Estratto dell’articolo di Marzio Breda per il “Corriere della Sera”
mattarella meloni
Ha i toni educatamente scocciati di chi non sopporta più d’essere tirato per la giacca (ci si passi il luogo comune, però calzante davvero), la sortita con cui Sergio Mattarella mette un punto fermo sui propri poteri. Cioè sull’intermittente rincorsa ad appellarsi a lui, a sollecitarlo in una direzione o in un’altra, ad attribuirgli — a volte anche da parte di giornalisti, ai quali non per nulla parla — giudizi sottintesi o intenzioni, lanciandogli perfino «veementi» ultimatum.
Non ha bisogno che gli si insegni il lavoro, questo il retropensiero. Sa benissimo quello che può o non può fare e ciò che deve fare. E lo spiega a futura memoria con parole piane ed esempi semplici, riassumendo l’Abc della nostra Carta. Come faceva quando aveva la cattedra di diritto costituzionale all’università.
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Così, eccolo elencare gli approcci sbagliati con cui sempre più spesso, e impropriamente, ci si rivolge a lui, puntualizzando che cosa significhi la sua firma sotto una legge e che cosa sia l’atto di promulgazione. Che, sottolinea, non prefigura la condivisione di una norma ma è frutto di un lavoro del Parlamento, al quale a lui tocca dare certificazione (gli piaccia o meno la legge, a patto che non presenti profili di «evidente incostituzionalità»). [...]
Lui, aggiunge, «fortunatamente» non è un sovrano e non ha quelle prerogative. Ha, semmai, il compito di «fare in modo che ciascuno, a partire da sé stesso, rispetti la Costituzione» e lo faccia «nel colloquio e nel confronto tra gli organi costituzionali», senza pretendere di «attribuirsi compiti che la Costituzione assegna ad altri poteri dello Stato». Parole nelle quali risuona un bisogno di percorsi ordinati e chiarezza di rapporti, attraverso l’equilibrio dei poteri.
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Qui sta il punto che ci richiama al presente, con un’allusione che sembra rivolta al cantiere delle riforme. Chissà. Di fatto, quando Mattarella cita «l’armonico disegno che la Costituzione indica e presenta in maniera ammirevole per coloro che la scrissero, trovando accordi in condizioni difficili e dialetticamente molto accese», segnala l’urgenza di distinguere tra agenda politica e agenda delle riforme. Che, in nome dell’interesse generale, non vanno sovrapposte. Tantomeno chiamando in causa lui, perché si lesionerebbe il suo ruolo di arbitro. Non sarà facile che accada. [...]
SERGIO MATTARELLA GIORGIA MELONI
SERGIO MATTARELLA E GIORGIA MELONI