show politici della sera, il povero portavoce ha smentito categoricamente che il boss possieda un accappatoio. Una notizia che appare, oltre che inutile, assai improbabile e che foto subito circolate in Rete di Trump in accappatoio bianco hanno ridicolizzato.
jared e ivanka al ballo
Il ridicolo si mescola al tragico in una amministrazione del potere globale che continua a comportarsi come se la campagna elettorale non fosse finita. Trump gestisce il potere che la vittoria elettorale, pur minoritaria ma costituzionalmente valida, gli ha assegnato come fosse uno show a tre piste del quale lui è protagonista e organizzatore. Vive e decide avvolto nella propria egolatria, affiancato soltanto dalle uniche due persone delle quali si fida, il genero Jared Kushner, marito della figlia prediletta Ivanka, e il pubblicista della destra più estrema, Steve Bannon, ormai il Rasputin della corte trumpista.
Le “fughe” di notizie hanno fatto sapere che la tragica decisione di lanciare le Forze speciali contro un campo di Al Quaeda in Yemen, pianificato già da Obama ma mai eseguito per la sua pericolosità, è stata presa a cena, da lui insieme con il genero e Bannon, senza consultare nessun altro. Il risultato è stato la morte di un soldato, la perdita di un costosissimo aereo a decollo verticale Osprey e un numero di civili uccisi, sui quali il Pentagono sta indagando.
Kelly Conway
Kelly Conway, la crocerossina che il “Circo Magico” spedisce in tv per tamponare le emorragie aperte dall’irruenza del suo capo, non ha smentito. Ha cercato di sviare l’attenzione citando un massacro compiuto da immigrati iracheni a Bowling Green, nel Kentucky. Massacro mai avvenuto. Nell’universo della Realtà Alternativa, si agitano nervosi i generali, i ministri già in carica, come il segretario alle Difesa James Mattis, soprannominato dai colleghi con le stellette “Mad Dog”, cane furioso, il capo di gabinetto Reince Priebus, furibondi per essere puntualmente esclusi dalle decisioni e per essere messi davanti ai fatti compiuti, come la decisione per il bando anti musulmano.
trump accappatoio
I Pragmatici sembrano prevalere per un giorno, soltanto per essere scavalcati dai Fanatici che incoraggiano i peggiori istinti dell’Impresario. E lo spingono a sortite come l’accusa ai media europei di avere taciuto o minimizzato gli attacchi del terrorismo islamista. Una sortita immediatamente e facilmente sbugiardata. Le gole profonde che abbondano fanno sapere dell’insensata aggressione verbale contro il premier australiano Malcolm Turnbull, al quale il senatore repubblicano Mc-Cain ha subito inviato una nota di amicizia e di scuse al «fraterno popolo australiano ».
Dalla teoria del caos alla pratica quotidiana del caos, la formula Trump sotto la tenda del White House Circus ha un obiettivo evidente: mantenere sempre l’attenzione su di sé, sull’uomo solo e forte al comando. A me gli occhi e lo spettacolo deve continuare.