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    “QUI PUO’ FINIRE SENZA INTESA” – I TIMORI DELLA MERKEL SULLE TRATTATIVE PER IL RECOVERY FUND. RUTTE CONTRO GLI AIUTI ALL’ITALIA, SUL “FRENO” AI PIANI NAZIONALI E’ RISSA. I PAESI FRUGALI FANNO FRONTE COMPATTO E NON HANNO INTENZIONE DI AVERE UN DEBITO COMUNE FUTURO. IL MANCATO ACCORDO AVREBBE EFFETTI LETALI SULLA TENUTA DEL GOVERNO, CONTE LO SA E…


     
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    Da it.insideover.com

     

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    I primi due round del Consiglio europeo straordinario per trovare la quadra su Recovery Fund e bilancio pluriennale sono terminati con un nulla di fatto. Le rivendicazioni dell’Italia sull’entità e la governance degli aiuti economici non hanno fatto breccia nella Grande muraglia issata dai frugali, Olanda in testa.

     

    Oggi vanno in scena i tempi supplementari di una partita lunghissima e sfiancante. Giuseppe Conte, irato per la posizione del collega olandese, Mark Rutte, ha spiegato che farà di tutto per chiudere la contesa. L’intenzione è tornare a casa con un accordo da sventolare in governo, sia per placare i borbottii del Movimento 5 Stelle, sia per silenziare le opposizioni.

     

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    La strada è tuttavia in salita, e lo stesso Conte sembra esserne a conoscenza: “Quando c’è un negoziato così duro c’è qualche momento in cui sorge il dubbio che non ci sia la contezza dei problemi che stiamo affrontando, il dubbio che qualcuno perda di vista quest’obiettivo”, ha fatto notare il premier.

     

    A che punto è il negoziato

    Alla vigilia del terzo giorno di negoziato ci troviamo di fronte a una situazione di stallo. Secondo quanto riferisce Il Corriere della Sera, le trattative dovrebbero adesso concentrarsi sul freno ai piani nazionali. Riavvolgiamo il nastro e spieghiamo che cosa è successo ieri a Bruxelles in una giornata infuocata.

     

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    Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, aveva messo sul piatto una proposta allettante per i Paesi frugali. Una proposta che considerava le regole per l’accesso ai fondi in cambio di riforme, l’equilibrio tra gli aiuti e i prestiti – rispettivamente scesi a 450 miliardi e saliti a 300 – e nuove cifre sugli sconti (i cosiddetti rebates) a tutto il fronte del Nord.

     

    Sembrava che la strada fosse finalmente in discesa, ma il premier olandese Mark Rutte ha sbattuto i pugni sul tavolo, chiedendo il voto all’unanimità per approvare i vari piani nazionali di ripresa. Solo contro tutti, Rutte è andato avanti per la sua strada mentre gli altri 26 Paesi membri avevano trovato un accordo per una sorta di “freno di emergenza”. L’Aia ha finito così per contagiare nuovamente Austria, Svezia, Danimarca e pure Finalndia: i frugali non hanno alcuna intenzione di avere un debito comune futuro.

     

    Il muro dei frugali, i timori di Merkel

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    Difficile fare previsioni. Anche perché le posizioni dei due schieramenti sono ancora agli antipodi dopo due giorni di trattative. I frugali vorrebbero vistosamente ridurre i 740 miliardi di aiuti economici di almeno il 50%.

     

    Fa eccezione la Svezia, che aveva chiesto addirittura di non sforare il tetto dei 150 miliardi: proposta ritenuta inaccettabile. Ieri, a un certo punto, stanca della prepotenza dei nordici, Angela Merkel ha deciso di scendere in campo per dare un freno alle richieste di Olanda e compagnia bella.

     

    L’Italia ha invece suggerito di valutare i piani di riforma mediante il raggiungimento di obiettivi concordati con una maggioranza qualificata rafforzata da parte del Consiglio (e un ruolo speciale per il presidente del Consiglio europeo). Niente da fare, il muro contro muro rimane.

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    L’Italia, ha concluso il premier Conte, a notte fonda, non può accettare che il programma Next Generation Eu possa essere compromesso nella sua efficacia e consistenza, che diventi inutile per la ripartenza, per il nostro paese e l’Europa intera”. Stiamo cercando di costruire un percorso “che porti anche i paesi frugali a sottoscrivere questo accordo”, ha aggiunto Conte. Purtroppo stiamo parlando di un progetto di bilancio molto articolato, cui si aggiunge il Fondo per la ripresa, che va approvato all’unanimità, ha ricordato il premier.

     

    La partita non sarà finita, ma il tempo stringe.

     

    Da qualunque prospettiva si analizzi, la giornata di oggi sarà decisiva. In positivo o in negativo. Se Conte spera in un accordo, Merkel è più realista. La cancelliera, tra l’altro presidente di turno dell’Ue, ritiene plausibile che il Consiglio europeo possa terminare senza un accordo sul Recovery Fund. I leader dei 27 hanno “varie posizioni” sull’entità degli aiuti, sulle regole per accedervi e su come applicarle. “Non posso ancora dire se troveremo una soluzione. C’è molta buona volontà, ma potrebbe darsi che oggi non venga raggiunto un risultato”, ha commentato Merkel.

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