Marco Giusti per Dagospia
THE DISASTER ARTIST
Ritorna il trash. Che bellezza. E i film più brutti del mondo. Ma sono parecchi, ahimé. Certo che questo The Room, girato nel 2003 da Tommy Wiseau, misterioso personaggio del cinema americano, che si scoprirà poi essere nato a Poznan in Polonia nel 1955 come Piotr Wieczorkiewicz, ha davvero un culto particolare tra i film più brutti del mondo.
E in qualche modo The Disaster Artist, il film che James Franco ha girato da regista e da protagonista, nei panni del disastrato Tommy Wiseau, affidando a suo fratello Dave Franco il ruolo dell’amico del cuore del regista, l’attore Greg Sestero, nobilita The Room e il suo autore esattamente come Tim Burton nobilitò le opere e l’estetica di Ed Wood nel suo celebre omonimo film.
THE DISASTER ARTIST
Ma quando nobiliti un autore e la sua opera, in qualche modo, togli per sempre a questi film terrificanti, appunto i più brutti del mondo, il valore di guilty pleasures. E anche se non diventano certo dei capolavori, perdono per sempre quella gradazione di stracult immortali, soprattutto perché diventano popolari e riconosciuti a livello mondiale. Non sia mai!
Anche per questo il misterioso Tommy Wiseau, sorta di Richard Benson (lo sapete chi è, vero?) del cinema americano, è stato più che contento di farsi sbertucciare pubblicamente da un film e da un altro regista, fa pure un piccolo ruolo dove incontra l’altro se stesso, perché in questo modo si eleva dallo stato di stracult privato, grande trash, al livello di stracult riconosciuto da tutti, cioè popolarità hollywoodiana.
THE DISASTER ARTIST
Al punto da poter presentarsi assieme a James Franco a ritirare il Golden Globe come miglior attore di commedia in un gioco geniale di personaggi specchianti. Se la scelta del tema, il making del film di culto The Room di Tommy Wiseau, sei milioni di dollari di budget, provenienti chissà da dove, bruciati in pochi giorni di programmazione, è comunque vincente, e mai un film diretto da James Franco era stato accolto così trionfalmente, va detto che alla fine lo spettatore smaliziato si ritrova un filo deluso dal gioco. Il film è delizioso, ma tutta l’operazione è un po’ facile.
THE DISASTER ARTIST
O forse ci troviamo un po’ imprerarati di fronte al culto di Tommy Wiseau, che non è Ed Wood (e nemmeno James Franco è Tim Burton), e un po’ stanchi del riciclo del trash. In qualche modo preferiamo i film sperimentali di James Franco visti tra Cannes e Venezia, costruiti su grandi testi dei romanzi di William Faulkner e Cormac McCarthy, trattati malissimo dai critici. “Non si può vedere questa merda!” urlava Michel Ciment, decano dei critici francesi. Il vero Tommy wiseau si sarebbe sparato…
james franco the disaster artist
E invece erano film intelligenti e difficili, in qualche modo più eccessivi di questo The Disaster Artist, che invece è piaciuto un po’ a tutti, e ha portato James Franco ai grandi premi della stagione, perfino a una nomination agli Oscar alla sceneggiatura, firmata da Scott Neustader e Michael H. Weber, la coppia responsabile di Città di carta. E magari avrebbe ottenuto di più se lo scandalo del #metoo non lo avesse un po’ assurdamente bloccato nella scalata all’Oscar. Divertente, comunque. E pieno di attori importanti, da Sharon Stone a Jackie Weaver. Già in sala.
THE DISASTER ARTIST