Domenico Quirico per “la Stampa”
PUTIN ZELENSKY
Oggi in Crimea può sembrare un giorno qualunque di tutti i giorni che verranno di questa guerra: bombe che cadono, colonne di fumo, depositi distrutti, qualche morto, comunicati che si smentiscono reciprocamente, rumori, voci, silenzi propagandistici e tattici. In fondo da settimane sembra che il conflitto si sia accasciato su se stesso, abbia raggiunto un suo tragico equilibrio e non possa salire a una nocività superiore. Invece lì, in Crimea, tutto è pericolosamente diverso.
vladimir putin volodymyr zelensky
Perché c'è il rischio concreto che la guerra ascenda al suo estremo, che diventi ancor più totale nei mezzi impiegati, iperbolica. Spalancando arsenali apocalittici finora solo evocati come remota minaccia. Quello che accadrà in tutti gli altri giorni che verranno può dipendere da quello che gli ucraini hanno intenzione di fare. Perché se Zelensky, come ha annunciato in una delle ultime serali prediche alla nazione, ha deciso di iniziare proprio dalla Crimea la riconquista di tutti i territori ucraini occupati dai russi, questi sei mesi saranno solo una tappa, un inferno provvisorio.
putin zelensky biden
Forse Putin, e i russi, intendo i russi che ne sostengono l'Operazione Speciale per antica convinzione imperialistica o per evitare guai, possono accettare di dover retrocedere nel Donbass di fronte a una grande controffensiva ucraina immuscolita, forse non soltanto con i cannoni, da Stati Uniti e Gran Bretagna. Qualche villaggio, qualche cittadina si può conquistare o perdere. Ma la Crimea è un'altra cosa. Non nel senso burocratico-amministrativo che un referendum di nessuna legittimità e trasparenza ne ha imbullonato il ritorno nella Grande Madre russa. Mentre per il Donbass finora non si è andato a di là del riconoscimento della loro scardinata "indipendenza''.
volodymyr zelensky e vladimir putin 1
Per la Russia una invasione della Crimea significa un attacco diretto alla propria integrità territoriale, l'equivalente di una marcia su Mosca, la prova di quella volontà di annientare la unità russa su cui Putin armeggia con efficace successo interno da venti anni. Bugia? Trucchi grossolani a cui peraltro nel 2014 abbiamo opposto solo un brusio ingenuo: la Crimea in fondo... Sebastopoli, gli assedi, il bastione Malakoff, il conte Tolstoj... ? Inutile discuterne storicamente.
meeting normandia voldymyr zelensky vladimir putin emmanuel macron
Quando la leggenda diventa realtà vince la leggenda. Per difenderla ogni mezzo, anche il più estremo finora tenuto di riserva come minaccia e possibilità, diventerebbe per Putin legittimo. Gli stati totalitari possono violare linee che è mostruoso attraversare. La guerra non sarebbe più una chirurgia che reca le sue punture sui gangli dell'avversario, ma una prefazione dell'Apocalisse. Siamo di fronte al contrasto fondamentale e pericolosissimo tra l'arte dello Stato e il mestiere della guerra.
Cercare di riprendersi la Crimea, svolta che non può avvenire senza il via libera degli americani, vuol dire che la parola imperante diventa lotta a oltranza, totale senza limiti di mezzi; e la liquidazione di quel poco che resta di possibilità di conciliazione e composizione di interessi, l'unica via che porta quanto meno a una tregua. Bisogna che questo sia chiaro. Putin non ha diritto a tenersi le sue conquiste. È una questione di giustizia. Ma attenzione a non consentire agli ucraini di metter troppe cose in second'ordine pur di vincere la guerra. Se questa guerra sarà perduta tutte quelle cose saranno perdute.