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    QUI C’È DAD USCIRE PAZZI - SE AVETE QUESTI TRE SINTOMI VUOL DIRE CHE SOFFRITE DI “BURNOUT” GENITORIALE, CIOÈ NON CE LA FATE PIÙ PER LO STRESS DI LAVORARE DA CASA E AVERE SEMPRE I FIGLI TRA LE PALLE: L’ESAURIMENTO, L'ALLONTANAMENTO EMOTIVO DAI PROPRI BAMBINI E LA PERDITA DI PIACERE DEL RUOLO DI GENITORE - IN ITALIA NE SOFFRE UNA FAMIGLIA SU TRE E I CASI AUMENTANO...


     
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    1 - GENITORI ESAURITI, L'ALTRA FACCIA DEL LOCKDOWN

    Valentina Arcovio per “Il Messaggero

     

    lavorare a casa con i figli lavorare a casa con i figli

    E’ la riunione con i colleghi su Zoom mentre il piccolo di 1 anno urla e piange dentro il box. E' quella consegna di lavoro da rispettare mentre il sugo rischia di bruciare sul fuoco. E ancora: è la connessione su Internet che vacilla, mentre il figlio di 10 anni è in Dad; sono le liti con i figli adolescenti che non capiscono che in «zona rossa» non si può uscire con gli amici; è la telefonata con il capo mentre la lavatrice gira e i piatti del pranzo sono troppi e non entrano nella lavastoviglie.

     

    stress genitori stress genitori

    Poi: compra le mascherine; disinfetta la busta della spesa; sta finendo il gel igienizzante per le mani… Sono una marea di piccoli e grandi ostacoli quotidiani, a cui si aggiunge la paura che il virus possa colpire un proprio caro, ad accendere la miccia del cosiddetto burnout genitoriale.

     

    «E' una forma di esaurimento che colpisce i genitori», spiega Moïra Mikolajczak dell'Università Cattolica di Lovanio, in Belgio, una vera e propria pioniera del burnout genitoriale.

     

    La scienziata studia il fenomeno ormai da anni, ma non ha mai avuto così tanto «materiale» sull'argomento, da quando è scoppiata questa pandemia.

     

    in quarantena con i figli in quarantena con i figli

    «Stiamo conducendo - riferisce Mikolajczak - uno studio in 20 paesi. Non ho ancora i risultati completi, ma posso dire cosa abbiamo trovato in Belgio».

     

    Sui mille genitori coinvolti è emerso che circa un terzo si sentiva esausto durante il lockdown. «Questi erano genitori che avevano figli piccoli a casa e che allo stesso tempo erano costretti a lavorare da casa», spiega Mikolajczak.

     

    I TRE SINTOMI

    I sintomi principali del burnout genitoriale sono tre. «Il primo è l'esaurimento, che non è semplice stanchezza», sottolinea Mikolajczak. «È più di essa. Se sei esausto, soprattutto emotivamente, il problema non scomparirà con una buona notte di sonno», aggiunge.

     

    sindrome da parental burnout sindrome da parental burnout

    «Il secondo sintomo - continua Mikolajczak - è l'allontanamento emotivo dai tuoi figli. Ad un certo punto, conservi la poca energia che ti è rimasta per te. L'ultimo sintomo è la perdita di piacere e appagamento del tuo ruolo di genitore».

     

    Il contesto è quello familiare, ma i sintomi sono spaventosamente simili al «classico» burnout a cui oggi stanno andando incontro molti operatori sanitari, come denunciato qualche settimana fa da Consulcesi.

     

    sindrome burnout genitoriale sindrome burnout genitoriale

    Solo che per i genitori i sensi di colpa sono anche più pressanti e difficilmente si vede una via d'uscita. Difficile fare una stima di quanto sia ampio il fenomeno, già presente prima della pandemia, anche se a livelli contenuti.

     

    «l burnout genitoriale colpisce circa il 5% dei genitori, ma questa cifra varia enormemente da paese a paese» specifica Mikolajczak. «In molti paesi africani il burnout è pressoché inesistente, mentre in alcuni paesi occidentali, come Stati Uniti, Belgio e Polonia, la prevalenza è superiore all'8%», aggiunge.

     

    smartworking con i figli smartworking con i figli

    Più a rischio sono le donne. «E si è anche più a rischio se si ha un livello elevato di istruzione o se si è una madre o un padre casalingo», precisa Mikolajczak. «Il lavoro è un fattore protettivo, il che non sorprende perché ti dà un posto dove respirare», aggiunge.

     

    on lo smartworking questa via d'uscita non c'è più. Tuttavia, i ricercatori hanno dimostrato che, stranamente, i fattori di rischio socio-demografici sono meno importanti di fattori personali, come la tendenza al perfezionismo e alcune rigide pratiche genitoriali.

     

    «A volte i genitori mettono troppa pressione su sé stessi», sottolinea Mikolajczak. Ci sono studi che suggeriscono che alcuni genitori si sentono anche in dovere di fingere di essere felici. «Questa pressione proviene dalla cultura genitoriale positiva che stiamo vivendo nei paesi occidentali», spiega Mikolajczak.

     

    parental burnout parental burnout

    A pagare le conseguenze del burnout dei genitori sono anche i figli stessi. «L'impatto sui bambini è particolarmente preoccupante, perché abbiamo scoperto che il burnout dei genitori aumenta i comportamenti negligenti e violenti», dice Mikolajczak.

     

    «La violenza è in gran parte verbale, ma può diventare fisica. Il burnout genitoriale ti fa diventare l'opposto di ciò che eri e che miri a essere», aggiunge.

     

    Come per quasi tutte le patologie anche per il burnout genitoriale non c'è miglior terapia che la prevenzione. Gli esperti raccomandano di intervenire prima che la bomba scoppi con piccoli accorgimenti: rinunciare alla perfezione domestica, ritagliarsi piccoli momenti per sé stessi ogni giorno, chiedere aiuto, delegare. Ai genitori si raccomanda semplicemente di essere umani.

     

    2 - QUELLA VERGOGNA DI SENTIRSI "CATTIVI" E NELLE COPPIE CRESCONO LE DISTANZE

    Veronica Cursi per “Il Messaggero

     

    La misura del disagio, in casa di Valentina, 40 anni, giornalista, un appartamento a Roma nord, è in quei due metri e 20 di tavolo sistemato in salone. E' lì che ogni mattina, dal primo lockdown di un anno fa, quando la scuola chiude per Covid (e succede ciclicamente), lei e i suoi quattro figli di 5, 8, 10 e 14 anni, lavorano e studiano tutti insieme. Tutto il giorno.

     

    mamma sotto stress mamma sotto stress

    Da 10 mesi è in smartworking, «mi mancano persino le litigate con il capo», fa riunioni mentre il figlio piccolo la chiama dal bagno, l'altra vuole aiuto con le divisioni, il terzo deve ripetere storia e il grande fa finta di studiare guardando chissà cosa su Youtube. Per non parlare del tempo passato a sedare liti o a risolvere problemi tecnici con Zoom. E il sottofondo è sempre lo stesso. «Silenzio», «fai i compiti», «stacca quella Playstation».

     

    didattica a distanza didattica a distanza

    «Passo tutto il giorno a urlare e quando finisco di lavorare non vedo l'ora di chiudermi in camera a guardare un film». E' lì che a volte pensa, e se ne vergogna, «vorrei scappare di casa, pensare solo a me. E' terribile dirlo per una mamma e questo mi fa sentire tremendamente in colpa. Prima ci ritagliavamo del tempo per noi, ora non riesco più a fare delle cose con loro che non siano i doveri della giornata: mangia, studia, fatti la doccia».

     

    Valentina è sola. Il marito fuori tutto il giorno, perché lui invece in ufficio ci può andare, la mamma di 73 anni che finora non è ancora stata vaccinata.

     

    dad 4 dad 4

    E' una vita sospesa, la sua. Prima che il Covid depennasse gli appuntamenti in agenda, aveva riempito quella dei suoi figli di attività che la portavano a trottare da un posto all’altro.

     

    Dov'è la sua normalità? Andare a lavorare, far giocare i figli con altri bambini senza paura dei contagi, dove sono finte le cose banali? Le feste di compleanno, le lezioni di karate in palestra, il catechismo, i corsi di chitarra, i pomeriggi con i compagni di scuola.

    dad 5 dad 5

    «Prima correvo da una parte all'altra della città per i loro impegni. Ero stanca ma felice, ora ogni notte mi chiedo e se richiudono le scuole? Se qualcuno si contagia e devono rifare la quarantena? Mi sento scoppiare».

     

    Il Covid ha imposto a molti genitori una convivenza forzata con i propri figli: le case sono diventate prigioni, senza distrazioni. In questo stato di cose, sono tanti padri e madri a dirsi esausti. Il parental burnout è una sindrome da esaurimento. E va affrontata.

    Come ha fatto Chiara, 42 anni, tre figli maschi. Il grande, 13 anni, alle prese con la preadolescenza e lei con una nuova attività imprenditoriale da avviare dopo il fallimento del suo negozio che ha dovuto chiudere quando è scoppiata la pandemia.

     

    dad 3 dad 3

    Il Covid, la crisi economica, la Dad, l'impossibilità di seguire i ragazzi come voleva l'hanno mandata in tilt. E ha deciso di chiedere aiuto. «Ero diventata eccessivamente nervosa verso i miei figli e quei problemi che di solito erano affrontabili di colpo erano diventati insormontabili».

     

    Non faceva che ripetersi «sono una madre pessima». Stanca e in colpa di essere stanca, a differenza delle altre madri che riuscivano a fare tutto senza lamentarsi. «La mancanza di una quotidianità normale mi ha spiazzato, riversare tutto sulla famiglia senza potere contare su nessun aiuto esterno, compagno, nonni, è stato molto pesante. Ho capito che mi stava venendo un esaurimento nervoso».

     

    dad 2 dad 2

    Nella coppia, poi, la situazione non faceva che degenerare: liti continue. «Avere poco tempo per noi, concentrarsi solo sui figli e poi le problematiche legate alla crisi, l'incertezza del futuro, hanno aumentato le tensioni».

     

    «IO NON ESISTO PIÙ»

    «Ho capito che era necessario ritrovare del tempo per me. Io mi sentivo in colpa anche durante quell'unica ora di palestra online: 60 minuti a pensare che avrei dovuto stare con i miei figli. A volte mi sento una mamma terribile. Sento che mi hanno succhiato tutte le energie e io non esisto più».

     

    dad 6 dad 6

    E poi è importante condividere i ruoli con chi ci sta accanto. Perché, diciamoci la verità, oltre alle disuguaglianze economiche, il virus ci ha sbattuto in faccia un'altra grande realtà: il lavoro di cura, in Italia, è ancora prettamente a carico delle donne, molte delle quali hanno dovuto mettersi in aspettativa, se non licenziarsi.

     

    dad dad

    I problemi più grandi, poi, sono arrivati con il figlio maggiore: «Sono frustrata di non potergli dare una vita normale. A 13 anni si sta perdendo tutto: gli amici, le prime uscite, la comitiva. E' diventato difficile anche concentrarsi sulla scuola, con la Dad è stato un incubo, hanno perso gli stimoli perché è mancato tutto il contorno, il contatto con i professori, la socializzazione».

     

    E quest'estate cosa succederà? Apriranno campus e centri estivi? Le domande frullano in testa, come i pensieri. E fermarli, a volte, è davvero difficile.

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