Roberta Amoruso per “il Messaggero”
Il riemergere dei timori di una svolta protezionistica che ha colpito duramente il credito a livello globale, rende probabile un nuovo ampliamento degli spread. Il mercato ne è convinto. E del resto, dopo aver guadagnato 20 punti base la scorsa settimana, il differenziale di rendimento tra Roma e Berlino ha preso ancora quota ieri, fino toccare 280 punti, nel giorno delle ritorsioni cinesi ai nuovi dazi Usa.
DI MAIO SPREAD
È l' effetto della corsa degli investitori a trovare riparo dal rischio, certo. I Bund tedeschi, insieme del resto ai titoli di Stato Usa, rimangono l' approdo preferito di questi tempi. E dunque se nel frattempo i Btp perderanno, come già si intravede, l' appeal guadagnato da inizio anno per via del «clima di avversione al rischio e dell' instabilità del quadro politico italiano», come sottolineano gli analisti di Unicredit, allora sarà ancora più naturale vedere riprendere una quota al differenziale di rendimento tra Roma e Berlino.
Vale la pena di ricordare però che sono passati oltre cinque mesi da quando lo spread Btp/Bund ha abbandonato quota 300 punti. Ma dopo la nuova fiammata a inizio febbraio, è scattato qualcosa sul mercato che ha separato le sorti dello spread (oscillante intorno a 250 punti e ora più vicino a 300) da quelle del rendimento dei Btp a 10 anni, in calo intorno al 2,5% nelle ultime settimane, che ha beneficiato di un certo interesse da inizio anno.
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Merito della spinta del cosiddetto carry-trade, dicono gli analisti, cioè delle scommesse più opportunistiche di investitori che hanno puntato su rendimenti più appetibili, come quelli italiani, contando sempre sulla politica accomodante della Bce. Non a caso, i Btp hanno sovraperformato i titoli dei Paesi core.
E sono andati meglio anche dei titoli spagnoli, fino alla scadenza a cinque anni, pur mostrando una maggiore volatilità. E non è detto che un certo andamento distante, seppure parallelo, tra spread e Btp, non regga ancora per un po', considerate le minacce della guerra sui dazi destinate comunque a premiare i titoli di Stato. Più quelli tedeschi e Usa, evidentemente, rispetto a quelli italiani anche considerate le forti tensioni nel governo.
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L'INCERTEZZA ITALIANA
Cosa c' è da aspettarsi? L' avvicinarsi delle elezioni per il Parlamento europeo e la forte performance dei Btp da inizio anno», spiega Luca Cazzulani, «ci fanno prevedere che gli investitori ridurranno l' esposizione alla vigilia di un periodo in cui il rischio associato a notizie negative potrebbe crescere».
Più in generale, invece, sui mercati, è probabile che la nuova escalation delle tensioni commerciali insieme al peggioramento delle prospettive economiche globali, inneschi nuove pressioni al ribasso sui rendimenti dei titoli considerati più sicuri, come i Bund. Insomma, la vigilia del voto Ue non sarà una passeggiata per lo spread. Ieri intanto il differenziale tra Btp e Bund si è fermato a quota 277 rispetto ai 273 punti di venerdì, con il rendimento in leggero rialzo, al 2,70%, rispetto al 2,68% della settimana scorsa. Se non fosse che il rendimento del Bund tedesco è sceso ulteriormente e che ora è negativo per lo 0,07%.
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L'escalation a colpi di dazi tra Stati Uniti e Cina e il timore che l' inasprimento delle posizioni renda più difficile il raggiungimento di un accordo sul commercio internazionale ha messo ko un po' tutti i listini azionari mondiali. Dalle Borse europee a Wall Street. Lì dove il clima di tensione sul mercato Usa è fotografato anche dell' indice «della paura» Vix, in volo del 28%.
Piazza Affari, da parte sua, ha chiuso in calo dell' 1,3%, sotto le vendite sui titoli bancari, sempre molto sensibili ai sussulti dello spread. Da Banco Bpm (-3,3%), a Ubi (-2,7%), da Unicredit (-2,3%) a Intesa (-1,7%) prevale dunque il segno meno nel settore.Per il resto, a fronte del buon andamento dei titoli petroliferi sostenuti dal recupero del greggio, è da segnalare il tonfo di Leonardo (-4,7%).