Francesca Sforza per “la Stampa”
«Non ho mai visto vincere una guerra in difesa, bisogna attaccare, questo è un nemico difficile, dobbiamo fare come il Milan di Arrigo Sacchi, tutti in difesa e tutti in attacco, chi fa il gioco da solo perde». Non tradisce il suo amore per l'Italia neanche nelle metafore, il premier dell' Albania Edi Rama, che ieri ha colpito l'immaginario italiano con le sue parole di solidarietà e l' invio di trenta volontari, tra medici e infermieri, per offrire assistenza ai centri più colpiti della Lombardia.
edi rama luigi di maio
Primo ministro Rama, proprio in un momento in cui l'Europa fatica a mostrarsi solidale, l'Albania non ha mancato i far arrivare il suo appoggio all' Italia. Com'è nata l'idea?
«Noi viviamo con l'Italia ogni giorno, da sempre, e quando abbiamo realizzato che c'era bisogno di forze in prima linea mi sono detto: "Facciamo qualcosa, non sarà molto, ma pur sempre un aiuto" Allora ho chiamato il ministro Luigi Di Maio e insieme abbiamo organizzato l'operazione, coordinandoci anche con la Sanità. Il bello è stata la risposta immediata da parte dei nostri medici e infermieri. Anche qui abbiamo morti e contagi, ma la situazione italiana è più grave, e la mobilitazione è stata sentita».
Secondo lei in questa fase l'Unione Europea come si sta comportando?
«Per noi l'Unione Europea è l'unica strada e l'unica destinazione, anche se è un progetto imperfetto, che talvolta è inciampato, è il solo che può riuscire. Questo è un nemico invisibile, che non ha bisogno di visti, che non guarda le frontiere di Schengen e che non può essere buttato in mare: di fronte a un nemico che sfida il senso stesso della nostra comunità umana, fa paura vedere i Paesi europei che si chiudono, e che emettono decreti spesso contrastanti fra loro. Si dà l' idea dell' incapacità di giocare tutti insieme».
luigi di maio edi rama
Crede che la debolezza europea rischi di lasciare un vuoto politico che altri potrebbero riempire?
«Nessuno può rimpiazzare l'Unione Europea, e spero che questa debolezza sappia volgersi in opportunità per ritrovare una nuova coesione interna».
L'Albania si è vista bloccare i negoziati di accesso proprio qualche mese fa. Come è stata presa la cosa dall' opinione pubblica albanese?
«E' stato un terremoto psicologico terribile, prima ancora di quello geologico che ne è seguito. Per noi l' Ue è l' unico posto in cui possiamo sederci, uno spazio dove il destino è nelle nostre mani e non nelle mani altrui. Del resto non è la prima volta che succede: ho visto bene la frustrazione dell'Italia lasciata sola nella crisi dei migranti, e in parte anche adesso, mentre sta combattendo una guerra che non è una guerra italiana»
abbraccio tra edi rama e luigi di maio
Cosa si aspetta dalla Commissione di Ursula von der Leyen?
«Abbiamo ottenuto il sì per aprire i negoziati proprio qualche giorno fa, ho una grande ammirazione per lei, è una donna incredibile, di una sensibilità speciale, e con un senso geopolitico forte, penso che abbia voglia di imprimere una svolta strategica profonda all'Europa».
Qual è la lezione politica da trarre da questa grande crisi globale?
«Non credo che questo virus sia arrivato per il nostro bene, ma come ha detto anche Papa Francesco ci dà l' occasione di riflettere sul rapporto che abbiamo con la natura, con le nostre famiglie, con il livello di comunicazione fra Stati. Nessuno può escludere che la stessa Cina non ricada vittima del virus, o che l' infezione non torni di nuovo là dove sembrava debellata. E' un' illusione pensare di non agire tutti insieme».
bambini albanesi 2
Cosa pensa dell' attuale gestione della pandemia?
«Penso che occorra reagire sul versante economico. Non si può fare catenaccio fino al suicidio, ripeto, non si vince la partita solo in difesa, né possiamo immaginare di stare chiusi in casa per un anno. La reazione però deve essere comune, coordinata, fare i fenomeni da soli non può funzionare. Non mi faccio illusioni, l' uomo non è stato creato per essere perfetto, ma bisogna imparare a vivere con i nostri errori, non convivere con i nostri peccati».