Estratto dell’articolo di Riccardo Staglianò per “il Venerdì di Repubblica”
adalberto sabbatini (a destra) zona bar de l ultima spiaggia di capalbio
L'Ultima spiaggia ormai è un "misto mare grande", dal nome di un popolare piatto unico del lido di Chiarone. Ci trovi ancora pezzi di intellighenzia di sinistra, ieri il sobrio Giorgio Napolitano oggi il figlio Giulio, amministrativista assai fashion. Ma c'è ormai così tanta gente che non può essere solo progressista.
Ostano i prezzi (ombrellone e due lettini 60 euro; il misto mare 25, però ben spesi) e la contabilità elettorale, dal momento che in paese Fratelli d'Italia è quasi al 40 per cento. Sì, certo, quelli che hanno consolidato il mito della località come "piccola Atene" liberal non sono mai stati i figli degli assegnatari degli appezzamenti confiscati negli anni 50 alla nobiltà latifondista dal gagliardo Amintore Fanfani. Piuttosto Umberto Eco, Alberto Asor Rosa, Furio Colombo, Corrado Augias, giusto per dirne alcuni. Altre letture, altre manicure.
claudio petruccioli con francesco rutelli a capalbio
Qualcuno è morto. Altri escono meno. Solo l'ottantatreenne Petruccioli, già presidente della Rai e deputato Pci, resiste sotto un'ubertosa tenda nell'arenile di cui ha contribuito a creare il mito regalandogli il claim «se non è l'ultima, che spiaggia è?». Però, a rischio di bruciare il finale, il suo ragionamento fa: «Son contento per Capalbio se la leggenda dei radical chic le ha giovato, ma non è vero niente. È stata un'operazione, riuscita, per sputtanare la sinistra». […]
La maggior parte degli intervistati concorda sul fatto che non sia più vero oggi. Ma la prima cosa che dicono i ricchi – quando non cafoni conclamati – è negare di esserlo. Sta di fatto che quest'incantevole posto, da espressione geografica, è diventata categoria dello spirito. Con Giorgia Meloni che, nel gran finale elettorale, la additò: «Il circolo del golf di Capalbio è preoccupato». Peccato che tale circolo non esista. Esiste il concetto, l'idea platonica. Questa cronaca di un fine settimana a prevalenza di lino e Birkenstock è il tentativo di capire, in pratica, cosa ne resta.
eugenio scalfari con furio colombo a capalbio
Il nemico? La Bolkestein è un interrogativo che lascia tiepido Adalberto Sabbatini, uno dei quattro amici che nel 1987 fondarono l'Ultima spiaggia. Un sessantanovenne in splendida forma con cui avevo avuto un primo approccio catastrofico. «Capalbio non è cambiata, siete voi di Repubblica a essere cambiati» aveva detto, segando sul nascere la possibilità di un'intervista. Credevo ci rinfacciasse, che so, di essere troppo moderati.
[…] «Le ideologie sono morte. L'importante è salvare il posto di lavoro. Noi paghiamo quel che ci chiede lo Stato. Voi non lo capite» dice. Circumnavigato lo scoglio su cui si infrange ogni scambio, risulta addirittura simpatico: «Noi non chiediamo la tessera a nessuno. Il nostro scopo è rendere felice chi viene qui, così ritorna».
andrea barbato e corrado augias all ultima spiaggia di capalbio
Rispetto ai 60 ombrelloni originari, di fronte alla struttura di legno bianco dove si mangia, oggi si può anche affittare ombrellone e lettino lì accanto, a metà del prezzo.
«Io vengo qui dalle 6 per pulire la spiaggia. Sono il figlio di un assegnatario di un podere dell'Ente Maremma dove mio fratello ancora coltiva la terra. Non mi monto la testa». Come nasce la monocoltura politica della loro clientela giura di non saperlo: «Io ho votato Margherita, ho avuto un breve incantamento renziano (da una vecchia intervista al Tirreno spunta anche Forza Italia, ndr). La gente veniva qui perché si trovava bene. Poi, con gli anni, ho fatto amicizia con Giulio Napolitano o Francesco Rutelli, ma sono rapporti personali».
claudio martelli capalbio
Quanto all'élitismo, «qui se uno vuole entra dal nostro parcheggio ma, se gira verso la spiaggia libera e si porta un panino da casa, non spende neanche un centesimo. E ci va benissimo così. Magari una volta gli viene voglia di mangiare meglio e assaggia i piatti di mia moglie Anna…».
L'argomento della spiaggia democratica, accanto a quella vip – se nel novero vale l'avvistata Alba Parietti e un paio di giornaliste tv – regge. Su quattordici chilometri di costa solo uno è occupato dagli stabilimenti. Praticamente il contrario di Versilia e altre coste su cui si polemizza meno. Me lo conferma, davanti a un bel piatto di tortelli a Capalbio alta, il sindaco Gianfranco Chelini. Che rivendica anche un altro pilastro di civiltà: «Durante il Covid avevamo piantato in spiaggia dei picchetti in legno per il giusto distanziamento. E li abbiamo mantenuti lungo un chilometro e mezzo così gli ospiti sono incentivati a rispettarli comunque, lasciando aria al vicino».
luca nocilla spiaggai jacare capalbio
È un nudge, la spinta dolce per incentivare buone abitudini civiche, alla maremmana. Bolla invece come «macchiettistica e anacronistica» la caratterizzazione del suo Comune come sinonimo di fighettismo di sinistra. Avrebbe smesso di essere vera da una dozzina di anni. Man mano che i prezzi degli immobili lievitavano. Soprattutto in zona Pescia Fiorentina, la «Beverly Hills di Capalbio» secondo il conio attribuito all'immobiliarista Carlo Puri Negri, la cui Terre di Sacra possiede le leggendarie case con accesso privato alla spiaggia (una si vede anche in Come un gatto in tangenziale, sullo scontro di civiltà tra mare per ricchi e mare per poveri) il cui affitto annuale va dai 40 ai 180 mila euro. E dove le ville si vendono "a corpo", non al metro quadro, e l'unità di misura sono ovviamente i milioni di euro.
nicola caracciolo e altri pionieri di capalbio
Chelini, ex funzionario di banca, è un civico pragmatico eletto nel 2021 che si dichiara con fierezza democristiano («Voto Pd e ogni volta mi chiedo perché») e ha il culto di Fanfani, descritto come un Simon Bolivar locale per «la più grande ridistribuzione di ricchezza che si ricordi», compiuta togliendo ai principi Caetani, Corsini e compagnia, per dare ai braccianti abruzzesi e marchigiani. «Qui FdI è il primo partito. A maggior ragione la Meloni dovrebbe avere più rispetto quando parla di noi» dice. Prima di rivendicare il recupero di un cinema, una biblioteca, tre parchi urbani e soprattutto un anfiteatro disegnato dall'olandese Maurice Nio, quello del museo Pecci di Prato, che sarà pronto a fine 2025 e che Tomaso Montanari ha già definito «ecomostro».
monica cirinna capalbio
A cercare con impegno, tracce di progressismo se ne trovano. Ad esempio in località Caprai, nell'interno, direzione Marsiliana. È qui che sorge la fattoria CapalBio comprata dal già sindaco di Fiumicino Esterino Montino che oggi la gestisce con la moglie Monica Cirinnà, entrambi ex senatori Pd. Alle sei di pomeriggio, quando mi presento non annunciato, la prima firmataria delle unioni civili è in cucina che spignatta.
Da un paio di anni, sulla terrazza che guarda verso cento ettari di verde perlopiù coltivati a vigna e olivi, ospitano quaranta coperti con una robusta selezione di antipasti a buffet, largamente opera di lei (buoni: il padre siciliano, dopo il liceo, la iscrisse a un corso di cucina per evitare che restasse zitella). A seguire una scelta di primi e secondi, ok, preparati da un cuoco locale. «Abbiamo chiuso con Roma. Viviamo qui, diamo lavoro a gente di qui. Non vado neppure al mare per non rischiare di incontrare gente con cui ho avuto a che fare». Cosa rimane, di sinistra, da queste parti?
gianfranco chelini sindaco di capalbio
«Nulla. Il Pd locale è inesistente. Tra pochi giorni a Grosseto ci sarà il congresso nazionale di Casapound e non hanno mosso un dito». Mi sembra tanto serena, rispetto al recente passato, quanto quegli ex che dicono «sto benissimo» ma poi tallonano sui social l'amore perduto. Però la sua seconda vita è reale, non una posa: spesa, parannanza, servire ai tavoli. «L'Italia è cambiata e con lei anche Capalbio» riassume salomonico Montino, addetto alla cassa.
Tra i clienti ricollegabili al mondo di prima la portavoce della Boldrini, a sua volta lì qualche sera fa, e uno dell'ufficio legislativo del Pd. Poi una famiglia arcobaleno. Una tavolata di romani non meglio identificati. Gente normale con macchine normali, inclusa una Panda gialla. E Fabio, detto "Orsetto", storico (e tatuatissimo) parcheggiatore del bagno Frigidaire, 300 ombrelloni a 40 euro lettini compresi, in zona Torba, quindici minuti a nord rispetto all'Ultima.
capalbio
Negli anni anche lui ha visto «la sinistra ridursi. Ora tanti avvocati, imprenditori, giudici, medici. D'altronde se da queste parti una casetta viene 900 euro a settimana e a Pescia Fiorentina 1.500, chi può permetterselo? A forza di salire coi prezzi, restringi il pubblico».
L'opposto di quel che cerca di fare Jacaré. Ovvero «alligatore in portoghese, perché il promontorio dell'Argentario che si vede da noi ha quella forma lì» spiega il trentaduenne Luca Nocilla che, sei anni fa, con tre coetanei ha vinto il bando per gestire una bella spiaggia «un po' meno seduta, riposante, e un po' più romagnola, con aperitivi e musica dopo le 17 il sabato e la domenica».
ROMANO PRODI CORRE A CAPALBIO SCALO
Qui il combo classico – ombrellone, in canna africana, più due lettini – costa 28 euro. Ma a dimostrazione che siamo pur sempre a Capalbio e non a Ibiza, un tipo spiega in dettaglio a un amico la stratificazione sociale del quindicesimo arrondissement di Parigi. «Votando Fratelli d'Italia qui la gente ha voluto solo cambiare. A livello locale si cerca di scegliere la persona più qualificata. Non esistono più destra e sinistra» taglia corto con la formula-Tornasole della nuova leva conservatrice, che lui lo sia o no. Nello specifico parla bene del sindaco che ha fatto allargare la strada che porta al parcheggio. Dal sol dell'avvenire al bitume del presente.
Dunque, per il momento, ideologia non pervenuta. Provo col novantottenne ma lucidissimo Aldo Tortorella. Spero di motivarlo dicendogli che partiremo da Capalbio per finire su Critica Marxista, la sua longeva rivista. È vero, ma non cede. Petruccioli sulle prime risponde ai messaggi, poi si inabissa. Lo recupero la domenica pomeriggio, all'Ultima spiaggia, che da ragione sociale è divenuta metafora.
capalbio 2
Sta però facendo un lungo bagno e mi accoglie la moglie Giovanna Nuvoletti, fotografa e giornalista, autrice peraltro di L'era del cinghiale rosso, storia sentimentale di questi luoghi. Incidentalmente è anche la figlia di Giovanni Nuvoletti, il conte maestro di eleganza e autore di Elogio della cravatta che incomprensibilmente mi regalarono da piccolo, poi risposato con Clara Agnelli, sorella di Gianni.
Non è gossip, ma contesto. Per inquadrare alcune delle affermazioni forse troppo perentorie di questa donna intelligente: «Questo non è un posto di radical. E di chic c'erano giusto i Caracciolo. Per il resto i ricchi non vengono perché hanno la barca e il fondale qui è troppo basso. E comunque loro hanno la servitù, mentre noi facciamo la spesa e sappiamo cucinare».
monica cirinna e il ristorante terra a capalbio 1
Un'obiezione che probabilmente non reggerebbe di fronte alla tassonomia Istat che quantifica in 24 mila euro lordi all'anno lo stipendio medio italiano. Quando suo marito esce finalmente dall'acqua, dopo un paio di scambi alla Sandra&Raimondo con ricordi che si incrociano e confliggono, lui dice che «quando l'hanno scoperta quarant'anni fa era un posto economicissimo. Non c'era niente: solo natura. E una spiaggia a Macchiatonda (dove ora han fatto un club esclusivo il cui canone annuale è di almeno 10 mila euro e le cui feste finiscono su Dagospia, ndr), prima che aprissero l'Ultima».
Loro prima presero in affitto una casa colonica e, col tempo, hanno comprato un podere verso Valmarina. Quanto alla comunità di sinistra, «tra i primi venne l'italianista Carlo Muscetta, di cui Asor Rosa era allievo, poi il filosofo Giacomo Marramao (che in questi giorni non c'è perché si sta preparando per un convegno, ndr). Poi iniziò il passaparola. Era un deserto, bellissimo, a un'ora e mezzo da Roma. È successo anche nella lontana Filicudi, figuriamoci se non succedeva qui». Tra i loro amici frequentatori non di sinistra Philippe Daverio e Giuliano Ferrara. Tra i conoscenti Luca Barbareschi.
monica cirinna e il ristorante terra a capalbio 2
Nell'estate del 1985 uno strepitoso Michele Serra fu mandato dall'Unità in giro per le spiagge italiane. Fece ovviamente tappa qui, per «vedere gli intellettuali, per giunta di sinistra. Descritti tempo fa da Enzo Biagi come pallidi bipedi lacerati da atroci dubbi metafisici. Da Paolo Guzzanti come maniaci che si aggirano per l'entroterra con pacchi di giornali giganteschi sottobraccio, sicuramente forieri di deviazioni alla spina dorsale. Da Capital come raffinatissimi gaudenti che trascorrono in quel di Capalbio vacanze di gran moda».
Sentì anche Petruccioli, quello che oggi parla di leggenda, negando almeno l'evidenza storica. E quando il Venerdì mise in copertina il bacio più famoso della politica italiana, quello tra Achille Occhetto e la moglie Aureliana, dove credete che avvenne? Ecco, come finale niente mi sembrava meglio del dibattito, nella splendida azienda agricola La Parrina, celebre per il pecorino al tartufo e il Muraccio, un rosso niente male, di Time is out of joint (per i non madrelingua: un tempo uscito dai cardini), a partire dagli ultimi libri sulla globalizzazione di… Giulio Tremonti, intellettuale di riferimento del berlusconismo. Sotto alla tenda un'ottantina di sedie sono tutte occupate.
olivia paladino giuseppe conte ultima spiaggia capalbio FOTO ENZO RUSSO
L'ex ministro, che non fa molto per risultare comprensibile dando per scontate sigle e concetti come se fosse a un raduno dell'Aspen Institute (di cui è presente nel pubblico la direttrice Marta Dassù), è intervistato da Angelo Polimeno Bottai, vicedirettore del Tg1 e nipote del celebre gerarca che poi ruppe con Mussolini. Il giorno prima, sotto la stessa tenda, era stato il turno del costituzionalista Sabino Cassese, a più riprese complimentoso con Meloni. A fine presentazione mi faccio coraggio e sottopongo al maestro della "finanza creativa" l'ipotesi che lui incarni bene la fine del feudo progressista. Mi osserva stupito: «Sono quattro anni che presento qui i miei libri. Buon Venerdì!». Chi l'ha invitato è la marchesa Franca Spinola, padrona di questo ben di dio e di molto altro ancora.
Chiedo anche a lei ma se la cava con un invito «al dialogo: detesto lo scontro verbale, mal gestito dall'intellighenzia di allora» e ricorda che quando conobbe il futuro marito, ministro Dc Franco Maria Malfatti, lo scioccò dicendo che votava Pdup. Erano molti anni fa. «Oggi c'è meno sinistra, dice? Non lo so» e mi consiglia di chiedere al parroco don Marcello. «Si finisce tutti democristiani» aveva già vaticinato Adalberto Sabbatini, comandante dell'Ultima spiaggia.
capalbio ultima spiaggia
Più che la Capalbio in sé, luogo superlativo come possono testimoniare diottrie di ogni parte dell'arco costituzionale, è la Capalbio in noi che dice qualcosa sulla sinistra. Out of joint, uscita dai cardini della classe che rappresentava. Ah, se solo Tortorella ci avesse ricevuto…
capalbio bacio occhetto capalbio asor rosa Maria Elena Boschi all'Ultima Spiaggia di Capalbio con Francesco Bonifazi e amiche Maria Elena Boschi all'Ultima Spiaggia di Capalbio massimo d'alema giuliano amato capalbio 1