Paolo Ferrari per “Libero Quotidiano”
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«In questi anni mi sono dovuto difendere in 23 differenti processi, tutti conclusi con delle assoluzioni. Posso dire che nei miei confronti c'è stata una tortura giudiziaria. La giustizia, però, alla fine ha trionfato e sono molto soddisfatto». Sono state queste ieri le prime parole dell'ex presidente della regione Molise, Michele Iorio, dopo la sentenza di assoluzione con formula piena da parte del tribunale di Campobasso, presidente Giampiero Scarlato, nei suoi confronti.
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«Si chiude un incubo durato dieci anni», ha aggiunto l'esponente di centrodestra, «ho subito un'attività investigativa che ha mirato essenzialmente alla distruzione della mia persona, soprattutto sotto l'aspetto politico. Per me è una nuova nascita è spero di poter dare e fare ancora qualcosa di utile per questa regione».
GIORNALISTI E DIRIGENTI
Il procedimento penale aveva riguardato il cosiddetto "Sistema Iorio", dal nome, appunto dell'ex presidente molisano il quale, secondo l'accusa dell'allora procuratore Armando D'Alterio, insieme a politici, imprenditori, editori, dirigenti della regione e degli enti sub-regionali, avrebbe messo in piedi un sodalizio finalizzato alla commissione di svariati reati, fra cui corruzione, concussione, abuso d'ufficio, peculato, falsità materiale e ideologica, estorsione, violenza privata, bancarotta e ricettazione.
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Fra gli indagati di spicco, oltre a Iorio, Ignazio Annunziata, all'epoca dei fatti figura di riferimento del giornale Gazzetta del Molise, l'ex assessore regionale Gianfranco Vitagliano, l'ex capo della Protezione Civile Giuseppe Giarrusso, l'ex direttore dell'Asrem Angelo Percopo.
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L'inchiesta, in particolare, era partita da un contratto stipulato dalla società pubblica "Molise Acque" con l'editore della Gazzetta del Molise, Ignazio Annunziata il quale, in cambio, avrebbe dovuto promuovere l'azienda. Dal filone principale ne erano poi scaturiti altri. Le indagini furono chiuse nel 2014.
Per la Procura, Annunziata e Iorio, avevano portato avanti lo stesso disegno criminoso con il governatore che «compiva atti contrari ai doveri del suo ufficio, effettuando erogazioni economiche regionali al giornale con decine di migliaia di euro per pubblicità e redazionali».
Annunziata, sempre secondo la procura, avrebbe quindi chiesto denaro a diversi personaggi locali per evitare articoli denigratori sul suo giornale.
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La lente dei pm si era anche concentrata sulle procedure concorsuali per l'assunzione di duecento operatori presso la Protezione Civile molisana, guidata all'epoca da Giuseppe Giarrusso. «Ci sono stati predesignati vincitori, peraltro accomunati a Iorio dalla stessa militanza politica», aveva affermato il pubblico ministero, «i quali garantirono propaganda politica per le elezioni del 2013 in cambio del compimento da parte del capo della Protezione Civile, Giarrusso, e in adempimento dei desiderata di Iorio, di atti contrari ai doveri d'ufficio».
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Accuse pesantissime per i magistrati che ipotizzarono «plurime violazioni di legge» nel concorso sia rispetto «all'ammissibilità dei partecipanti», sia «nell'attribuzione dei punteggi».
PRONTO A TORNARE
«Addirittura», aggiunse la Procura di Campobasso, «ad un candidato fu anticipato il tenore delle domande della prova orale». La stessa Protezione Civile era successivamente finita in un'altra inchiesta per la locazione dei ponti radio su cui viaggiavano le comunicazioni d'emergenza. Per Iorio erano stati chiesti 6 anni.
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Cinque, invece, per Percopo, e tre per Giarrusso, dirigente dell'Area Sviluppo del Territorio del Comune di Campobasso. In caso di condanna, Iorio rischiava una seconda sospensione dal Consiglio regionale per effetto della legge Severino che, negli enti locali, ha effetti già dopo la sentenza di primo grado. Con l'assoluzione di ieri, invece, Iorio, transitato da Forza Italia a Fratelli d'Italia, è pronto a candidarsi nuovamente per la guida della regione Molise.